E così la Toscana è la prima regione italiana a dotarsi di una legge sul suicidio assistito. Il voto è arrivato l’11 febbraio (ironia della sorte, il giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata del malato) e la normativa è passata con i voti favorevoli del Partito democratico, di Italia Viva, del Movimento Cinque Stelle e del Gruppo misto. Contrari Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia (una consigliera Pd si è astenuta).
La procedura di morte viene definita nei suoi vari passaggi con imperturbabilità burocratica. Ci sarà una commissione di specialisti, ci sarà il parere del comitato etico, ci sarà la comunicazione dell’unità sanitaria locale. Poi il farmaco (un veleno, in senso letterale) sarà preparato e il soggetto potrà essere suicidato. Il tutto prenderà cinquantaquattro giorni al massimo.
Le parole assumono significati grotteschi. Il servizio fornito sarà gratuito. La possibilità di accedere al servizio spetterà ai beneficiari dell’assistenza sanitaria.
Anche se il testo afferma che la legge regionale lascerà il posto a un’eventuale disciplina decisa a livello statale, è chiaro che intanto la finestra di Overton si è spostata ulteriormente. Superata da tempo la fase “inconcepibile”, l’idea del cosiddetto suicidio assistito ha ora oltrepassato anche il livello “accettabile” e “ragionevole” ed è approdata alla legalizzazione.
Evviva la civiltà e la libertà.