Analisi / Il ritorno degli “impresentabili” e i progressisti sconvolti
di Julio Loredo
L’avanzata degli ex impresentabili. Questo il titolo di un servizio di Francesca Basso pubblicato sulla rivista Sette del Corriere della sera, che analizza la forte crescita elettorale in Europa di “estrema destra”, ’“ultra destra”, “destra nazionalista, populista, xenofoba” e un lungo eccetera di epiteti con cui la fertile immaginazione della sinistra designa chi si colloca dall’altro lato dello scacchiere politico.
Cambio di paradigma
“Il ‘cordone sanitario’, ovvero il rifiuto dei partiti tradizionali di cooperare con l’estrema destra, ha fallito. (…) L’estrema destra continua a guadagnare terreno”, constata l’autrice.
Il fenomeno non è nuovo né ristretto all’Europa. Ce ne siamo occupati diverse volte nella nostra rivista (1). Esso è visibile anche negli Stati Uniti e in America Latina. Anzi, possiamo dire che è iniziato proprio nel mondo anglosassone col Conservative Revival (2). Oggi questo fenomeno raggiunge un apice.
Il punto centrale è che tale “avanzata” si dà non con marce su Roma, putsch o Alzamiento, bensì attraverso le urne. In altre parole, è il popolo che sta democraticamente portando la destra al potere, contrariando così il mito che la storia avanza inesorabilmente verso sinistra. Invece di gridare disperatamente allo scandalo, la sinistra dovrebbe interrogarsi su cosa significhi, non solo politicamente ma anche storicamente, questo spostamento a destra dell’opinione pubblica. Perché ormai è evidentemente che non stiamo parlando di un fenomeno passeggero né superficiale né locale, bensì di un cambio di paradigma universale.
Ha ragione Lilli Gruber quando scrive (con tanta malinconia): “L’Inauguration Day [di Donald Trump] non sarà solo un passaggio di consegne, ma rappresenterà un vero e proprio cambio d’epoca. (…) Questo Trump trionfante sembra spinto dallo ‘spirito dei tempi’. (…) Le nuove destre estreme [sono] sempre più sulla cresta dell’onda” (3).
Già, lo “spirito dei tempi”. Ovvero il pretesto che, da secoli, la Rivoluzione manipola per presentarsi come l’onda del futuro e oggi invece sembra soffiare nella direzione opposta.
Anti-wokismo
Qualcuno obbietterà, non senza ragione, che non possiamo più parlare propriamente di “destra” e “sinistra”, categorie ormai in procinto di superamento. Io stesso preferirei parlare in termini di “Rivoluzione” e “Contro-Rivoluzione”, secondo le note categorie spiegate, per esempio, da Plinio Corrêa de Oliveira.
Semantica a parte, ciò a cui stiamo assistendo è una reazione, con radici molto profonde nell’anima umana, contro gli eccessi del processo rivoluzionario, in concreto contro la rivoluzione woke che vuole cancellare qualsiasi parvenza di Ordine. Se nelle tappe precedenti del processo rivoluzionario era possibile illudersi che, facendo mezzo passo indietro, tutto si sarebbe risolto, di fronte al wokismo – dietro il quale comincia a mostrarsi qualche tratto di satanismo e di sacrilegio – i mezzi termini impallidiscono e comincia a delinearsi la convinzione che l’unica soluzione sia una reazione che vada alla radice, un movimento che a medio o lungo termine potrebbe portare appunto a una Contro-Rivoluzione.
Non è una coincidenza che gli americani abbiano eletto Trump e una maggioranza repubblicana nelle due Camere del Congresso, proprio perché hanno promesso di farla finita con la rivoluzione woke, che da troppo tempo imperversa nel loro Paese.
Anche nella Chiesa
L’avanzata delle destre in campo politico va di pari passo con l’avanzata del Tradizionalismo in ambito religioso, a riprova che si tratta di due aspetti dello stesso fenomeno. Anche nella Chiesa assistiamo all’“avanzata degli impresentabili”, ovvero di quei settori che l’uragano post-conciliare degli anni Sessanta e Settanta avrebbe dovuto spazzare via da tempo e invece oggi stanno crescendo in forma esponenziale, soprattutto fra i giovani.
