di Fabio Battiston
Proprio in queste ore si sta concludendo a Baku, in Azerbaigian, la famigerata Cop29. Si tratta, per coloro che ancora non lo sapessero, dell’ennesima conferenza sui cambiamenti climatici (la ventinovesima, appunto) che le altrettanto famigerate Nazioni Unite organizzano ogni anno. In questo ameno congresso si riuniscono i rappresentanti mondiali del gotha dell’ambientalismo planetario: capi di Stato e di governo variamente “sensibili” alle istanze climatico-catastrofiste, scienziati e studiosi dell’ambiente più o meno accreditati, i soliti immancabili premi Nobel e uno stuolo di Vip dell’ecologismo talebano provenienti da ogni angolo – generalmente ricco, lussuoso e benestante – del nostro pianeta. Tutti uniti nel nome di un incontrovertibile e quindi indiscutibile (per loro) dogma laico: i cambiamenti climatici sono opera di quella immonda cosa che si chiama genere umano e dei suoi crudeli, insani e (aggettivo da poco inserito) peccaminosi comportamenti. Obiettivo di questa Cop, come delle altre che l’hanno preceduta, è stato quello di lanciare l’ennesimo allarme ultimativo sui destini del mondo, facendo da grancassa a quel Deep State che, alimentando il terrore planetario, vuole imporre alla società nuovi modelli – etici, politici, economici e (dis)valoriali – di pensare, lavorare, mangiare, vestirsi, financo di amare. In una parola un nuovo modo di vivere. Il tutto con l’apporto di una mostruosa leva finanziaria che sta da tempo dirottando ingentissime risorse le quali, depauperando e distruggendo progressivamente quel poco che resta della “middle class”, specialmente occidentale, stanno ingrassando alcune potenti lobby mondiali della finanza, dell’industria e dell’economia in genere.
Qui non mi interessa discettare sugli argomenti della conferenza né, tantomeno, analizzare le mostruose decisioni che stanno per essere partorite da questa congrega di assassini dell’umanità. Quello che invece mi preme analizzare è l’atteggiamento sempre più neo-pagano e aggressivamente vicino alle peggiori istanze ecologiste che caratterizza da tempo, rispetto al tema ambientale, parole e opere del mondo cattolico. È in tale contesto che va inquadrata la presenza della Santa Sede alla Conferenza e che ha visto il cardinale Parolin, presente a Baku dall’11 novembre scorso, portare con sé il fervidissimo saluto dell’inquilino di Santa Marta.
Un articolo apparso su vaticannews, dal titolo Cop29, anche l’ecologia ha bisogno di multilateralismo costituisce un illuminante esempio (se ancora ce ne fosse bisogno) di quali siano gli elementi che connotano, non da oggi, la presenza e l’attività della Chiesa cattolica temporale in questo scenario. Una Chiesa, beninteso, accompagnata in questa sua “missione” dalle truppe di quel cattolicesimo ormai lobotomizzato, abituato a trasformare in obbligo da seguire pedissequamente qualsiasi diktat che da circa tre lustri esce dalle stanze del despota argentino (non solo su clima e ambiente ma anche su dottrina, liturgia, pastorale, neo-umanesimo, sincretismo, famiglia e via discorrendo).
L’incipit dell’articolo è di per sé illuminante: «Inizia oggi a Baku la seconda e decisiva settimana di lavoro della Cop29. Una Conferenza per il clima sulla quale pesa la responsabilità di definire la finanza verde dei prossimi anni, uno degli aspetti più delicati e importanti della lotta al riscaldamento globale».
In queste poche righe si dà per scontata l’assoluta necessità di una lotta al riscaldamento globale che passi per una strategia economico-finanziaria “eticamente” green in grado di determinare, attraverso il dirottamento di enormi risorse verso progetti ecosostenibili, un sostanziale cambiamento in meglio del clima planetario. Secondo tale prospettiva, il clima peggiora sempre più (realtà oggettivamente innegabile grazie ai dati numerici che ciascuno di noi può constatare e… al tempo che fa) a causa di motivazioni essenzialmente “tecniche”, riconducibili all’uomo e ai i suoi comportamenti. Solo modificando tali comportamenti, costi quel che costi, il problema potrà essere progressivamente risolto. È il teorema – assurto ormai a dogma – dell’origine antropica del riscaldamento climatico con tutto ciò che ne consegue. Peccato che questa asserzione, nonostante l’ossessivo e pluridecennale tam-tam di un’informazione massmediale servile e complice, sia tutt’altro che oggettivamente indiscutibile. La scienza, trionfo del dubbio da cui poi evolvono ricerca e scoperta, è ben lungi dall’essere unanime su questo aspetto. Per una parte non banale del mondo scientifico il clima su questa terra va dove deve andare, i suoi continui cambiamenti sono il frutto di una molteplicità e interdipendenza di eventi la cui esistenza, rilevanza, dinamica e portata va ben al di là del nostro pianeta in quanto tale. Diverse situazioni che investono non solo la climatologia ma molte altre materie (astronomia, geologia, fisica dell’atmosfera, studio degli oceani eccetera) si presentano ancora oggi non completamente note. Gli aspetti antropici sono certamente presenti nell’attuale crisi ambientale ma è tutta da verificare la loro incidenza quantitativa e qualitativa sul complesso delle variabili in atto. Eppure per una gran parte della governance planetaria, lo scenario (situazione, cause, effetti e proiezioni sul breve e medio termine) è chiaro al punto tale da giustificare – senza il minimo dubbio o ulteriore riflessione – l’adozione di decisioni irreversibili e provvedimenti draconiani di altissimo impatto economico, finanziario, tecnologico ed etico.
