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Così il Vaticano, che predica l’apertura dei confini (degli altri), difende i propri con nuove, severe norme

di Vincenzo Rizza

Caro Aldo Maria,

con recente decreto del 19 dicembre 2024 il presidente della Pontifica Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ha emanato nuove urgenti disposizioni aventi forza di legge “al fine di prevedere un adeguato apparato sanzionatorio per le violazioni riguardanti il regime di accesso nello Stato della Città del Vaticano”.

L’art. 1, “salvo che il fatto costituisca più grave reato”, punisce con la reclusione da un anno a quattro anni e la multa da euro 10.000,00 a euro 25.000,00 “chiunque fa ingresso nel territorio dello Stato della Città del Vaticano con violenza, minaccia o inganno”. Il secondo comma precisa che si “considera verificatosi con inganno l’ingresso avvenuto con elusione fraudolenta dei sistemi di sicurezza e di protezione dello Stato ovvero sottraendosi ai controlli di frontiera”.

Il successivo art. 2 prevede una specifica aggravante, con conseguente aumento della pena da un terzo alla metà, “qualora il fatto è commesso … da più persone riunite”; la pena è aumentata fino a due terzi “se la persona, per commettere il fatto, accede nel territorio dello Stato alla guida di un veicolo, eludendo o forzando il controllo alla frontiera o non ottemperando all’invito a fermarsi impartito dalla forza pubblica”.

La condanna per taluno dei reati previsti dal decreto può comportare “l’applicazione della pena accessoria del divieto di accesso nel territorio dello Stato della Città del Vaticano per un periodo di dieci anni, decorrente dal passaggio in giudicato della sentenza, salvo diversamente disposto o autorizzato” (art. 4) e nei casi precedentemente previsti “la polizia giudiziaria procede all’arresto di chiunque è colto in flagranza di reato” (art. 6).

Il decreto di per sé è ineccepibile, costituendo legittimo e doveroso esercizio del potere sovrano di uno Stato (quello Vaticano) che intende proteggere le proprie frontiere da accessi non autorizzati. Stride, tuttavia, con le quasi quotidiane esternazioni del Santo Padre che stigmatizza e condanna quei governi che intendono porre limiti all’immigrazione e vogliono proteggere le loro frontiere e il loro territorio.

Se lo stesso provvedimento fosse applicato mutatis mutandis nella nostra realtà, tutti i migranti irregolari che approdano sulle coste italiane sarebbero suscettibili di immediato arresto in flagranza. In effetti farebbero ingresso nello Stato italiano con “inganno”, in particolare “con elusione fraudolenta dei sistemi di sicurezza e di protezione dello Stato ovvero sottraendosi ai controlli di frontiera”. Ma v’è di più: accedendo con “veicoli” (tali sono anche quelli destinati alla navigazione marittima) ed essendo il fatto commesso da “più persone riunite” (la navigazione raramente avviene in solitaria), ai migranti potrebbero applicarsi tutte le aggravanti del caso che potrebbero portare la pena detentiva ad oltre 6 anni e la multa a diverse migliaia di euro.

Quando si dice predicare male e razzolare peggio.

 

Aldo Maria Valli:
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