No, Gesù non vuole che tu resti così come sei
di Fabio Nones
“Gesù ti ama così come sei”. Quante volte ho sentito e letto questa frase che mi sembrava molto bella, positiva e consolante.
C’è una nota preghiera in cui Gesù dice a un’anima: “Dammi il tuo cuore, amami come sei”, ma in questo caso Gesù chiede all’anima di non aspettare di essere perfetta per amarlo.
Da giovane sentii il ritornello di una canzone religiosa, in tedesco, che dice la stessa cosa: “Ich will dich so wie du bist!”. Il che significa, nella interpretazione corretta (non scontata), che Gesù vuole l’anima così com’è per tirarla su dal fango in cui è finita.
Ricordo ancora la tragedia del povero Alfredino caduto nel pozzo a Vermicino nel 1981. Eravamo incollati alla tv con una angoscia incredibile per vedere se i soccorritori riuscivano a tirarlo su. A un certo punto un volontario si fece calare nel pozzo a testa in giù mettendo a rischio la propria vita nel tentativo di afferrare le manine del bambino che scivolava sempre più giù. Quella volta fu tutto inutile, purtroppo. Ecco quello che ha fatto il Signore con l’umanità decaduta. È sceso dal cielo sacrificando la sua vita per afferrare la mano dell’uomo caduto nel fango del peccato, prigioniero di Satana.
Credo a un piano provvidenziale riservato a ogni persona per recuperarla dalla perdizione. Se il paragone non è irriverente, mi viene in mente una specie di navigatore satellitare divino che ricalcola con infinita pazienza il percorso ogni volta che sbagliamo strada. Solamente che il tempo della vita non è infinito e a un certo punto si ferma. Preghiamo che ci trovi almeno sulla via del ritorno, anche se appena iniziata. Ma se adesso si dice che Gesù ci ama così come siamo e dove siamo, non si rende forse inutile il suo sacrificio redentivo?
Ho letto questa frase di Romano Amerio in Iota unum: “È sbagliato il supposto che la religione debba accettare l’uomo com’è, mentre la religione lo piglia si come è, ma non lo accetta come è, perché egli è corrotto. La religione ha sempre di mira come egli deve essere, per risanarlo appunto dalla corruzione e salvarlo”. Allora ho capito: un conto è dire “Gesù vuole che lo ami come sei”, senza aspettare di essere perfetto, un altro è dire: “Gesù ti ama come sei”. Nel secondo caso non si considera che l’uomo è corrotto a causa del peccato originale e dei peccati personali che rendono la sua anima sporca. Certo, Gesù ha un amore così grande per ciascuna anima che pur di avvicinarla non lo fermano né lo sporco né la puzza del peccato, per questo si è incarnato.
Credo che l’odore di fieno e sterco che si respirava nella grotta di Betlemme fosse profumo al confronto con la puzza del peccato che ammorba il mondo. Però c’era Maria con la sua purezza, l’unico luogo al mondo in cui Gesù poteva respirare spiritualmente aria balsamica. No, Gesù non ci ama come siamo, ma nonostante quello che siamo. Lui non può amare la bruttura, la lebbra del peccato.
Non è vero che Gesù ci ama come siamo. Una mamma ama incondizionatamente il suo bambino anche se arriva a casa sporco lurido dopo una partita di calcio, ma non sopporta di vederlo così com’è, sudicio e sudato. Lo manda subito a fare una bella doccia e a mettersi abiti puliti. Così fa Dio con noi: non ci vuole come siamo, cioè sfigurati dal peccato, ma come lui ci ha pensati. Invece se ci sentiamo dire “Gesù ti ama così come sei” oppure “Gesù ti accompagna nella tua via” non risulta chiaro che dobbiamo convertirci e abbandonare il peccato perché l’amore ama ciò che l’Amato ama e odia il suo contrario. Il rischio è che si minimizzi la serietà e drammaticità della nostra condizione e si finisca per pensare che anche se cediamo alle nostre debolezze non ha importanza, tanto Gesù ci ama lo stesso così come siamo. In questo modo la frase, come ho timore sia interpretata, ha fatto molti danni alle anime, confermandole nel vizio e nel peccato. Se io sono amato così come sono vuol dire che non sono sbagliato, non sono corrotto. Ma allora Gesù a cosa serve? Ben presto ci si libera anche di questo Gesù fantoccio che ha dentro una molla che gli fa muovere la testa sempre in su e in giù nell’atto di assentire. Diventa insopportabile e restiamo soli con la nostra disperazione.
Gesù ci prende là dove siamo, ma per portarci dove vuole lui, alla salvezza. Se capiamo questo, con l’aiuto della grazia che a poco a poco ci trasforma, e saremo perseveranti, inizieremo un cammino sulla via stretta che porta al cielo e alla gioia già qui sulla terra.