Etica, tecnologia e intelligenza artificiale: una nuova bussola per il futuro digitale

di Lorenzo Ricciardi Celsi*

L’era digitale ha trasformato profondamente la società, generando opportunità straordinarie ma anche sfide complesse. In questo contesto, riflettere sul rapporto tra tecnologia ed etica diventa cruciale per costruire un futuro equo e sostenibile. Dai progressi dell’intelligenza artificiale (IA) all’evoluzione di Internet, la necessità di principi condivisi che orientino l’innovazione è un tema sempre più pressante. Papa Francesco, la Pontificia accademia per la vita presieduta dall’arcivescovo Vincenzo Paglia ed esperti di IA come padre Paolo Benanti stanno contribuendo con prospettive che intrecciano tecnologia, spiritualità ed etica, fornendo linee guida per affrontare la rivoluzione digitale.

Progresso tecnologico e responsabilità etica

Il progresso tecnologico è una conquista umana che, quando orientato correttamente, accresce la dignità della persona e migliora le condizioni di vita. Come sottolineato da papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2024, la tecnologia deve contribuire a rafforzare la comunione fraterna e promuovere la pace. Tuttavia, la sua evoluzione può anche generare rischi, come la concentrazione del potere nelle mani di pochi o il degrado delle relazioni umane.

Tra le innovazioni più rilevanti, l’IA rappresenta un esempio emblematico di questa ambivalenza. Nata, secondo la definizione dello scienziato John McCarthy, come disciplina capace di imitare alcune funzioni cognitive umane, oggi l’IA si è diffusa in settori come sanità, industria e formazione, mostrando sia benefici enormi sia rischi per la libertà e la dignità umana. Il regolamento europeo sull’IA (il cosiddetto AI Act) evidenzia l’importanza di un controllo normativo per garantire inclusione, trasparenza e rispetto dei diritti fondamentali. Tuttavia, il dibattito non si limita alla dimensione legale: l’IA solleva domande etiche profonde, legate alla responsabilità umana nel progettare strumenti che influenzano la vita di milioni di persone.

La Pontificia accademia per la vita e il dialogo transdisciplinare

La Chiesa cattolica, attraverso la Pontificia accademia per la vita, si è posta come interlocutore privilegiato nel dialogo sull’etica tecnologica. Iniziative come la Fondazione RenAIssance, guidata da padre Paolo Benanti, testimoniano un approccio che integra scienze umanistiche, sociali e naturali per affrontare le sfide dell’IA. La Rome Call for AI Ethics, presentata nel 2020, rappresenta uno dei contributi più significativi in questo ambito. Il documento stabilisce principi fondamentali come trasparenza, inclusione e responsabilità, promuovendo una visione integrata che coniuga innovazione e giustizia sociale.

In un contesto globale sempre più segnato dalla disuguaglianza, l’impegno della Pontificia accademia per la vita mira a garantire che la tecnologia sia uno strumento al servizio dell’umanità. La collaborazione con aziende come Microsoft e IBM dimostra che un dialogo tra teologi, scienziati e tecnologi è non solo possibile, ma necessario per sviluppare una governance globale dell’IA.

Internet: dal sogno alla realtà

Se l’IA è il simbolo delle sfide presenti e future, Internet rappresenta certamente quelle già in atto e del passato prossimo. Padre Paolo Benanti, teologo e figura di spicco nell’etica delle tecnologie, ha analizzato l’evoluzione del digitale nel suo ultimo libro Il crollo di Babele: che fare dopo la fine del sogno di Internet, dalla sua utopia originaria fino alla crisi attuale.

Benanti individua due fasi storiche: la prima, culminata nelle “primavere arabe” del 2010, vedeva Internet come uno spazio di liberazione e condivisione globale. La seconda, dal 2011 in poi, ha invece mostrato il lato oscuro della rete: fake news, polarizzazione e manipolazione. Eventi come l’assalto a Capitol Hill nel 2021 hanno evidenziato come le piattaforme digitali, lungi dall’essere neutrali, riflettano le ideologie dei loro creatori e si prestino a dinamiche di controllo e profitto.

Secondo Benanti, il digitale non è solo un insieme di strumenti tecnologici, ma una dimensione che trasforma le competenze, i valori e le relazioni umane. La pandemia ha accelerato questa transizione, rendendo evidente la necessità di una gestione etica delle piattaforme. L’Europa, con le sue regolamentazioni, ha dimostrato di poter intervenire per garantire che il digitale sia al servizio del bene comune.

L’algoretica: un’etica per gli algoritmi

Il concetto di algoretica, introdotto nel dibattito contemporaneo, sintetizza l’urgenza di un controllo morale sugli algoritmi. Questi ultimi, spesso considerati strumenti neutrali, hanno invece un impatto profondo sulle scelte individuali e collettive. La Rome Call for AI Ethics sottolinea l’importanza di una verifica continua del ciclo di vita delle tecnologie, dalla progettazione all’uso. Questo richiede competenze interdisciplinari e un’educazione che formi le nuove generazioni a un uso consapevole delle tecnologie.

L’algoretica si pone dunque come antidoto all’algocrazia, ossia al rischio che il potere decisionale venga concentrato nelle mani di chi detiene i dati e gli algoritmi. La governance etica dell’IA diventa una priorità non solo per preservare la dignità umana, ma anche per garantire un equilibrio tra innovazione tecnologica e giustizia sociale.

Dal “tecno-umano” alla speranza

L’essere umano è ormai divenuto un essere “tecno-umano”, intrinsecamente legato alla tecnologia. Questa prospettiva non implica né transumanesimo né postumanesimo, ma riconosce la tecnologia come un’estensione necessaria della natura umana. Tuttavia, per evitare che questa condizione degeneri in disumanizzazione, è necessario orientare l’innovazione attraverso domande di senso e valori condivisi.

Un esempio positivo viene offerto dalla figura di Carlo Acutis, che sarà proclamato santo da Francesco nell’aprile prossimo. Acutis, definito il “santo del digitale”, ha usato internet per diffondere messaggi di solidarietà e speranza, dimostrando come il digitale possa essere uno spazio per il bene comune.

Un futuro etico e sostenibile

Papa Francesco, riflettendo sul ruolo delle tecnologie, ha evidenziato che queste devono essere strumenti per rafforzare la fraternità universale. In un mondo sempre più interconnesso, la collaborazione tra governi, aziende, istituzioni religiose e accademiche diventa essenziale per costruire un futuro inclusivo.

La sfida è creare un equilibrio tra innovazione e responsabilità etica, superando la tentazione di una tecnologia fine a sé stessa. Come sottolineato da Benanti, non si tratta di demonizzare il digitale, ma di affrontare le sue implicazioni con consapevolezza e senso critico.

 

In conclusione, l’etica della tecnologia non è un tema marginale, ma una necessità per orientare l’evoluzione digitale verso il bene comune. L’intelligenza artificiale, Internet e le altre innovazioni del nostro tempo sono non solo strumenti, ma riflessi delle nostre scelte collettive. Solo attraverso un dialogo transdisciplinare e una governance condivisa sarà possibile garantire un futuro in cui la tecnologia sia davvero al servizio dell’umanità.

*ingegnere, esperto di intelligenza artificiale

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