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Per non dimenticare / Così coercizione, esclusione e paura furono utilizzate per spingere i vaccini. In un esperimento di psicologia comportamentale senza precedenti

di Laura Dodsworth

La BBC ha pubblicato uno di quei suoi articoli che sbagliano il bersaglio.

L’articolo tenta di analizzare l’esitazione nei confronti dei vaccini, attribuendola a fattori quali la scarsa fiducia nelle istituzioni e l’esposizione a informazioni errate.

“È il grande paradosso della pandemia… Una delle innovazioni di maggior successo nella storia della sanità pubblica, il rapido sviluppo dei vaccini anti-Covid, ha in realtà avuto l’effetto di ridurre la fiducia del pubblico nella vaccinazione”, afferma il dottor Simon Williams, ricercatore in sanità pubblica presso la Swansea University.

Ricordiamo: la distribuzione del vaccino fu presentata come la soluzione trionfale della crisi del Covid, l’atto finale grazie al quale il mondo, malconcio e ferito, sarebbe riemerso alla luce, liberato dalle grinfie di una pandemia globale. Questo è ciò che ci fu assicurato. Questo ciò che avremmo dovuto credere. Ma la realtà non è mai così precisa e ordinata.

Nei primi giorni della distribuzione del vaccino, c’era ottimismo, persino trionfalismo. Ma già allora accanto al messaggio positivo c’era qualcos’altro: la coercizione. In Germania lo slogan “Impfen = Freiheit” – “Vaccinazione = Libertà” fu proiettato su una torre, a Düsseldorf. Ma se la libertà è subordinata all’obbedienza, che libertà è?

Il termine “esitazione vaccinale” viene utilizzato per patologizzare lo scetticismo. L’esitazione implica una condizione temporanea, un ostacolo psicologico da superare. Non è il riconoscimento del fatto che le persone potrebbero avere preoccupazioni fondate e che l’autonomia di decisione circa la salute è un diritto inalienabile.

La scienza comportamentale, non l’etica medica, ha guidato la narrazione. “La normalità può tornare per te e per gli altri solo con la vaccinazione” era il ritornello comune, una spinta attentamente studiata che sfruttava la pressione sociale e il senso di colpa. La persuasione si trasformò in coercizione.

I passaporti vaccinali furono proposti non sulla base di una necessità scientifica, ma come meccanismo di conformità. Il Sun pubblicò a tutta pagina il titolo No Jab, No Pint (Senza il vaccino, non puoi andare al pub a farti una pinta, N.d.T.), sintetizzando il passaggio dalla raccomandazione medica all’obbligo sociale. E questi mantra risuonarono in tutto il mondo.

La salute pubblica non riguardò più solo il benessere individuale: divenne uno strumento di controllo statale. Funzionari della sanità pubblica e politici affermavano che “nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”, una falsità assurda. Se un vaccino protegge l’individuo, perché i non vaccinati dovrebbero rappresentare una minaccia?

Col passare del tempo, le crepe nella narrazione si sono allargate. I vaccini, inizialmente promossi come prevenzione delle infezioni e della trasmissione, si sono poi rivelati inaffidabili. Coloro che avevano espresso un iniziale scetticismo (scienziati, dottori, persone comuni) sono stati ridicolizzati, censurati, persino ostracizzati. Ma, alla fine, molte delle loro preoccupazioni sono state convalidate.

Ricordate l’arsenale di tattiche di psicologia comportamentale impiegate per spingere a iniettarsi quelle sostanze? Dalle ciambelle gratuite alle lotterie in denaro, dalle sponsorizzazioni pagate da celebrità alla vergogna sociale, i governi hanno reso indistinto il confine tra persuasione e coercizione. In alcuni degli esempi più scioccanti, le persone sono state addirittura ricompensate con marijuana o servizi sessuali per essersi fatte iniettare il vaccino.

Queste strategie non erano neutrali: plasmavano attivamente il dibattito pubblico, punendo lo scetticismo e premiando il conformismo.

Sir Chris Whitty, Chief Medical Officer of England (in Inghilterra, il consulente governativo più anziano e autorevole in materia di salute, N.d.T.). un tempo convinto sostenitore delle politiche di vaccinazione di massa, adesso afferma di non essersi mai sentito a suo agio con gli obblighi vaccinali, sostenendo che avevano motivazioni del tutto politiche. Questa confessione solleva questioni critiche su quello che fu il processo decisionale durante la pandemia. Se uno dei principali consulenti medici del Regno Unito nutriva delle riserve, perché non ci fu spazio per un vero dibattito? Perché non denunciò pubblicamente gli obblighi che andavano contro il consenso informato ed erano di natura politica?

I dissidenti furono calunniati ed etichettati come “anti-vaccinisti” indipendentemente dal loro ragionamento. Io stessa sono stata etichettata come “covidiota” in una recensione disonesta che il Times ha dedicato al mio libro A State of Fear (Stato di paura, N.d.T., Duc in altum ne ha parlato qui). Una citazione fu estrapolata apposta dal libro per travisare la mia argomentazione, arrivando ad accusarmi in modo diffamatorio di plagio.

In effetti, stavo citando una domanda posta in un video che mirava a convincere le minoranze etniche a vaccinarsi. Il video faceva affermazioni che in quel momento non potevano essere comprovate e avrebbero potuto danneggiare la fiducia nei vaccini proprio tra i gruppi che già ne mostravano di meno.

