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Monsignor Viganò / Considerazioni dopo la vittoria elettorale di Donald J. Trump

di monsignor Carlo Maria Viganò

Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane l’arroganza dei commentatori politici negli Stati Uniti e in tutte le nazioni vassalle ha toccato vette inesplorate. Cantanti, attori, filantropi, personaggi pubblici e giornalisti sono giunti a minacciare di lasciare gli Stati Uniti se Donald J. Trump fosse stato eletto, e in verità molti oggi si aspettano che mantengano le loro promesse. Si è mosso, con il garbo che gli è proprio, anche Jorge Mario Bergoglio, che ha raggiunto in carrozzella l’attico dell’attivista radicale sorosiana e abortista Emma Bonino con rose bianche e cioccolatini, quasi a lanciare un ultimo, disperato invito ai cattolici americani a non essere troppo schifiltosi e a votare la Harris, che con Bergoglio condivide l’appartenenza alla religione woke. I media mainstream, di proprietà dei soliti grandi fondi di investimento, hanno spudoratamente sostenuto Kamala e ridicolizzato, anzi criminalizzato Donald Trump. E quanto più maleducati, più trasgressivi, più osceni, più blasfemi erano i sostenitori della Harris, tanto più si concedeva loro spazio in televisione e sui social.

Camion con milioni di schede già votate erano pronti a raggiungere la Pennsylvania e quegli Stati in cui i voti dei defunti, dei democratici in trasferta e degli immigrati clandestini non fossero stati sufficienti a falsare il risultato elettorale. Insidiosi algoritmi incorporati nei database di registrazione degli elettori della Commissione elettorale statale sono stati scoperti da Jerome R. Corsi, Ph.D. Questi algoritmi consentivano di stampare e nascondere false registrazioni di elettori, utilizzabili in vari schemi di frode elettorale, tra cui il conteggio di voti per corrispondenza votati da elettori inesistenti. Svelando lo schema, il dottor Corsi ha impedito di creare milioni di voti fraudolenti per Kamala Harris. In più Stati dell’Unione le perizie informatiche hanno rivelato che le macchine per la registrazione del voto elettronico consentivano la modifica dei voti da remoto, e in un caso sono state anche diffuse online le password di accesso.

Quel 5 novembre sembrava insomma che tutto fosse deciso. Lo pensavano tutti: gli uni con l’arroganza di chi si crede superiore per il solo fatto di essere progressista, woke, green, resiliente, inclusivo, sostenibile, gender; gli altri con quel fondo di trepidazione di chi si trova come il giovane Davide a combattere il gigante Golia. Eppure, in poche ore, tutto quell’immenso castello di carte, tutta quella macchina elettorale potentissima si è afflosciata come il tendone di un circo.

Il metaverso globalista

L’elemento più rilevante di questa campagna presidenziale consiste a mio parere nella manifestazione dell’orgoglio e della presunzione degli autoproclamatisi “buoni”; un orgoglio che li ha resi sordi e ciechi alle vere, reali istanze del popolo; una presunzione che li pone al di sopra delle misere vicende quotidiane del volgo e li colloca in un mondo virtuale, in un metaverso surreale in cui le persone normali non sono ammesse. È il metaverso del mondo globalista, con la sua agenda, la sua religione, i suoi gran sacerdoti, i suoi profeti, i suoi riti, i suoi dogmi, i suoi libri sacri e i suoi idoli. Kamala doveva solo rendere questa distopia irreversibile, facendone la religione ufficiale degli Stati Uniti d’America e delle sue colonie ideologiche.

Bergoglio, i gesuiti (con i loro leader americani, Thomas Reese e James Martin), i cardinali statunitensi eredi di McCarrick e l’intero episcopato bergogliano non aspettavano altro, replicando in ambito ecclesiale quella insanabile rottura tra gerarchia e fedeli che nella sfera civile si è consumata tra classe dirigente e cittadini. D’altra parte, anche gli esponenti della “chiesa sinodale” sono sotto ricatto né più né meno dei clienti di Jeffrey Epstein e Sean Combs. Non stupisce che l’esito delle elezioni abbia gettato nell’indignazione gli esponenti della deep church, che per decenni, con il sostegno del deep state, hanno infiltrato la Chiesa cattolica e operato alla sua demolizione. I gesuiti insieme al “loro papa”, complici del piano eversivo globalista, dovrebbero presto subire la cancellazione che in questi anni hanno inflitto – anche avvalendosi degli appoggi politici di cui godono – a chi ha denunciato il loro tradimento.

