La vescova e il presidente
di Fabio Battiston
Titolo: Scontro Chiesa-Trump atto primo (di una, statene certi, lunghissima serie).
Evento: funzione nella cattedrale episcopale di San Pietro e Paolo a Washington, martedì 22 gennaio 2025.
Personaggi e interpreti: la “vescova” episcopale di Washington, signora Marian Edgar Budde, e il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.
Ed eccoci alla questione, ovvero al vero e proprio fattaccio e al suo splendido epilogo.
Quest* signor* travestit* da sacerdote, della quale – in base alle foto disponibili – non si riesce bene a capire se appartenga al terzo, quarto o quinto sesso si è scagliata, durante la celebrazione, contro il nuovo presidente Usa seduto in prima fila. Nella sua amorevole e cristiana allocuzione ella ha attaccato in particolare – udite, udite – le misure del Tycoon contro l’imperialismo contronatura woke e l’invasione clandestina che ha portato negli Usa milioni di irregolari (con una aliquota non banale di criminali veri e potenziali). Ecco quindi la “vescova” anglican-evangelico-luterana del vattelappesca inscenare, nell’ordine: una dura reprimenda in difesa del suo amatissimo mondo arcobaleno e un accorato appello per far restare e prosperare negli States quei milioni di clandestini che “forse sì, non avranno i documenti in ordine” ma non sono tutti criminali! Come si vede, questo cristianesimo d’oltre oceano ha ben interiorizzato la lezioncina catto-bergogliana… anzi no. All’omelia della “preta” è infatti mancata la ciliegina della sacra difesa dell’ambiente e della madre terra, così violentemente minacciati dal Drill, baby, drill con il quale The Donald sta per mandare finalmente al diavolo, almeno negli States, lo stramaledetto green deal.
Detto della questione – che ha ovviamente scatenato i maître à penser massmediali d’ogni latitudine – è però l’epilogo il punto quanto mai interessante da analizzare: la reazione di Trump. Alla faccia delle situazioni cui purtroppo siamo da tempo abituati in Italia e in Europa, non c’è stata da parte del presidente alcuna ricerca buonista di compromesso, nessuna risposta diplomatica alle esternazioni del nemico; men che mai un prudente silenzio. Il Tycoon è andato immediatamente al contrattacco, biasimando le contestazioni ricevute e richiedendo pubbliche scuse a lui e al popolo americano. Specialmente a tutti coloro che hanno appoggiato la sua candidatura proprio perché si aspettavano, e volevano, ciò che sta puntualmente accadendo.
Ottimo inizio, quindi. Altro che ultimi discorsi e atti della campagna elettorale, come continuano ad augurarsi molti nostri commentatori politicamente corretti. E se il buongiorno si vede dal mattino c’è veramente di che rallegrarsi. I difensori del mondo LGBTQ, laici e ordinati che siano, i paladini della tratta degli esseri umani mascherata da solidarismo e gli eco-talebani adoratori pagani dell’ambiente non avranno più vita facile e dovranno abituarsi a uno scontro duro e quotidiano. Basta chinar la testa di fronte a questi satrapi fautori di un mondo alla rovescia. La dovranno pagare cara per i disastri etici, valoriali e socio-economici che stanno cercando di imporre a tutti noi! A cominciare dalla monsignora filo-anglicana!
Auguriamoci che la nuova Amministrazione Usa riservi un medesimo trattamento anche a quel trucidume pseudo-cattolico che non mancherà certo – i segnali a riguardo sono già abbastanza evidenti – di rivoltarglisi contro. Ma stavolta, a differenza di quanto accade nella timida e acquiescente euro-Italia, spero che anche questi figuri abbiano finalmente pane per i loro denti.
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Nella foto (Ansa), la vescova Mariann Budde e il presidente Trump