Caro Valli,
nel ringraziarla per il lavoro, sempre prezioso, che svolge con Duc in altum, desidero intervenire sui risultati della ricerca che la Conferenza episcopale italiana ha commissionato al Censis sulla religiosità degli italiani.
Un dato, in particolare, mi ha colpito: a quanto pare, l’87,7% dei cattolici praticanti crede alla vita dopo la morte. Vale a dire che il 12,3% non ci crede, cioè non crede nell’immortalità dell’anima. Lo voglio ripetere perché è una enormità: il 12,3% di coloro che abitualmente vanno a messa la domenica non crede nell’immortalità dell’anima!
Rilevo poi che fra chi crede nella vita dopo la morte il 61,7% ritiene che ci sarà un diverso trattamento per chi si è comportato male e chi invece si è comportato bene durante la vita terrena. Proprio così: il 61,7% dell’87,7%, ossia il 54,41%, crede nell’inferno, ma tutti gli altri no. E stiamo parlando, occorre ribadirlo, di cattolici praticanti. Quest’ultimo dato però colpisce di meno, perché che l’inferno sia vuoto è ormai patrimonio dottrinale fatto proprio dai vertici della gerarchia della Chiesa.
Adelmo Li Cauzi