di Fabio Battiston
Caro Aldo Maria,
permettimi una breve disgressione sul disastro del cosiddetto Automotive e sulle chiarissime responsabilità di chi per anni ha detto, scritto, pensato, deciso e spinto affinché questa tragedia si compisse.
La vicenda Stellantis (sulle cui nefandezze societarie non mi voglio per decenza soffermare) è solo l’ultimo atto di una crisi che sta coinvolgendo numerose e importantissime aziende. Riduzioni drastiche della produzione, chiusura di fabbriche, licenziamenti in massa e cassa integrazione (là dove si può) stanno letteralmente maciullando, in tutto il mondo, l’esistenza e il futuro prossimo di centinaia di migliaia di famiglie. L’automobile – che nella realtà delle moderne megalopoli è sovente un bene primario pena, di fatto, la clausura obbligata fra quattro mura o la mortifera prospettiva di vivere nelle macabre fifteen minutes town – è divenuta ormai un prodotto costosissimo. Anche le cosiddette utilitarie hanno raggiunto prezzi che ben difficilmente sono alla portata di moltissime tasche. Una spesa sempre più insostenibile a causa sia del parossistico e inutile inserimento di quella che una volta si definiva “autronica” (oggi ribattezzata smart car) sia – direi soprattutto – per l’inarrestabile invadenza di quel coacervo di tecnologie che fanno oggi dell’auto uno dei prodotti “ecosostenibili” per antonomasia. E qui veniamo al punto dolente, ma sarebbe meglio dire al mostruoso nocciolo del problema.
Quella che sta vivendo il settore automobilistico è una crisi esclusivamente dipendente dalle dissennate e oscene politiche eco-talebane che stanno dominando gran parte del mondo – con la famigerata Unione europea al primo posto – e il loro strascico di perversioni disvaloriali, pseudo-etiche e pagano-religiose. È il cancro ecologista, frutto metastatico delle peggiori borghesie agnostiche, catto-socialiste e post-marxiste occidentali, che sta lentamente ma inesorabilmente distruggendo il nostro futuro.
La disgregazione dell’industria automobilistica, tuttavia, è solo il primo visibile effetto di questo mefitico disegno; ne seguiranno altri e di altrettanta gravità. L’unica nota positiva è che questo tsunami sta spazzando via anche l’ignobile inganno dell’auto elettrica e dei suoi fantomatici benefici.
Ovvio, in questo scenario, anche il nefasto contributo (etico-religioso) offerto dalla Nuova Chiesa Universale, dai suoi seguaci e dall’intera informazione al suo seguito. Questi pseudo-cattolici hanno addirittura inventato una brutale neo-dottrina del peccato con cui terrorizzare al massimo grado una pletora di lobotomizzati credenti, avvicinandoli al culto preternaturale e neo-pagano della madre terra. E per chi oserà disubbidire c’è pronta l’eterna condanna.
Ecco il grande regalo di Natale che ambientalismo e Nuova Chiesa Universale stanno offrendo in dono all’umanità: un grazioso pacchetto infiorettato pieno zeppo di povertà, disoccupazione e disperazione. Dentro, però, ci sarà anche un bel santino double-face con dedica autografa del gaucho argentino di Santa Marta e della signorina Thunberg, insieme a una commovente invocazione alla santità dell’ambiente, alla sacralità della giustizia climatica e alla amorevole bontà della pachamama. Una preghiera, naturalmente, da recitare la notte del 24 dicembre davanti a un presepe fatto solo da quella sostenibilissima capanna che, con tanta amara ironia, hai mostrato, caro Aldo Maria, il 3 dicembre scorso nel blog.