Brrr, che freddo! Chiudi quella chiesa!

di Vincenzo Rizza

Caro Aldo Maria,

altro che encicliche ed esortazioni ecologiche papali, i luterani svedesi sì che sono avanti anni luce: dopo che è stata adottata una rigorosa tabella di marcia per il clima, il pastorato di Romakloster ha ben pensato che l’unico modo per rispettare il vincolo di eliminare l’uso dei combustibili fossili entro la fine del 2027 ed evitare di dover riscaldare le chiese prima delle funzioni è quello di chiuderne ben sette nel periodo che va da ottobre a maggio di ogni anno.

Il ragionamento non fa una piega (o quasi): in attesa che il riscaldamento globale di origine certamente antropica (lo dice la scienza) faccia il suo corso nei prossimi anni, per non morire nel frattempo di freddo chiudiamo baracca e burattini. E già che ci siamo perché non impedire ai fedeli di pregare a voce alta per non aumentare le emissioni di CO2 (d’altronde, non c’è mai fine al ridicolo e, perso il senso del ridicolo, si passa inevitabilmente al consenso del ridicolo).

In realtà ai fedeli luterani svedesi l’innalzamento della temperatura globale potrebbe forse non dispiacere più di tanto: non dovrebbe dispiacere loro un clima più mite ma soprattutto il giorno in cui la temperatura invernale scandinava dovesse raggiungere quella dei territori subsahariani (ci sarà pure uno studio di qualche illustre e brillante scienziato che predichi la prossima trasformazione del Polo Nord in un caldo deserto sabbioso) potrebbero almeno beneficiare di chiese aperte tutto l’anno, salvo che l’eccessivo calore e il divieto dell’uso di condizionatori non impongano nuove invitabili chiusure.

Nel mentre speriamo che i provvedimenti svedesi di Romakloster non siano presi a modello a Roma (senza kloster), in quel di Santa Marta, dove già nel periodo Covid si auspicava la chiusura non solo delle Sette Chiese ma di tutte le Chiese della diocesi di Roma e quotidianamente si studia su come demolire pezzo per pezzo la Chiesa che fino a qualche anno fa conoscevamo.

 

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