Yes, we can, diceva Obama anni fa. E l’abbiamo visto: il deep state ha effettivamente potuto fare tutto ciò che prometteva, dalla protezione dell’élite pedosatanista alla copertura dei più scandalosi casi di corruzione; dall’imposizione delle folli politiche green e della frode climatica alla somministrazione di un veleno progettato per sterminare la popolazione; dall’ingegneria genetica alla sistematica distruzione dell’agricoltura e dell’allevamento; dalla crisi energetica provocata per distruggere il tessuto economico della Nazione alla guerra in Ucraina e Medioriente. Tutto questo è avvenuto trasferendo miliardi dalle tasche dei cittadini ai conti offshore delle multinazionali, delle case farmaceutiche, dei produttori di armi e delle organizzazioni “umanitarie” che fanno sempre capo alle ben note famiglie dell’alta finanza usuraia mondiale.

La disconnessione dal mondo reale

Chi si stupisce del clamoroso fallimento del metaverso globalista dimostra con questo di essere totalmente disconnesso dal mondo reale, dove uomini e donne combattono letteralmente per andare a lavorare, e non solo per avere un lavoro, perché le nostre strade sono discariche di derelitti e criminali; dove i genitori devono proteggere i propri figli dalle perversioni e dalle oscenità dei loro insegnanti, o dove un giudice woke può toglierti il figlio perché non lo chiami con i pronomi che si è scelto. Nel mondo reale ci si preoccupa per il costo della vita, per l’aumento dei prezzi dell’energia, per la qualità sempre più bassa dei prodotti della grande distribuzione e per la difficoltà di trovare cibo sano. Nel mondo reale il contadino deve pensare a come sopravvivere dopo aver pagato le tasse ed essere stato schiacciato dalla concorrenza sleale delle multinazionali, e l’allevatore si sente impotente quando il governo gli impone di abbattere il bestiame per l’aviaria o perché le sue mucche producono CO2.

Sentire una finta afroamericana che si spaccia per ex cameriera del McDonalds e che parla di omotransfobia, di suprematismo bianco, di aborti fino al nono mese ed oltre, di abolizione delle auto a benzina e di transizione green davanti alla distruzione della nazione per mano della Sinistra globalista ha del grottesco e mostra impietosamente il classismo di un’élite che esiste e prospera solo sfruttando le masse e calpestando i diritti fondamentali del popolo. E questa sfrontata arroganza dei potenti è comune anche al Canada, all’Europa, all’Australia. Pochi giorni fa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha rievocato con enfasi il rapporto “I limiti della crescita” pubblicato cinquant’anni fa dal Club di Roma, nel quale si teorizzava la diminuzione della popolazione mondiale e la decrescita economica per salvare il pianeta, o meglio: per salvare il monopolio criminale dei grandi fondi di investimento. Il gregge condotto al macello si è accorto che le belle parole sul rispetto dell’ambiente e sul net zero sono colossali menzogne che nascondono una terribile verità: gli emissari del World Economic Forum nei governi occidentali vogliono sterminare la popolazione mediante la sterilizzazione di massa, le guerre, le carestie, le siccità, le pandemie, l’aborto, l’eutanasia, il gender; e che questo progetto criminale è stato iniziato cinquant’anni fa con un’opera di indottrinamento e di propaganda degno delle peggiori dittature.

Tacciare di complottismo le voci dissenzienti non è servito, anzi: è stata proprio la feroce censura, sin dalla farsa pandemica, a risvegliare quel sano istinto che insospettisce chiunque davanti a una narrazione che contrasta oscenamente con la realtà. Una realtà che non è percezione, quando per il solo fatto di avere la pelle bianca, di indossare una croce al collo o di avere la bandiera a stelle e strisce che sventola in giardino qualcuno si ritiene autorizzato a considerarti inferiore e quindi meritevole di essere aggredito o ucciso.