Tra le affermazioni problematiche contenute nel video c’era questa: “Presto ci riuniremo ai nostri amici e familiari, a patto che facciamo una cosa semplice: ci vacciniamo”. Un concetto coercitivo che mina il consenso informato.

Un’altra affermazione era: “Come puoi salvare la vita di qualcuno? Prendi il vaccino”. Ma di quale vaccino si parlava? All’epoca in cui uscì il video, nel Regno Unito venivano usati due vaccini, Pfizer e AstraZeneca, e in quel momento non era possibile provare in modo definitivo che i vaccini interrompessero la trasmissione del virus. Pertanto, era un’affermazione infondata ed emotivamente manipolativa.

Ed ecco un’altra affermazione contenuta nel video: “Non ci sono casi di effetti collaterali significativi tra i milioni di persone che hanno ricevuto questo vaccino”.

La realtà, lo sappiamo, è che la possibilità di effetti collaterali c’è sempre, e per un vero consenso informato è essenziale essere onesti sui rischi. Già all’epoca, per esempio, il foglietto illustrativo di Pfizer diceva che il vaccino può causare “abbassamento temporaneo monolaterale del viso ” (paralisi di Bell) e “sono stati segnalati casi di anafilassi”. In effetti, ci sono stati molti effetti collaterali, da lievi a estremamente gravi, e persino decessi.

Altra affermazione: “Il vaccino non include carne di maiale o alcun materiale di origine fetale o animale”.

Ma, ancora una volta, quale vaccino? E cosa intende il video con “include”? I vaccini Covid-19 sono stati studiati e/o sviluppati utilizzando cellule che erano state replicate da cellule di feti abortiti. Le persone di fede non hanno diritto alla verità?

E poi quell’asterisco: i vaccini anti-Covid-19 non sono mai stati progettati per essere in grado di creare “immunità di gregge”. Chi è l’idiota adesso?

Il video che ho preso in considerazione è stato solo uno dei tanti tentativi di fare pressione sulle persone perché si vaccinassero. Conteneva affermazioni non verificabili, emotivamente manipolative e persino false. E poi si pretende che il pubblico abbia fiducia nei vaccini.

Ci sono stati innumerevoli esempi di coercizione. Gli adolescenti sono stati attirati con del gelato gratis. I bambini sono stati invitati ad accarezzare gli animali da fattoria mentre erano in coda per la loro puntura totalmente inutile. Le università hanno fatto balenare borse di studio per gli studenti. I soliti avvertimenti sulla pressione dei pari sono stati abbandonati a favore di un uso improprio della conformità. Fu questo un modo appropriato per incoraggiare una decisione medica, soprattutto quando l’analisi rischi-benefici era tutt’altro che chiara?

La pietra angolare etica della medicina moderna, il consenso volontario e informato, è stata spesso messa da parte. Incentivi, minacce di esclusione e messaggi di paura hanno eroso la capacità degli individui di prendere decisioni libere e non coercitive. Un documento del Dipartimento della salute e dei servizi umani sul consenso informato avverte che gli incentivi finanziari in contesti di ricerca possono costituire “indebita influenza”, potenzialmente interferendo con il processo decisionale volontario. Tuttavia, durante la “pandemia”, metodi simili furono adottati senza controllo e senza ritegno.

La retorica che circondava la vaccinazione assunse un tono profondamente moralista. Coloro che esitavano venivano condannati come egoisti, ignoranti, persino pericolosi. L’appello di Tony Blair a “distinguere” tra vaccinati e non vaccinati trovò eco nei dibattiti sui media e nella politica.

Alcuni giornali arrivarono persino a paragonare gli esitanti a “terroristi” o “insorti”. Questo linguaggio disumanizzante usato per promuovere l’obbedienza rischiò di approfondire divisioni sociali che persistono ancora oggi.

Fallire nel riconoscere questi abusi significa fallire nel ricostruire la fiducia. Il “paradosso” non è che l’innovazione abbia causato esitazione nei confronti del vaccino. Il paradosso è che un tale vaccino di “successo” abbia richiesto l’uso sistematico di manipolazione, esclusione e paura per far sì che le persone mettessero da parte i dubbi.

Da quando è stato condotto questo che, a tutti gli effetti, è stato un esperimento di psicologia comportamentale senza precedenti, ventimila cittadini britannici hanno fatto domanda al programma di pagamento dei danni da vaccino per avere un risarcimento a causa di gravi lesioni avute in seguito alla vaccinazione. Ora sappiamo che il governo era a conoscenza dei rischi e si aspettava che le lesioni da vaccino sarebbero costate ai contribuenti la sbalorditiva cifra di 1,7 miliardi di sterline, e le aziende farmaceutiche sono state indennizzate per questi costi. E tenete presente che per ottenere il riconoscimento del danno da vaccino le persone devono avere una disabilità almeno del 60%: quindi ci sono sicuramente molte altre migliaia di persone che hanno avuto lesioni meno “gravi”, compresi adolescenti con la miocardite.

Tutto ciò non era imprevedibile. Infatti, ho dedicato un capitolo del mio libro A State of Fear: How the UK weaponised fear during the Covid-19 pandemic (Stato di paura. Così il governo britannico ha utilizzato la paura come arma durante la pandemia di Covid-19, N.d.T.) esplicitamente a questo: “I finali felici non sono scritti nel linguaggio del controllo coercitivo”.

Forse la sottoscritta non è poi così covidiota, dopotutto.

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Nella foto, si vide anche questo: “Ti sei vaccinato? Per te cannabis gratis”

 

Aldo Maria Valli:
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