Don Camillo

Don Camillo: – Gesù, avete saputo?

Gesù: – Che cosa, don Camillo?

Don Camillo: – In una chiesa di Lucerna, in Svizzera, hanno collocato un Gesù frutto dell’intelligenza artificiale. E per due mesi ha risposto alle domande dei visitatori.

Gesù: – Fammi capire… Una mia copia?

Don Camillo: – Qualcosa del genere. C’era uno schermo con il vostro volto. E la macchina rispondeva alle domande utilizzando milioni e milioni di dati raccolti da Internet e inseriti nel software.

Gesù: – E com’è andata?

Don Camillo: – Pare che questo Gesù artificiale abbia dato risposte abbastanza sensate, ma spesso generiche.

Gesù: – Interessante.

Don Camillo: – Gesù, a me sembra una faccenda pericolosa. Le vostre parole non bastano più? Che bisogno c’è di fare confusione?

Gesù: – Lì hanno messo il mio volto, ma non ero io a parlare. Era una macchina.

Don Camillo: – Appunto. Mi sembra una diavoleria. Non mi fido.

Gesù: – Don Camillo, stai sereno. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

Don Camillo: – Io vi credo, lo sapete. Ma fate che queste diavolerie non producano troppi danni.

Gesù: – Nessuno può servire due padroni. Quindi, nemmeno un Gesù vero e un Gesù finto.

Don Camillo: – Così sia, Gesù. Ma se guardo al futuro mi sento inquieto.

Gesù: – Don Camillo, ricorda: “Non preoccupatevi del domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. A ciascun giorno basta la sua pena”. E l’ho detto io. Quello vero.

 

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