E sul “Corriere” ecco un delirio nichilista a tutta pagina

di Martino Mora

Poiché la realtà attuale supera sempre la fantasia, oggi il Corriere della sera, principale quotidiano globalista italiano, superando sé stesso ci presenta un paginone culturale dedicato all’elogio (ideologico) di Medea, il personaggio mitologico che uccise il fratello, fece ammazzare il proprio padre e soppresse i suoi bambini per darli in pasto all’infedele marito Giasone. L’odio totale della famiglia realizzato, nel mito. Il femminismo patinato ci va in brodo di giuggiole.

Margherita Marvulli, ex collaboratrice dell’Unesco, ci spiega quindi sul Corriere, a tutta pagina, come Medea sia un simbolo positivo dell’emancipazione femminile, proprio perché “satanica”: “Per lei, la strega che ha avuto il coraggio di farsi attraversare dalle forze degli inferi, la battaglia va combattuta a mani nude sul terreno degli avversari”.

E la Marvulli continua il suo delirio: “Il mito non va preso alla lettera, naturalmente”. E ci mancherebbe, infatti. Ammazzare tutti i maschi, bambini compresi, non è obbligatorio, soltanto consigliato.

Continua la Marvulli: “Ma l’esempio di Medea e di altre eroine… serve per tenere conto di un fatto: è stata proprio una cultura maschile, razzista e schiavista ad affidare alle donne un messaggio eversivo, capace di sovvertire gli schemi mentali di subalternità in cui questa società si è prodotta… nessuna rivoluzione è a buon mercato”. Delirio nichilista totale. La Marvulli non elogia anche Erode, ma solo perché era maschio.

Non so se nella redazione di via Solferino – tra le marchette indecenti a favore dei “mercati finanziari” e decine di articoli per denigrare Russia, Iran e “populisti” vari – si tengano anche dei sabba e qualche messa nera. Magari, viste le simpatie geopolitiche, in versione cabalo-frankista (rigorosamente con la k ).

Ma poiché per loro “farsi attraversare dalle forze degli inferi” vuol dire “coraggio”, e lo scrivono loro stessi nel paginone cultura, sinceramente non me ne stupirei affatto.

All’apice della decadenza, la realtà è ben oltre la fantasia.

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