Chiunque osi contrapporre tesi contrarie alla vulgata corrente – o che abbia unicamente la volontà di discutere e analizzare il problema senza idee preconcette – viene silenziato, messo all’indice e trattato come il più volgare dei mentitori. L’articolo della testata vaticana ce ne fornisce chiara dimostrazione quando afferma: «Ma a Baku è stato evidente come entrambi questi colossi (Stati Uniti e Cina) considerino l’economia verde una leva competitiva ormai imprescindibile, che nessun negazionismo politico potrà più fermare».
Ed ecco la parola magica, particolarmente ricorrente in questi ultimi anni: negazionismo! Qualunque posizione, idea, proposta, analisi o valutazione estranea alla narrazione che deve essere diffusa e accettata da tutti senza contrarietà va attaccata e vilipesa con spietatezza al rassicurante grido di “dagli al negazionista”. E la Chiesa, la nostra beneamata chiesa cattolica temporale (il minuscolo è ora d’obbligo) non solo non si sottrae a questa tenebrosa e neo-pagana regola ma se ne fa orgogliosamente portabandiera arrivando – in nome della sacralità dell’indiscutibile dogma eco-climatico – all’artificiosa e preternaturale ideazione di una nuova dottrina del peccato. Peraltro questa battaglia al “negazionismo” non è una novità per l’esercito laico-sacerdotale ubbidiente al satrapo argentino. Pensiamo a quanto è accaduto e accade tutt’ora, in ambito sanitario, rispetto alle problematiche nate con il Covid e le politiche di stragismo vaccinista che lo hanno accompagnato. Qualunque posizione espressa da un credente contro l’orrenda strage targata mRNA è stata da subito bollata con infamia da Bergoglio e da (quasi) tutta la Chiesa. Anche in quel caso venne creata ad hoc la figura di un “negazionista”: il no-vax cattolico, stavolta peccatore per disumanità e totale assenza di carità cristiana verso il suo prossimo.
Proprio in questi giorni la comunicazione clerico-bergogliana rinnova e diffonde tale ignobile atteggiamento attraverso la moltitudine di vesti che bande di cattolioti (perdonate il neologismo ma, a mio parere, ci sta tutto) si stracciano di dosso alla notizia della nomina, nella nuova amministrazione Trump, del famigerato Robert Kennedy jr. a ministro della Salute. Eh già, per i benpensanti del “non abbandonarci alla tentazione” e altre simili bestemmie, occorre dipingere come un mostro colui che, nella quasi solitudine, ha avuto il coraggio di denunciare i colossi di Big Pharma e i loro complici come protagonisti assoluti di quella strage di massa che è stata la vaccinazione planetaria anti-Covid. Molto meglio, invece, venerare i salvatori dell’umanità, a partire da quell’Albert Bourla e la sua Pfizer, da sempre così premurosamente vicini a Bergoglio.
Nell’articolo della testata vaticana, circa il ruolo di Kennedy nella nuova amministrazione statunitense, non poteva mancare l’accenno a ciò che per molti eco-cattolici e catto-dem è stato l’avvenimento più nefasto di queste ultime settimane: l’elezione di Donald Trump. Ebbene, noi pensiamo esattamente l’opposto. Salutiamo l’elezione del leader repubblicano come una grande notizia e il nostro auspicio, grazie all’attacco che “The Donald” certamente sferrerà contro le nefaste politiche ecologiste della marmaglia lib-dem a trazione woke, è che assisteremo ben presto anche al crollo dell’impalcatura talebano-ecologista della fetida Unione europea e, con essa, delle ipotesi legislative allo studio per trasformare il nostro continente in un delirio di povertà e disoccupazione. Un deserto puntellato da splendide auto elettriche, moltitudini di pannelli fotovoltaici, cappotti termici e cibo assassino, però eco-sostenibile. Alla faccia dei cattolioti, da tempo devoti della signorina Thunberg più gretina che mai e del neo-paganesimo sia europeo che amazzonico.
