Poesia per un campanile senza voce

di Paolo Carretti

Caro Valli,

sono un fedele ambrosiano, come lei, e condivido la sua sofferenza per le attuali condizioni della Chiesa cattolica. Ho letto le sue belle riflessioni [qui] sulle campane e sul presepio, e non ho potuto fare a meno di scriverle per esprimere la mia amarezza.

Dalla vigilia di Natale del 2018 il bel campanile della nostra chiesa parrocchiale di San Giulio a Castellanza (provincia di Varese e arcidiocesi di Milano) è privo della croce e del suono delle campane. I nostri bambini di prima elementare mai hanno potuto conoscere e ascoltare la voce della nostra torre.

Tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, causa l’esigenza di un ampliamento della chiesa parrocchiale, vennero eseguiti lavori che coinvolsero anche la costruzione di un nuovo campanile. Quest’ultimo raggiunse l’altezza di 93 metri, l’ottavo più alto in Italia e il terzo in Lombardia.

Alla vigilia di Natale del 2018 la croce di ferro che sovrastava la cuspide fu vista inclinarsi pericolosamente sotto le forti raffiche di vento di quel giorno. Iniziarono le operazioni di messa in sicurezza della cella campanaria e della rimozione della croce. Si comprese che, probabilmente a causa di una inadeguata manutenzione nei decenni precedenti, si era di fronte a una seria compromissione della tenuta strutturale della costruzione. Venne quindi avviato l’iter burocratico e poi esecutivo per la rimessa in sicurezza del campanile. Ovviamente anche le otto campane, 130 quintali in tutto, dovevano essere revisionate. E anche il preventivo della spesa non era indifferente. A oggi non è dato sapere il termine dei lavori con la ricollocazione di una nuova croce in acciaio.

Non sono un tecnico e nemmeno un amministratore. Sicuramente tutti avranno mille legittime e plausibili giustificazioni e forse qualcuno avrà anche qualche responsabilità. Non voglio accusare ma solo constatare. Mi limito a constatare che con il prossimo 25 dicembre sono sette Natali e sei Pasque, se così posso esprimermi, che le nostre campane non annunciano la gioia delle feste liturgiche. Forse si potrebbe parlare di un’ordinaria storia di contrattempi, ma anche di trascuratezze: di certo gli anni trascorsi sono tanti. E anche così, inesorabilmente, quasi impercettibilmente, si perde una dimensione spirituale, specificamente cristiana, della nostra civiltà, con una conseguente regressione culturale e umana.

Come se non bastasse, a oggi nella nostra chiesa non è ancora apparso nemmeno un segno di allestimento del presepio.

Per lei e i lettori di Duc in altum ecco una breve poesia dedicata al mio campanile silente.

Al campanile del mio paese

Imponente torre che accompagni la vita,

le tue campane squillavan rintocchi

di ore del giorno, di festa ed eterno,

dolore e richiamo del tempo che passa,

saluto di sera e buongiorno,

d’estate e d’inverno, presente e memoria,

appello al raduno, coscienza e preghiera.

Ora taci solingo e sofferente

all’apatia del mondo e della gente

che corre alla ricerca del niente,

dimentica del simbolo che richiami alla mente.

Oggi manchi perfin della croce:

o campanile silente

più non puoi ricordar di Dio la sua voce?

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Nella foto, il ponteggio che circonda il castello delle campane e la cuspide del campanile della chiesa parrocchiale di San Giulio a Castellanza

 

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