Caro Aurelio…
Caro Aurelio,
ti faccio i complimenti per il tuo bel concerto natalizio a San Crisogono, a Trastevere. So quanto ami la musica e quella chiesa!
Io volo più basso e nel periodo di Natale divento una sorta di interior designer specializzato in presepi. Che per un nonno è una faticaccia, ma è anche bellissimo.
Quest’anno i presepi in casa sono stati due, più alcuni presepini. Il che significa prelevare gli scatoloni dalla cantina, fare i collegamenti elettrici, collocare il tutto negli spazi appositi, aggiustare i personaggi e gli oggetti che hanno subito fratture varie e poi, se va bene, mantenere un pochino di lucidità per dare al tutto un tocco artistico.
Il nonno viene ripagato dagli sguardi dei nipotini, pieni di sorpresa e meraviglia. Ma anche i figli, ormai adulti, apprezzano. E guai se non rispetto le tradizioni! Così il nonno trova la forza di sorvolare sul mal di schiena e gli altri acciacchi.
Nota dolente: il grande presepe realizzato secondo la tradizione della famiglia di mia moglie Serena, meglio nota come Santa Subito, non è stato allestito perché il nostro gatto, Brivido Cosmico, anni fa incominciò a usarlo come giaciglio. La paglia è per lui un richiamo irresistibile, ma noi, pur amando moltissimo Brivido, non possiamo permettere che la Sacra Famiglia sia costretta a convivere con questo ospite ingombrante.
Causa felino, il presepe con le statue in legno d’ulivo (comperato tanti anni fa dai genitori di Santa Subito a Betlemme durante un pellegrinaggio in Terra Santa) è quindi migrato su un ripiano inaccessibile al peloso invasore. Niente paglia fresca, ma Santa Subito ha provveduto a circondarlo di lucine.
Qualcuno dice che per Natale la nostra casa diventa una mostra di presepi. In realtà è molto più di un’esposizione. È un rito devozionale. E il regalo più bello per il nonno è quando un nipote ti chiede il perché e il per come dei personaggi e della loro collocazione.
“Nonno, questo chi è?”.
“Il caldarrostaio”.
“E questo qui?”.
“Il venditore del pane”.
“E, nonno, perché ci sono le galline?”.
“Nel mio presepe ci deve essere un pollaio. Mi piacciono le galline”.
“E quelli lassù?”.
“Oh, loro sono i re magi. Stanno arrivando”.
Poi, per l’Epifania, qualche scambio di ruoli. I pastori, che con granitica devozione hanno prestato servizio davanti a Gesù Bambino, si fanno da parte per lasciare posto ai personaggi arrivati con i cammelli. E allora con i nipoti è anche il momento di qualche disegno da appendere alla porta di casa.
“Nonno, perché scrivi 20+C+M+B+25?”
“Il 20 sta per il millennio nel quale viviamo, le iniziali sono quelle dei magi e il 25 è questo anno”.
“E perché appendi alla porta questo cartello?”.
“Perché i magi sono stati qui e hanno benedetto questa casa”.
“Possiamo disegnare anche noi i tre re magi?”.
“Ma certo! Ne saranno felici!”.
“Senti nonno, ma la Befana va d’accordo con i re magi?”.
“Penso proprio di sì. Finora la convivenza non ha dato problemi”.
Un po’ chiesa domestica e un po’ accademia di teologia applicata, la casa vive giornate speciali.
Costretto a frenare le sue svariate compulsioni (pulire, mettere ordine, areare i locali), il nonno arriva a sera in stato comatoso. Ma i nipotini sanno come ridonargli serenità. Basta poco. Un bacio, uno sguardo.
Quando, nel Natale del 1943, Giovannino Guareschi costruì il suo presepio nel lager, disse: “Ho trentacinque anni, ma mi ricordo che un giorno ne ho avuti otto e, rimboccati i baffi, mi costruisco un piccolo presepe di cartone. Lo faccio smontabile: non si sa mai”.
Anch’io a ogni Natale, quando si tratta di metter mano al presepe, mi ricordo di aver avuto otto anni. E mi piace un sacco. Non sto in un campo di prigionia, ma vivo in questo nostro mondo in cui tutto sembra remare contro la Sacra Famiglia.
Pensa che sul quotidiano di proprietà dei vescovi italiani ho letto l’intervista a un’esperta secondo cui la famiglia di Nazareth non avrebbe nulla a che fare con un “quadretto devozionale” e Giuseppe e Maria erano, testuale, “una coppia di sovversivi per amore”.
Prego per questi sciagurati collaborazionisti che si alleano col nemico e, in un certo senso, li ringrazio. Di fronte alla loro follia il mal schiena se ne va e il sottoscritto diventa un vero soldato a guardia del presepe.
Alla faccia degli esperti resi pazzi dalla loro presunzione, il prossimo Natale, a Dio piacendo, la casa sarà ancora più ricca di quadretti devozionali. E perfino Brivido Cosmico dice che è d’accordo.
Continua.
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