Il significato di questa vittoria

Questa tornata elettorale non ci mostra solo la vittoria incontestabile di Donald Trump. Essa rende evidente un voto plebiscitario della maggioranza degli americani a favore di una visione del mondo del tutto antitetica e inconciliabile con la distopia globalista e woke, che oggi sappiamo essere sostenuta da una minoranza della nazione nonostante lo spropositato spiegamento di mezzi e di risorse per sostenerla.

Il risultato delle urne rende evidente lo scollamento tra la classe politica della Sinistra radicale e il suo elettorato, ma anche e soprattutto quella mancanza di empatia che contraddistingue gli psicopatici. D’altra parte, solo dei criminali psicopatici dediti al culto di Satana possono aderire a un’ideologia di matrice neomalthusiana che teorizza lo sterminio di parte dell’umanità, la sterilizzazione di un’altra e la cronicizzazione di tumori e malattie per i superstiti. Solo dei criminali psicopatici dediti al culto di Satana possono sostenere che distruggendo l’agricoltura e l’allevamento e producendo alimenti OGM si salvi la natura; o che abbattendo gli alberi e sostituendoli con macchine per assorbire anidride carbonica si protegga l’ambiente. Solo dei criminali psicopatici dediti al culto di Satana possono inviare miliardi al governo più corrotto al mondo – l’Ucraina – illudendosi di poter vincere una guerra che essi hanno provocato e fomentato. E vi è chi, tra i sedicenti intellettuali conservatori, vorrebbe perpetuare le ostilità degli Stati Uniti con la Federazione russa solo per non vedersi smentito nelle sue interessate previsioni guerrafondaie. Solo criminali psicopatici dediti al culto di Satana possono organizzare una sostituzione etnica con l’immigrazione indiscriminata, ben sapendo che un’impossibile integrazione è la premessa per la guerra civile, soprattutto quando i cittadini sono trattati come nemici nella loro Patria. Solo degli psicopatici dediti al culto di Satana possono togliere i bambini alle loro famiglie per affidarli a persone condannate per pedofilia, o corrompere la loro innocenza con la propaganda di insegnanti pervertiti.

Potremmo dire che non vi è Comandamento di Dio che non sia infranto: l’ideologia woke si insinua in ogni aspetto della vita quotidiana per uccidere il corpo e l’anima, per offendere Nostro Signore, per rinnegare duemila anni di civiltà cristiana. Ma è proprio questo che fanno, e che molti hanno lasciato fare senza protestare.

Il popolo ne ha abbastanza del wokismo

Ma poi è arrivato il 5 novembre.

Cos’è successo, dunque? Ciò che qualsiasi persona “normale” – ma sappiamo che ai Dem la normalità fa orrore – avrebbe potuto preannunciare: il popolo è stanco di essere ostaggio di una mafia eversiva, di criminali pervertiti per i quali non c’è mai condanna né carcere, di corrotti che ostentano i loro traffici nella persuasione di essere intoccabili, di persone votate al male. Il popolo è stanco di essere calpestato quotidianamente, di essere umiliato per la sua onestà, di essere deriso per la sua Fede, di essere criminalizzato perché ama la Patria.

Nel suo accecamento, l’élite globalista ha sottovalutato la forza di quella fiamma che arde in ogni uomo, che gli ricorda di essere chiamato al Bene, che lo ammonisce a evitare il Male, che gli addita un destino di felicità eterna in Cielo. Perché i globalisti non sanno amare, ma solo odiare; e perché l’odio nel quale si consumano contro Dio e contro l’uomo che Egli ha creato a propria immagine e somiglianza è sterile, distruttivo, mortifero.

