Ancora sull’orrido presepe di Mercogliano
di Andrea Reho
Caro Valli,
il Natale ha un solo valore, ovvero quello della Grazia di un Dio che si incarna per la nostra salvezza eterna. Nell’Ufficio delle Letture così si prega: “Guarda, o Padre, il tuo popolo, che attende con fede il Natale del Signore, e fa’ che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza”. Non esiste messaggio che la Santa Chiesa diffonda nel periodo natalizio che non associ il Natale di Nostro Signore all’idea della nostra salvezza. Occorre quindi cogliere con profonda convinzione l’istanza salvifica del Mistero dell’Incarnazione.
È tuttavia evidente che, se si svilisce questo Fatto, viene inevitabilmente meno anche il bisogno urgente di salvezza di ogni uomo. Eliminato questo bisogno, accade poi che un Natale così deformato apra anche il varco a letture “alternative”, talora le più improbabili e penose.
Ne è esempio doloroso il presepe della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Mercogliano [Duc in altum ne ha parlato qui], un piccolo centro della provincia di Avellino. Un’orrida installazione di un artista pop nella quale i Simpson prendono il posto della Sacra Famiglia; sullo sfondo della capanna una sorta di mangiatoia a forma di croce ospita la figura di Hitler bambino con collana e crocefisso al collo. Il Bambino Gesù è adagiato su uno skateboard. Il messaggio? Indecifrabile, ma nella pretesa degli autori l’opera costituisce un monito a scongiurare una terza guerra mondiale a causa di un ennesimo dittatore!
Si può facilmente intuire come il rischio più tipico sia quello della riduzione del Natale a evento sociologico: all’Avvenimento cristiano viene sottratto il significato della fede a favore di istanze alternative con parvenza, più o meno vera o plausibile, di bene per la collettività.
A questo proposito, il pensiero può andare a Giuda che suggeriva, quale migliore e più opportuna alternativa, l’impiego del prezioso nardo a favore dei poveri anziché per i venerabili piedi di nostro Signore. Giuda si preoccupò di non tradire i poveri ma non ebbe a cuore di non tradire Gesù! È impossibile non scorgere in Giuda i primordi di quello che monsignor Fulton Sheen definì come il rischio di una deriva sociale del pensiero cristiano: un vero e proprio tentativo demoniaco di sabotare e tradire l’elemento costitutivo essenziale della nostra fede appiattendolo a mero richiamo alla pace e a principi di equità e benessere sociale. Tutto buono, ma la prospettiva vera del Natale è in questo modo svuotata e completamente offuscata!
Tuttavia, nel presepe di cui parliamo, autenticamente beffardo e blasfemo, c’è ancora di più di un vile tradimento.
Si potrebbe intanto riflettere su un elemento essenziale: la realizzazione di questo tipo di presepe piace a nostro Signore? È secondo la sua volontà? Sono domande a cui un cristiano dovrebbe sempre dare una risposta. Infatti, egli dovrebbe sempre agire secondo una retta intenzione: dare gloria a Dio e operare per la salvezza della propria anima e quella del prossimo. C’è tutto questo nelle finalità di questa “opera”?
Un altro elemento di riflessione è relativo alla focalizzazione delle intenzioni dell’autore. Quale obiettivo ha voluto realmente raggiungere?
Un risultato è evidente: irridere gravemente il presepe quale elemento simbolico tradizionale della nostra fede, provocando anche disappunto e persino disgusto nei fedeli. Oltre questo dato, rimane un margine logico entro cui sia possibile immaginare che un’opera così disgustosamente provocatoria e immorale possa anche veicolare un messaggio “buono” e positivo?
Una riflessione merita anche lo stile comunicativo sotteso a questa assurda realizzazione. Molti pensatori e filosofi contemporanei non esiterebbero a riconoscerla come espressione del pensiero gnostico che da molto tempo infiltra la chiesa.
Mi limito a indicare solo alcuni tratti essenziali di questo pensiero (tutti riconoscibili nel presepe di Mercogliano, ma anche in altri allestimenti “artistici” esposti sempre più spesso anche nelle nostre chiese):
- avversione per la legge morale e religiosa, che viene infranta secondo finalità volutamente tese a provocare sdegno e disgusto;
- desiderio di rovesciare le categorie mentali e religiose ricevute dalla Tradizione;
- rovesciamento della realtà e della corretta logica di valori: ponendo ciò che è in basso in alto e viceversa;
- rivisitazione del messaggio cristiano secondo schemi non convenzionali.
Non è poco, considerato che per molti questo presepe potrà al massimo strappare un sorriso e forse un banale commento: “È solo un presepe, cosa vuoi che sia?”.