Su come agire oggi da cattolici. Veri
di Fabio Battiston
Caro Aldo Maria,
grazie per l’ottimo servizio reso a tutti noi con la pubblicazione [qui], della relazione introduttiva del professor Stefano Fontana in apertura della Giornata nazionale della Dottrina sociale della Chiesa, svoltasi a Lonigo il 23 novembre scorso.
Rispetto ai contenuti di quella che potremmo tranquillamente definire una vera e propria lectio magistralis non si può far altro che condividere l’intero impianto della trattazione svolta dal filosofo. Le sue lucide analisi, i puntuali approfondimenti sui principali fenomeni che da tempo si stanno manifestando in Europa e la sua aperta denuncia di chi siano – nome, cognome e indirizzo – ideatori, promotori e attuatori di questo progetto di morte (chiesa cattolica compresa, ovviamente) sono indiscutibili. Questi concetti rappresentano la trasposizione, culturalmente e intellettualmente ineccepibile, di quanto da tempo molti di noi stanno sostenendo nell’agorà di Duc in altum.
Resta da capire – e non poteva certo essere argomento e obiettivo della prolusione di Fontana – come dare corpo e significato alla non più rinviabile contro-rivoluzione che è nostro diritto-dovere attuare prima possibile.
Nella conclusione della sua relazione, il filosofo ci richiama al concetto fondamentale di fedeltà: a noi compete principalmente di mantenerci fedeli agli insegnamenti e alle direttive della Dottrina sociale della Chiesa, non come è intesa oggi, ossia priva di identità, ma come è stata sempre considerata.
Ciò è indiscutibile sul piano di un saldo atteggiamento da attuare come linea guida ma questo, a mio parere, non può bastare. La perseveranza – cui Cristo ci esorta nel Vangelo, proprio nei momenti in cui la barca sembra affondare – è soprattutto fedeltà alla Rivelazione, Incarnazione, morte e Risurrezione del Verbo, alla sua parola e ai suoi insegnamenti. Essa non deve tanto contemplare una cieca e fideistica appartenenza a una struttura temporale nella quale gli uomini, oggi, sembrano aver trasferito l’intero armamentario preternaturale fatto di apostasia, agnosticismo, relativismo e sincretismo. Io penso si possa e si debba agire – anche nella sostanza e visibilità di comportamenti concretamente “contro” – come cattolici della Chiesa ma non necessariamente in questa chiesa.
Plinio Corrêa de Oliveira, con il suo Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, oggi citato [qui] nella nuova missiva di Aurelio Porfiri, ci insegna proprio questo. La sua vita, centrata a un tempo sia sulla fedeltà alla Dottrina bimillenaria sia sull’azione-testimonianza concreta vissuta sulle barricate di una continua battaglia contro ateismo e apostasia, è lì a dimostrare quale può e deve essere la strada da seguire. È l’eredità che dobbiamo custodire, valorizzare e tramandare. Qui e ora.
Un abbraccio e grazie sempre.