X

Manipolazione e controllo mentale. In gioco è la libertà cognitiva

di Laura Dodsworth

Ho letto di recente su The Tablet un fenomenale articolo intitolato Rapid-Onset Political Enlightenment. Se non l’avete ancora letto, ve lo consiglio [qui]. È uno di quei rari contributi che rendono evidente ciò che sta succedendo nella governance moderna e nella manipolazione sociale, sezionando i metodi, insidiosi ed efficaci in modo inquietante, con cui le narrazioni vengono modellate e applicate. La maggior parte delle persone non sa che è così che funziona il potere oggi.

L’articolo illustra la strategia usata per creare consenso e controllare il dissenso: parliamo delle “strutture di permesso”, ovvero segnali e spunti sociali che ci costringono a conformarci o a restare in silenzio (sono conosciute anche con i termini di prova sociale o conformità sociale). Queste strutture di permesso consentono il regolare funzionamento della nostra “servitù volontaria”, in base alla quale le persone accettano e si sottomettono passivamente ai meccanismi di controllo.

Le strutture di permesso rappresentano non solo la mano visibile del governo, ma anche quella invisibile, quella rete segreta che modifica e plasma le nostre convinzioni e i nostri comportamenti sotto le mentite spoglie del “bene comune”.

Mi sono chiesta se dovrei approfondire e scrivere di più su queste strutture di autorizzazione, ma non sono convinta che scriverne sia la strada giusta da seguire. Un libro è un mezzo potente, ma ha i suoi limiti. Chiedetelo a qualsiasi scrittore che abbia trascorso un paio d’anni a fare ricerche e abbia scritto libro solo per restare deluso dal fatto che il suo lavoro non ha cambiato minimamente il mondo. Non sono sicura di avere sufficiente stomaco o cuore per inoltrarmi di nuovo sullo stesso terreno fatto di manipolazione e propaganda.

Ho scritto ampiamente su argomenti affini in A State of Fear e Free Your Mind (il primo libro mostra come i governi hanno trasformato la paura in un’arma durante il Covid, il secondo è una guida pratica su come resistere a tale manipolazione), ma ora temo che un altro libro di questo genere rischierebbe soltanto di ripercorrere vecchie strade anziché aprirne di nuove.

Penso invece che sia giunto il momento di agire.

La mia richiesta di un’inchiesta sul nudge [dal verbo nudging: far compiere azioni senza imporle ma creando condizioni adatte per influenzare le persone, N.d.T.] è ovviamente caduta nel vuoto, e probabilmente è anche una buona cosa, perché penso che l’azione di cui abbiamo bisogno richieda più pressione popolare.

Immagino qualcosa di simile alla Free Speech Union [organizzazione britannica apartitica, fondata nel 2019, che sostiene la libertà di parola e contrasta la cancel culture, N.d.T.], ma incentrata sulla sensibilizzazione a proposito dei pericoli insiti nelle strutture di autorizzazione, nella propaganda governativa, nei social media, così da smascherare i mille modi in cui le nostre menti sono manipolate.

Non sto parlando della vecchia pubblicità, delle pubbliche relazioni e della propaganda, tutte cose vecchie quanto il linguaggio umano. Sto parlando della moderna convergenza di manipolazione e tecnologia, un binomio sfruttato da governi e altre organizzazioni e caratterizzata dalla totale mancanza di trasparenza.

Questa manipolazione dell’opinione pubblica sta progressivamente facendo strada. L’intersezione tra social media, spinte personalizzate su scala globale e intelligenza artificiale crea una tempesta perfetta per la manipolazione di massa. L’intelligenza artificiale potrebbe non rappresentare quella minaccia di estinzione dell’umanità di cui parlano i titoli dei giornali, ma la sua capacità di procedere con un lavaggio del cervello di massa è reale.

Considerate questo: i governi stanno già esplorando dispositivi indossabili, basati sull’intelligenza artificiale, che modificano il cervello e strumenti di spinta mentale venduti come soluzioni per la sicurezza pubblica o la salute mentale. La stessa neuro-tecnologia che consentirebbe all’esercito di controllare la mente è stata riformulata per l’assistenza sanitaria, la terapia e la libertà di movimento dei disabili. Ed è difficile contestare motivazioni così lodevoli, non è vero?