Il popolo che ha eletto Donald Trump – ben più vasto dei dati ufficiali, se consideriamo le frodi elettorali che comunque ci sono state – ha anzitutto affermato il proprio diritto a rimanere umano. Quel popolo non è reazionario, non odia il progresso, non teme la libertà. Piuttosto, esso non accetta il capovolgimento del mondo e della realtà, rifiuta l’inferno in terra nel quale il deep state vorrebbe rinchiuderlo e non vuole chiamare bene il male e male il bene (Is 5, 20).

One Nation “Under God”

Ognuno di noi ha potuto vedere quanto i più sofisticati progetti del Nuovo Ordine Mondiale siano stati vanificati da eventi apparentemente casuali. La Provvidenza ha smontato una minaccia globale con piccole mosse, mostrandoci che Dio è veramente onnipotente, e che i destini del mondo sono nelle Sue mani. Sta ora a noi non vanificare l’opportunità che ci è stata data, trarre insegnamenti dal recente passato e non abbassare la guardia. L’élite che ora fugge nelle proprie tane si riorganizzerà, per poter sferrare un nuovo attacco più tremendo di quello cui abbiamo assistito negli ultimi anni. Ma in questa fase di risveglio delle coscienze e di riappropriazione della nazione under God, non dobbiamo dimenticare che la battaglia è tra Dio e Satana, tra i figli della Luce e i figli delle tenebre. Non dobbiamo nemmeno dimenticare che Nostro Signore viene in nostro aiuto solo nel momento in cui riconosciamo la nostra debolezza e la Sua potenza, e che il Suo aiuto è tanto più efficace quanto maggiore è la nostra cooperazione al piano di Dio. Questo è il vero greatest reset: ricapitolare in Cristo tutte le cose – Instaurare omnia in Christo (Ef 1, 10) – perché è solo a Cristo che appartiene la Signoria universale. Cristo è Re. Ed è Re non solo dei singoli e delle famiglie, ma di tutte le società terrene, di tutte le nazioni.

Il quadriennio che si inaugurerà tra poche settimane può segnare una svolta nella storia degli Stati Uniti d’America e dell’intera umanità, e questo dipenderà dalla ferma determinazione con la quale il Presidente Trump farà rotolare le teste di questo Leviatano, sapendo che con il Nemico di Dio e del genere umano non vi può essere né dialogo né compromesso. Dipenderà da chi il presidente sceglierà come propri collaboratori, tra i quali certamente traditori e avversari cercheranno di insinuarsi. Dipenderà da come il presidente saprà conformare la propria azione alla Legge di Dio, memore della grazia che gli è stata concessa scampandolo a più attentati.

Donald J. Trump ha riconosciuto che al di sopra di lui c’è il Signore. Non lo dimentichi quando userà il peso internazionale di cui gode l’America per promuovere la pace con la Russia e la fine del genocidio in Medioriente, perché la concordia dei popoli sia fondata sul Bene comune e non venga più minacciata dalla sete di potere del deep state. Ricordi che la difesa della vita, dal primo istante del suo concepimento alla morte naturale, deve essere un obbiettivo prioritario. E in questo grande e ambizioso progetto di risanamento delle istituzioni e della società sarà indispensabile coinvolgere i leader mondiali che come Trump conoscono la minaccia dell’élite eversiva e intendono opporvisi. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il primo ministro slovacco Robert Fico e altri capi di Stato e di governo saranno certamente i suoi più preziosi alleati nel combattere l’agenda globalista in Europa. E credo sia finalmente giunto il momento di promuovere un’Alleanza antiglobalista, grazie alla quale unire le forze sane dei popoli sinora ostaggio dei servi di Davos.

Il successo del greatest reset rappresentato dall’elezione di Donald Trump e dalla sconfitta della Sinistra radicale dipenderà anche da come il popolo e i suoi governanti sapranno conformarsi alla volontà di Dio. Le nostre preghiere hanno raggiunto il Trono della Maestà divina e hanno trovato ascolto: rendiamoci degni della Misericordia di Dio con una vita esemplare e diamo testimonianza a Nostro Signore Gesù Cristo con una vita coerente al Vangelo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12, 21).

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

già nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America

8 novembre 2024

 

Aldo Maria Valli:
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