di Fabio Battiston
Caro Aldo Maria,
le questioni circa la legittimità dell’attuale capo della Nuova Chiesa Universale, la rinuncia di Benedetto XVI e tutti gli altri problemi su cui da tempo si arrovellano teologi e commentatori più o meno autorevoli di diritto ecclesiastico non mi hanno mai particolarmente appassionato. Tuttavia, in quanto fedele qualunque che, come credente, in chiesa è tenuto a togliersi il cappello ma non il cervello, posso fare qualche valutazione. Teologicamente sono forse insignificanti, ma nascono dall’esperienza di chi vive nel quotidiano lo sconquasso che è di fronte a tutti noi.
Dopo aver letto l’autorevole contributo di padre Harrison apparso nel blog [qui], resto più che mai convinto della mia scelta di sbarcare dal vascello occupato. Scelta che non contempla la verifica della legittimità dell’attuale inquilino di Santa Marta, ma l’analisi di ciò che vedo, sento, leggo e percepisco ormai da anni da parte non solo del capo terreno di questa organizzazione ma anche dal novantacinque per cento degli ordinati che sono alle sue dipendenze (quasi medesima percentuale la ritrovo tra i cattolici praticanti).
Ora, da “cattolico prudente e devoto che ha solo una conoscenza media della fede e della dottrina”, per usare le parole di padre Harrison, non ho bisogno di essere guidato da chi ne sa più di me. Il motivo è semplice: la stragrande maggioranza di costoro parlano, scrivono e pensano secondo i dettami imposti dalla Nuova Chiesa Universale, un coacervo di mostruosità che, dopo settant’anni di accurata preparazione, è divenuto il nuovo mantra del cattolico ubbidiente (e lobotomizzato).
In questo frangente mi sento come il dottor Quatermass in uno dei famosi romanzi scritti da Nigel Kneale, Progetto Quatermass, divenuto poi un film cult col titolo I vampiri dello spazio. Nel racconto il protagonista si ritrova a fronteggiare un attacco alieno nel quale gli invasori arrivano sulla terra in piccoli gusci meteorici dai quali esce un gas che si “impossessa” degli esseri umani che lo respirano, rendendoli così schiavi ubbidienti. In tal modo, e in breve tempo, essi entrano nei gangli decisionali (politici, militari ed economici) dell’Inghilterra, senza che la parte sana della popolazione possa rendersene conto. Quatermass comprende la mostruosità della situazione e si rende conto, con orrore, che molti di coloro cui si rivolge per chiedere aiuto – e che ne sanno certamente più di lui – operano in realtà sotto le direttive dell’invasore. Nella finzione letteraria e filmica la conclusione è ovviamente trionfale e l’umanità si salva dall’incombente annientamento. Nell’attuale fattispecie purtroppo, almeno nell’arco di ciò che resta della nostra vita, credo che le cose andranno molto diversamente.
Al di là di tutte le possibili considerazioni (senz’altro serie e rispettabili), le parole dette dal capo della Nuova Chiesa Universale a Singapore rappresentano, definitivamente, la pistola fumante che prova senza ombra di dubbio il possesso preternaturale di coloro che ne sanno più di noi, a iniziare dal loro comandante. Costui ha infatti consapevolmente rinnegato, prendendolo letteralmente a calci, il Primo Comandamento: non c’è affatto bisogno del Dio Trinitario per conoscere la Verità e conquistare la Salvezza. Qualsiasi strada, fede o religione pari sono. Insomma, la prima pagina del Vangelo di Giovanni la possiamo usare come carta igienica. Se avesse rubato, ucciso, fornicato, mentito, bestemmiato o ingannato sarebbe stato semplicemente uno di noi, anche se papa, e con pieno diritto alla misericordia e al perdono quando sinceramente pentito. Purtroppo non si è trattato di questo. Non solo. Dal giorno di quelle dichiarazioni quasi nessuno, tra quelli che avrebbero potuto e dovuto alzare la loro autorevole voce, ha avuto il coraggio o la convinzione, per difendere la nostra fede, di esprimere qualunque forma di protesta, dissenso e condanna. Mai silenzio è stato più fragorosamente assordante. Mai condivisione e consenso sono stati così plasticamente chiari. Evidentemente la quasi totalità di coloro che avrebbero potuto fare qualcosa, non solo oggi ma da diversi anni a questa parte, ha già respirato quel mefitico gas proveniente non dallo spazio ma dal sottosuolo di Gerusalemme. Questo non è un giudizio ma una presa d’atto di un povero peccatore.
Il dibattito teologico-magisteriale può senz’altro continuare ma la sostanza, a mio avviso, non cambia.