Sono tanti i modi in cui dovremmo vigilare sulla libertà delle nostre menti. Penso che abbiamo bisogno di una Carta della libertà cognitiva per proteggere il singolo cittadino dalle numerose e atroci intrusioni nella sua mente.

Convergenza tra social media e governi

Governi e aziende tecnologiche stanno collaborando per influenzare o manipolare l’opinione pubblica tramite algoritmi, annunci mirati, soppressione dei contenuti e infiltrazione di account falsi e bot coordinati. Ciò crea un potente meccanismo per controllare le narrazioni tramite la prova sociale e limitare il dissenso.

Censura

La soppressione di discorsi, idee o informazioni che sfidano lo status quo o le politiche governative mina la libera espressione ma anche il libero pensiero. Spesso si maschera da protezione dell’ordine pubblico o della sicurezza, mentre il vero obiettivo è soffocare il pensiero indipendente. Dio non voglia che tu pensi con la tua testa!

Sorveglianza

Governi e aziende monitorano sempre di più i cittadini attraverso mezzi digitali e fisici, raccogliendo grandi quantità di dati personali. Questa sorveglianza costante può portare all’autoregolamentazione di pensieri e comportamenti, riducendo la libertà personale e la privacy.

Ascolto nascosto

Gli assistenti attivati ​​vocalmente, come Siri, possono ascoltare costantemente le conversazioni, registrando dati che possono essere utilizzati per influenzare o manipolare i pensieri e i comportamenti degli utenti.

Dispositivi che monitorano il cervello e lo modificano

Le più avanzate tecnologie indossabili possono tracciare l’attività cerebrale e, in alcuni casi, persino influenzare gli stati mentali. Questi dispositivi, che possono essere commercializzati mostrandone i vantaggi per il benessere o la produttività (o anche per qualcosa di più prosaico come la comodità), hanno il potenziale di modellare pensieri e comportamenti senza esplicito consenso, ponendo rischi per la libertà cognitiva.

Queste non sono preoccupazioni teoriche. Sono minacce già in atto contro la nostra libertà cognitiva. E il futuro ne riserva di ancora più grandi.

Queste preoccupazioni non nascono da complottisti marginali (sebbene, ne sono certa, qualche sacerdote della verifica della verità dirà che è così), ma sono già state espresse da una manciata di accademici. Ora però è necessario che irrompano nel mainstream.

Un gruppo d’azione dedicato alla libertà cognitiva potrebbe sostenere la trasparenza, denunciare pratiche non etiche e fare pressione sui governi e sulle Big Tech affinché rispettino i nostri diritti. La neuro-etica rimane un campo di nicchia, in gran parte confinato in torri d’avorio, ma una Carta della libertà cognitiva potrebbe fornire il quadro necessario e la forza di pressione per salvaguardare gli individui dalle tecnologie invasive e dalle tattiche manipolative.

Molte preoccupazioni possono essere radunate sotto la bandiera della libertà cognitiva. Se potessimo combattere per la libertà delle nostre menti, molti dei pericoli più ripugnanti e agghiaccianti potrebbero essere combattuti in modo coeso.

Il diritto alla libertà cognitiva dovrebbe essere assoluto. La posta in gioco è semplicemente troppo alta perché queste discussioni restino accademiche. Come sottolinea quel brillante articolo del Tablet, la linea tra governance etica e manipolazione si sta assottigliando pericolosamente e rischiamo l’erosione del libero pensiero ogni anno che passa.

L’incapacità del mondo occidentale di sostenere la libertà cognitiva durante il Covid ha rappresentato un enorme avvertimento. Le strutture di autorizzazione e le relative tattiche non stanno scomparendo: si stanno evolvendo. Le vediamo in azione ora su questioni come il cambiamento climatico e il multiculturalismo. La capacità di modificare e controllare il nostro modo di pensare sarà sempre pericolosamente allettante per i governi, le loro agenzie di sicurezza e l’esercito. Se non agiamo, rischiamo di camminare nel sonno verso un futuro in cui i nostri pensieri non saranno veramente i nostri.

La lotta per la libertà cognitiva ha bisogno di qualcosa di più delle parole e dei libri. Ha bisogno di un movimento. Che ne dite?

Aldo Maria Valli:
Post Correlati