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Testimonianza / Io, ridotto allo stato laicale per “disobbedienza”, dico: “Non posso tradire la Verità”
Il mese scorso la diocesi di Mercedes-Luján, in Argentina, ha reso noto che il sacerdote Alejandro Rodolfo Gwerder è stato dimesso dallo stato clericale su decisione del Dicastero vaticano per il clero. La sentenza è arrivata dopo un processo a carico del sacerdote per delitti contro l’obbedienza, la comunione e gli obblighi inerenti al ministero sacerdotale.
Don Alejandro, noto come sacerdote fedele, rispettoso della tradizione e attento alle esigenze del gregge che gli è stato affidato, ha scritto una lettera che Duc in alcum ha tradotto e qui vi propone.
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Sia lodato il Cuore Eucaristico di Gesù.
Mi rivolgo a coloro che mi conoscono da sempre, o almeno dai ventotto anni del mio ministero sacerdotale.
Quando si risvegliò in me l’aspirazione di consacrarmi a Dio, desiderai ardentemente unirmi a tutti coloro che nel corso della storia hanno dato la vita per espandere il Regno di Dio, conquistando anime per Cristo e la sua Chiesa.
Le parole del Signore sono state per me fonte di ispirazione. Gesù insegna con chiarezza che Egli è la Via, la Verità e la Vita e che nessuno viene al Padre se non per mezzo di Lui. Egli manda i suoi apostoli a percorrere il mondo intero e insegnare a tutti a osservare ciò che ha comandato. Vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità, e ammonisce chiaramente che, di fronte ai suoi insegnamenti, chiunque crede e si fa battezzare sarà salvato, mentre chiunque non crede sarà condannato. Ha lasciato la sua Chiesa, edificata su Pietro, affinché ogni uomo lungo i secoli possa conoscere la verità che salva (poiché la Chiesa ha la missione di trasmettere ciò che ha ricevuto, così come il suo Fondatore l’ha stabilito, senza aggiungere, togliere o cambiare nulla). Tutto ciò si aggiunge alla considerazione della tragica realtà dell’uomo, che a causa della mancanza di luce è perduto per sempre. Per questo, e per molto altro ancora, è cresciuto in me il desiderio di servire quel Signore che salva mediante l’unica vera Chiesa, depositaria della Verità.
Volevo seguire l’esempio d’amore di Nostro Signore, che per la nostra salvezza ha donato la sua vita come sacrificio di redenzione.
Ho voluto dare la mia vita anche per prolungare in qualche modo il suo desiderio di muovere i cuori alla conversione, al pentimento dei peccati e all’adesione a tutto ciò che Lui e la Chiesa, sua amata Sposa, hanno insegnato.
Ho capito che amare veramente significa desiderare il bene e fare del bene agli altri. E che, nel caso della missione di una persona consacrata, questo bene consiste nel condurla alla verità.
Ho capito chiaramente, e ho sempre insegnato, che gli insegnamenti del Signore e della sua Chiesa attraverso i secoli sono immutabili e che nessuno ha il diritto di cambiare nulla di ciò che è stato definito e insegnato. Per questo il mio tentativo è sempre stato quello di far conoscere la Verità che salva, così come mi è stata trasmessa e così come l’ho ricevuta, vedendo in questo qualcosa di proprio del ministero sacerdotale.
Non voglio – non ho mai voluto – né posso insegnare esplicitamente nulla di diverso da ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Né voglio insinuare ai fedeli, neanche implicitamente, il dubbio che ciò che oggi si propone come nuova corrente ecclesiale sia qualcosa di buono o di vero. Non lo è. Personalmente ho sempre desiderato e continuo a desiderare (per grazia di Dio) di non smettere di pensare, pregare e agire nella Chiesa e secondo la Chiesa, né voglio allontanarmi, nella dottrina e nella pratica, dalla Fede custodita e trasmessa dalla Chiesa.
Sono pienamente certo che solo la verità assicura l’unione con il Capo invisibile della Chiesa, che è Cristo.
Inoltre, è importante ricordare che la carità si basa su una fede sincera e sana. E che l’unità della fede è il vincolo principale che unisce i discepoli di Cristo. Non si può pretendere l’unità di comunione e/o di governo ignorando l’unità della fede. Il Magistero istituito da Gesù Cristo è un magistero vivo e anche un magistero perpetuo che non può contraddire sé stesso senza contraddire ciò che la Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli di Cristo e da Cristo di Dio.
Per anni ho sofferto del disagio che deriva dal vedere la mia fede attaccata. A questo punto della mia vita e del mio ministero, mi sento obbligato in coscienza a resistere a tutto ciò che contraddice la direzione che Cristo ha dato e continua a dare e che nessuno ha il diritto di cambiare.
Capisco che la mia obiezione di coscienza sembra minare l’unità visibile della Chiesa. Ma non posso comportarmi diversamente. Mi conforta la teologia cattolica espressa da sant’Agostino, san Cipriano, san Gregorio, san Tommaso d’Aquino e altri autori e santi che insegnano che il pericolo per la fede e lo scandalo pubblico in materia dottrinale rendono la resistenza legittima e giusta.
In materia di fede, chi mette in discussione o nega una sola verità rivelata o relativa alla Rivelazione mette in discussione o nega tutta la Rivelazione.
La missione del ministro di Dio è quella di garantire che i fedeli seguano Cristo, non la persona del ministro. Il mio desiderio è che tutti conosciamo il vero Pastore e lo seguiamo senza deviare né a destra né a sinistra. La resistenza a certe tendenze non deve essere intesa come frutto di ribellione o di disobbedienza, ma come desiderio di essere pecore del Buon Pastore, che non seguono uno sconosciuto e anzi fuggono da lui, perché non conoscono la voce degli estranei.
A chi ritiene che il mio atteggiamento sia stato motivo di scandalo, cosa che non era affatto nelle mie intenzioni, rispondo con san Gregorio Magno: “È meglio dare scandalo che tradire la verità”. Meglio dare scandalo che ingannare coloro che vedono che l’errore e la menzogna sembrano essere approvati.
Vi affido al Signore e in modo particolare chiedo a tutti di proteggere il manto della nostra Madre Addolorata. E non tralasciamo di offrire tutte le nostre croci e le nostre afflizioni in riparazione al Sacro Cuore di Gesù, oggi ovunque oltraggiato.
Grazie a tutti per la generosità sempre dimostrata verso il Signore di tutti, e anche verso di me.
Tutto per la maggior gloria di Dio.
don Alejandro Rodolfo Gwerder
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Nell’immagine, il comunicato dell’arcivescovado di Mercedes-Luján