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Le elezioni in Romania e la prevalenza del cretino

di Vincenzo Rizza

Caro Aldo Maria,

secondo Winston Churchill la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora. In effetti, affida le sorti di una nazione alla decisione di una maggioranza che è quasi sempre composta da cretini. La forza del cretino, infatti, rappresenta uno dei principali problemi di ogni forma di governo che pretende di reggersi sul consenso popolare; una forza pericolosa e inarrestabile, anche perché, a differenza del cattivo, il cretino non si riposa mai ma è in servizio permanente ventiquattro ore su ventiquattro.

Mio padre sosteneva che il cretino, pur difettando di qualità intellettive, ne possiede, in altissimo grado, una istintiva: quella di aggregarsi con altri cretini, specie quando si tratta di giustificare la propria inadeguatezza. Così i cretini di tutto il mondo si sono sempre uniti per allearsi contro il nemico comune: di solito la logica e il buon senso.

Negli ultimi anni il potere dei cretini è enormemente aumentato anche perché i mezzi di comunicazione di massa e i social favoriscono l’aggregazione e la formazione di potentissime lobby di cretini.

Questa tesi, finora minoritaria, sembra essere stata (involontariamente?) alla base della decisione della Corte Costituzionale della Romania che ha recentemente annullato le elezioni presidenziali per presunte ingerenze straniere, in primis della Russia. Come si vede, le motivazioni non riguardano brogli elettorali o l’errato conteggio delle schede, ma solo “possibili” interferenze russe sulla campagna elettorale condotta su TikTok nelle ultime due settimane prima del voto. Interferenze che avrebbero portato ad un risultato non gradito all’élite rumena ed europea (la Romania fa parte, infatti, dell’Unione Europea), in quanto al primo turno il primo degli eletti è stato il candidato, definito populista e di estrema destra, Calin Georgescu.

Spesso il voto popolare viene riconosciuto sacro e inviolabile quando favorisce innanzitutto la sinistra e disprezzato, in quanto quando va bene frutto di ignoranza e disinformazione, se svolta a destra (la recente elezione di Trump ne è un esempio lampante). Per la prima volta, tuttavia, un Paese dell’Unione Europea sancisce il principio per cui il mero “sospetto” di influenza straniera nel voto è sufficiente a determinarne l’annullamento: naturalmente se potenziale vincitore è un candidato di destra o comunque estraneo all’establishment costituito.

Peraltro, anomalia nell’anomalia, il voto è stato annullato solo con riguardo alle presidenziali e non anche alle parlamentari, che hanno visto il successo del partito socialdemocratico. È francamente faticoso comprendere come l’eventuale indebita influenza possa aver alterato il risultato solo delle prime e non anche delle seconde.

Tutti sanno che influenze più o meno lecite ci sono sempre state in molte elezioni. Anche gli Stati occidentali (Stati Uniti in primis) hanno sempre esercitato influenze cercando di condizionare gli elettori in occasione del voto popolare in Stati amici e nemici. Durante le elezioni italiane sono frequenti gli endorsement di leader stranieri verso l’uno o l’altro candidato e nessuno si stupisce. Se, invece, la Russia ha (forse) investito su qualche influencer di TikTok è la fine del mondo ma soprattutto è la certificazione che gli elettori vengono considerati dagli stessi paladini del sistema democratico una massa di idioti, influenzabili in appena due settimane dal primo scemo che posta un video su TikTok.

Delle due l’una: o si accetta il suffragio universale e la possibilità che anche il cretino, facilmente condizionabile non solo dall’estero ma anche dall’interno, possa esercitare il diritto di voto, o si ritorna al voto delle élite, che tuttavia non garantisce alcunché anche perché, come sosteneva il professor Sergio Ricossa, la percentuale dei cretini è costante in qualsiasi classe e professione e, citando la legge della gerarchia in ambito militare (ispirata dalle mirabili gesta del generale Cadorna), “il cretinismo è proporzionale al quadrato dell’età e al cubo del grado”.

E questo vale sia per gli elettori che per gli eletti.

 

Aldo Maria Valli:
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