L’articolo di vaticannews parla sostiene che la “crisi climatica”, in quanto elemento di rottura che può fare da innesco per la costruzione di una nuova giustizia sociale, è l’esempio più eclatante di quello che la dottrina sociale della Chiesa chiama “bene comune”.
C’è da rabbrividire. Si parla di giustizia “come fondamento di una lotta”, di “potentissimo innesco per la costruzione della giustizia sociale” e, quel che è più mostruoso, come “esempio per una dottrina sociale della chiesa orientata al bene comune”. Siamo al giacobinismo.
Non contento, l’autore scrive: «Come tutti sappiamo, la lotta al cambiamento climatico non è più il tema radical-chic di cinquant’anni fa, quando veniva relegato nella ristretta cerchia degli ambientalisti».
Non intendo mancare di rispetto all’articolista, ma scrivere questo, oggi, appare realmente incredibile. Come sarebbe a dire che “non è più tema da radical chic?” Vorrei proprio sapere da quale pianeta proviene l’autore. La nostra quotidianità (parlo da ex appartenente ad un ceto medio ormai in totale disintegrazione) da diversi anni è attaccata, minacciata, direi quasi percossa dalla panoplia di leggi, regolamenti, obblighi e prescrizioni che hanno la loro ragion d’essere nell’indiscutibile causa antropica dei cambiamenti climatici e nella conseguente applicazione di normative ideologicamente finalizzate a sconfiggerla. Provvedimenti che influiscono negativamente non solo sulla qualità della vita e sul portafoglio. Le nostre case debbono diventare ecosostenibili e per questo si dà il via a modifiche e ristrutturazioni (private e condominiali) dai costi sovente impossibili per molte famiglie. Basti pensare ai nuovi impianti di riscaldamento e agli infissi. Se invece vi è il sogno, per una giovane coppia, di sposarsi e comprare una casa nuova, ci si imbatte nelle nuove costruzioni “made in UE” dove dominano l’elettrico, la domotica, il raffrescamento e riscaldamento sottopavimento e le pareti in cartongesso. Costo medio di queste abitazioni ecologicamente corrette? A Roma, in periferia, anche quattro o cinquemila euro al metro quadrato. Nelle altre province del Lazio poco meno. Prezzi veramente a buon mercato! E che dire della bella ed ecologica auto elettrica? Per averla non bisogna essere per forza radical chic o vivere da agiato borghese ex-comunista in qualche centro storico ZTL. Chi, infatti, non può permettersi di spendere venticinque o trentamila euro per poco più di un’utilitaria da mettere sotto carica tutte le notti? Altro che radical-chic! Il vostro eco-ambientalismo cattolico non è solo robaccia per benestanti e ricchi strafottenti, ma si connota anche di non banali venature socio-razzistiche. È proprio questo odioso e ignobile atteggiamento elitario che sta alla base del disprezzo verso chiunque non possa o voglia rientrare nel novero dei bravi cittadini meta-sostenibili. E come considerare il modo con cui le politiche occidentali (specie quelle di nazioni progressiste e catto-dem) stanno affrontando il tema ambientale nei confronti dei paesi in via di sviluppo? Guai a voi, o popoli che volete finalmente alzare la testa e costruire migliori condizioni di vita, se per ottenere un po’ di benessere oserete inquinare il pianeta con i combustibili fossili o, peggio, col nucleare! Noi, nazioni opulente ma oggi convertite alla religione verde, ve lo impediremo aiutandovi però a crescere in modo eco-sostenibile! Come? Predisponendo per voi mega-finanziamenti i cui costi, ovviamente, saranno sostenuti dalle tasche dei cittadini del grasso Occidente, vostro ex-sfruttatore oggi pentito. E costoro, naturalmente, saranno ben felici di pagare “qualcosina in più” sia per essere sempre più green a casa loro che per consentire a voi di esserlo. Non è meraviglioso?
Ecco la visione e l’ideologia che cerca di dominarci e di distruggere il futuro nostro e dei nostri figli e nipoti. E questa chiesa cattolica temporale del terzo millennio, in cui è sempre più difficile vivere e riconoscersi, è complice attiva e propositiva di questi disegni di morte, tanto da accusare con l’infamia dei nuovi pseudo-peccati e il pubblico ludibrio tutti quei credenti che non intendono piegarsi ai suoi demoniaci diktat. Ma questa chiesa non vincerà.
Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e per l’Aria, ma, ti prego, liberaci da questa eco-maledizione non più sostenibile. Amen!
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Foto, vaticannews