Questo è un dato acquisito [Duc in altum se n’è occupato per esempio qui e qui]. Sulla base di uno studio della Catholic University of America, Ruth Graham afferma sul New York Times: “Dagli anni Ottanta, i sacerdoti tendono a essere conservatori”. E cita Brad Vermurlen della Saint Thomas University di Houston, che afferma: “Dal 2010 abbiamo la coorte di sacerdoti più conservatrice vista da molto tempo” (4). Infatti, dal 2020 nessun novello sacerdote negli Sati Uniti si dichiara “molto progressista”, mentre sempre più si dichiarano “conservatori” e “molto conservatori”.
Ormai questo fenomeno è oggetto anche della ricerca sociologica. Per esempio, il professore Yann Raison du Cleuziou, dell’Università di Bordeaux, constata che “man mano che la società è diventata più secolare, la Chiesa si ricompone attorno a coloro che restano. (…) Diventando minoritario, il cattolicesimo riguadagna al suo interno intensità e omogeneità di convinzione”.
Secondo il docente francese, è soprattutto fra i giovani che questa intensità e omogeneità di convinzione si mostra, e fornisce l’esempio dei novelli preti che indossano senza timore la talare. Questi giovani, dice, “marcano i loro confini per resistere alla cancellazione” (5).
Gli anziani non capiscono
Un aspetto curioso di questa “avanzata” – in campo sia politico sia ecclesiale – è che, mentre sempre più giovani si stanno spostando a destra, le persone di una certa età restano chiuse nei loro schemi sessantottini o conciliari. Gli studi sociologici parlano di un “conflitto generazionale al rovescio”, in cui i giovani giocano il ruolo dei tradizionalisti, mentre i vecchi si aggrappano a un modernismo ormai in disfacimento. Gli anziani semplicemente non capiscono. “Per i cattolici più anziani, questo sviluppo è un passo indietro. Si tratta di una prospettiva sbagliata”, commenta il professor du Cleuziou.
Si direbbe che ne è esempio papa Francesco. Nella sua autobiografia, dopo aver insultato i giovani amanti della Tradizione parlando di “gravi squilibri mentali e disturbi affettivi”, finisce per ammettere che non capisce il fenomeno: “È davvero strano questo fascino per l’incomprensibile, per il suono misterioso, che spesso suscita l’interesse delle giovani generazioni”.
Ecco il problema. Da finestra aperta sul futuro la modernità è diventata un paraocchi che impedisce di vedere i nuovi segni dei tempi.
Il tradizionalismo frammentato
Proprio quando il vento della storia inizia a soffiare dalla parte della tradizione, portando nelle sue fila schiere sempre crescenti di giovani entusiasti, e mettendo così nelle sue mani possibilità d’azione mai prima sognate, lo schieramento tradizionalista si presenta vistosamente frammentato.
Dalle interminabili polemiche intorno ai vaccini anti-Covid, fino alle più recenti controversie sulla situazione canonica di papa Francesco, mai la parte che crede che il futuro della civiltà debba essere plasmato in conformità alla tradizione si era tanto dissanguata in lotte interne. Col risultato che si mostra menomata nella sua capacità di intraprendere con la dovuta solerzia la grande battaglia alla quale la Provvidenza la sta chiamando. E io mi domando: cui prodest?
____________________________
[1] Per esempio, Vento di destra, Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2019.
[2] Per esempio, Alle radici dell’antiamericanismo, Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2004.
[3] Lilli Gruber, La mutazione genetica della democrazia Usa ci riguarda e ci minaccia, Sette, 17 gennaio 2025.
[4] Ruth Graham, America’s New Catholic Priests: Young, Confident and Conservative, The New York Times, 10 luglio 2024.
[5] Eugénie Boilat, Yann Raison du Cleuziou: «Les juniors ont une expérience doublement minoritaire du catholicisme», Le Figaro, 25 dicembre 2024.
Fonte: atfp.it
Nell’immagine, cartello elettorale in Francia: la foto del volto di Macron strappata