Dodici mesi con Cristo Re. Il calendario 2025 di “Sodalitium” dedicato alla “Quas primas” di Pio XI

Il calendario 2025 della rivista Sodalitium è dedicato al centesimo anniversario dell’enciclica Quas primas di Pio XI sulla regalità di Cristo. 

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di don Francesco Ricossa

In mano portava una canna: il suo scettro; sul capo un cespo di spine: la sua corona; sul corpo piaghe e lividure, per cui non c’era in lui una parte illesa (Is. 1, 6). Uno sporco mantello di porpora era il suo manto regale. Le genuflessioni irridenti della soldataglia, con sputi e schiaffi a quel Re da burla, erano i suoi onori regali. In quello stato compassionevole Pilato lo presentò ai Giudei: “Ecco il vostro Re” (Gv 19, 14). Ma essi risposero: “Non abbiamo altro Re che Cesare” (Gv 19, 15); “non vogliamo che costui regni su di noi” (Lc 19, 14). “Ego dedi tibi sceptrum regale: et tu dedisti capiti meo spineam coronam. Popule meus quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? responde mihi” (Improperi del Venerdì Santo).

Eppure la sentenza ufficiale dell’Impero romano dichiara che sì, quel Crocifisso è veramente il Re dei Giudei, il Messia tanto atteso, il Cristo che ha ricevuto l’unzione regale. Giovanni, presente con Maria ai piedi della croce, riconoscerà nell’Agnello immolato il “Re dei Re e Signore dei Signori” (Apoc. 17, 14 e 19, 16) che vincerà su tutti i suoi nemici. Così è stato e sempre sarà nella prospettiva soprannaturale, per la salvezza delle anime.

Ma così è stato anche in una prospettiva sociale; già sant’Agostino faceva notare come la croce, segno un tempo di orrore e di disprezzo (follia per i pagani, scandalo per i Giudei) si trovava ormai sulla corona dei Re. È stato questo il regime di Cristianità, quel regime inaugurato dalla conversione di Costantino e dal regno di Teodosio, e che è durato fino alla Rivoluzione. È quella civiltà cristiana di cui parlano tutti i Romani Pontefici.

Ascoltiamo le parole ben note di san Pio X nella sua enciclica Notre charge apostolique del 25 agosto 1910: “No, Venerabili Fratelli – bisogna ricordarlo energicamente in questi tempi di anarchia sociale e intellettuale, in cui ciascuno si atteggia a dottore e legislatore – non si costruirà la città diversamente da come Dio l’ha costruita; non si edificherà la società, se la Chiesa non ne getta le basi e non ne dirige i lavori; no, la civiltà non è più da inventare, né la città nuova da costruire sulle nuvole. Essa è esistita, essa esiste; è la civiltà cristiana, è la civiltà cattolica. Si tratta unicamente d’instaurarla e di restaurarla senza sosta sui suoi fondamenti naturali e divini contro gli attacchi sempre rinascenti della malsana utopia, della rivolta e dell’empietà: “Omnia instaurare in Christo” (Efesini 1, 10)”. “Abbiano la convinzione che la questione sociale e la scienza sociale non sono nate ieri; che in ogni tempo la Chiesa e lo Stato, felicemente concertati, hanno suscitato a questo scopo organizzazioni feconde; che la Chiesa, che non ha mai tradito la felicità del popolo con alleanze compromissorie, non deve distaccarsi dal passato e che le basta riprendere con la collaborazione dei veri operai della restaurazione sociale, gli organismi infranti dalla Rivoluzione e adattarli, nel medesimo spirito cristiano che li ha ispirati, al nuovo ambiente creato dall’evoluzione materiale della società contemporanea: infatti i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti”.

È questo il pensiero della Chiesa. E il nostro Istituto, che vuole ascoltare la Chiesa e nella Chiesa vuole vivere, non può che far proprio il programma di san Pio X: “Restaurare tutto in Cristo”. Da questo punto di vista, quello della società cristiana, che tanto conta per il benessere dei popoli e indirettamente ma realmente per la salvezza delle anime oltre che per la gloria di Dio, il nemico è uno solo: il naturalismo, ovvero il laicismo, quella “peste”, come la definisce Pio XI nella sua enciclica sulla regalità di Cristo, Quas primas.

È questa enciclica che intendiamo commemorare con il calendario di quest’anno, nel centenario della sua pubblicazione. La peste è malattia mortale e contagiosa: e il laicismo – la separazione tra Stato e Chiesa (la vera Chiesa!) – è malattia mortale e contagiosa per gli individui, le famiglie e la società. Un calendario è ben poca cosa, ma almeno i nostri lettori avranno ogni giorno sotto gli occhi il ricordo della Regalità di Cristo – vero Dio e vero Uomo – come antidoto quotidiano all’aria mefitica che respiriamo tutti inevitabilmente: no, non quella dell’inquinamento ambientale, ma quella appunto del laicismo, della secolarizzazione, dell’apostasia delle nostre società – dalle autorità a tutte le loro membra – dal Regno di Cristo.

Fonte: sodalitium.biz

 

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