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Lettera da Venezia / Pedalando pedalando… Un’allegoria della nostra vita

di Francesco Bortolato

Caro Valli,

desidero condividere con lei e i lettori di Duc in altum una piccola meditazione, nata per caso in una situazione assolutamente ordinaria.

Giorni fa, a causa dello sciopero dei trasporti, non potendo usare il consueto autobus sono andato dalla terraferma a Venezia in bici. Grazie alla giornata di sole, fresca ma non ancora gelida, e alla pista ciclabile che passando tra capannoni industriali, parcheggi e darsene arriva al Ponte della Libertà e porta a Venezia insulare, eccomi a pedalare di buon mattino, mentre alla mia sinistra una lunga coda di auto segue la stessa direzione, ma a passo d’uomo.

Sul lato opposto, alla mia destra, la laguna, con un folto gruppo di cormorani che si scaldano al primo raggio di sole. Più oltre alcune chiatte con escavatori intenti a dragare i fondali per chissà quali lavori. A un certo punto, sulla sinistra, la colonna con due piccoli cannoni, monumento che ricorda la difesa di Venezia (episodio della guerra del 1848, l’unica che nel cosiddetto Risorgimento almeno in parte non risulta ostica a un contro-rivoluzionario), nel punto in cui i veneziani assediati demolirono alcune arcate del ponte ferroviario e crearono una batteria che tirava contro gli austriaci in terraferma (e qui un segno di croce e un Requiem per le anime di quei combattenti che, chissà, forse ancora attendono in purgatorio). Di fronte, un cielo ancora nebbioso che lascia a malapena intravvedere la città in lontananza, ma poi man mano si fa più limpido e rivela proprio in linea retta davanti a me la cupola con lanterna della chiesa dei Santi Simeone e Giuda Taddeo (che i veneziani chiamano familiarmente San Simon Picolo), proprio quella in cui si celebra la Santa Messa di sempre, unica nella nostra diocesi. E sopra la cupola, il sole dell’alba.

Mentre pedalo, vedo queste cose ordinarie attorno a me come allegoria della vita di un cattolico tradizionale o integrale, o forse sarebbe meglio dire un cattolico e basta.

La corsa in bicicletta: la vita come un percorso faticoso verso la mèta finale.

La coda di auto: la gente, lontana dalla Fede e forse da Dio, che in modi diversi e spesso rallentando, accodandosi a chi non sa la strada, o addirittura qualche volta fermandosi, deve comunque percorrere la stessa via e arrivare allo stesso Giudizio.

I cormorani: le bellezze del creato, che ci parlano della Bellezza suprema del loro Creatore.

Le draghe: l’opera dell’uomo che regola e imbriglia le forze della natura, di cui l’uomo è il signore e il custode, non certo il pauroso adoratore.

Il monumento: il pensiero rivolto alle cose ultime, il ricordo dei defunti, in modo speciale di chi ha dato esempio di valore, allargando però la preghiera di suffragio a tutti, parenti e sconosciuti, amici e nemici.

La cupola: il ritorno alla Tradizione come via unica e sicura da seguire per non perdersi nelle nebbie della modernità, soprattutto oggi con la terribile crisi dentro la Chiesa.

Il sole: che sorge da Oriente, verso cui ogni tempio è rivolto, ed è Gesù Cristo Nostro Signore.

 

 

Aldo Maria Valli:
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