Unione europea, ma che vuoi?

di Fabio Battiston

Ciò a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni può apparire incredibile a occhi e orecchi di qualche osservatore superficiale. Tuttavia per tutti coloro che hanno imparato a riconoscere in quest’inizio di terzo millennio cosa si muove dietro e dentro il cosiddetto Occidente democratico, non vi è alcuna sorpresa nel constatare ciò che questo “tetro teatro” – specialmente europeo – sta proponendo rispetto all’evoluzione della crisi russo-ucraina. Assistiamo a un fetido dramma che può suscitare solo indignazione.

È di tutta evidenza come l’elezione e i primi atti di Donald Trump stiano rapidamente producendo quei prevedibili passi avanti per arrivare ad un negoziato realisticamente finalizzato alla conclusione della guerra. È un approccio diretto, fatto di un susseguirsi di decisioni, colloqui e prese di posizione; uno scenario al quale un certo tipo di politica, che ben conosciamo, non solo non è abituata ma è addirittura refrattaria. Una opposizione quasi antropologica ad un modo di fare politica mai condiviso. Quello a cui stiamo assistendo è però qualcosa di ben più grave. L’Occidente euro-americano di stampo liberal-social-democratico, e col sostegno deciso della sedicente chiesa cattolica, sta cercando in ogni modo di sabotare la macchina messa in moto da Trump; un meccanismo, si badi bene, che potrà molto probabilmente far finire quella terribile guerra, giammai prolungarla. Tuttavia, un Occidente ideologizzato e secolarmente abbarbicato ai suoi disvalori non ne vuol sapere di farsi da parte e rifiuta una pace che peraltro, in questi tre anni di conflitto, ha satanicamente tenuto lontano da ogni realistica prospettiva.

In questo quadro chi emerge nella sua macabra stoltezza non è tanto la componente dem-woke statunitense, uscita letteralmente a pezzi dalle elezioni presidenziali, bensì l’Europa, la stramaledetta Unione europea col suo codazzo di stakeholder e di maître à penser detentori di un’informazione asservita. L’esempio italiano è paradigmatico. Basta leggere i giornaloni del pensiero unico, appollaiati sul loro immarcescibile podio: al primo posto il Corriere della sera, poi il tristo seguito di Repubblica e Stampa; la medaglia di legno, invece, spetta senz’altro alle penne di Avvenire guidate dallo Zuppi-pensiero. Tra mille appassionate cronache della fanghiglia sanremese ecco campeggiare i loro titoli di politica estera: “Trump traditore dell’Occidente”; “Grazie a Trump ecco il trionfo di Putin”; “L’Europa ignominiosamente tagliata fuori dai negoziati”; “Non ci sarà mai pace senza il contributo dell’Unione europea”. E la maleodorante acredine di questi venefici inchiostri potrebbe continuare all’infinito.

Ma che accidenti vuoi, Europa? Hai pure il coraggio di indignarti perché ti mettono in un cantuccio? Era ora, finalmente! Sì, perché in questi ultimi tre anni non hai fatto altro che gettare benzina, nafta e petrolio sul già quasi carbonizzato teatro bellico. Hai fornito all’Ucraina dell’ex comico – oggi becchino – Zelensky armi, munizioni e supporto logistico. Hai sostenuto uno stato che ancora celebra tra i suoi eroi un collaborazionista dei nazisti e la cui soldataglia, ottanta anni fa, faceva a gara con le SS nel massacrare gli ebrei. Hai fatto deliberatamente fallire, sin dall’inizio, qualsiasi tentativo di composizione pacifica del conflitto. Tutto questo con l’unica prospettiva di moltiplicare lutti e rovine in quell’Ucraina cui hai sempre assicurato sostegno imperituro e che tuttavia non avrebbe mai potuto vincere. Questo lo sapevi bene sin dall’inizio. Hai finora strumentalmente usato quel popolo per portare avanti i tuoi loschi fini. Obiettivi che stai perseguendo da oltre vent’anni con le tue provocatorie e imperialistiche politiche di estensione a est dell’Unione Europea e col sostengo alle strategie Nato di allargamento dell’alleanza fin nel cuore dell’ex Patto di Varsavia. Un coacervo di provocazioni, unito all’infame politica delle sanzioni, per spingere la Russia alla reazione, così come poi puntualmente avvenuto. Le mani lorde del sangue di centinaia di migliaia di soldati russi e ucraini sono le tue, malefica Europa; tuo l’essere il mandante, insieme a quell’America che speriamo sconfitta ben oltre la vittoria elettorale di Trump, di un massacro che sta devastando una parte importante del nostro continente. Questo hai sinora sostenuto, malvagia Europa. Un progetto politico, militare, economico ma anche “etico” e disvaloriale. Un disegno volto a estendere verso est il tuo marciume fatto di follie eco-ambientaliste, economie di morte, aborto ed eutanasia come diritti costituzionali, immigrazione incontrastata, distruzione della famiglia e della normalità in nome del mostro LGBTQ transgender. Un esempio? Ti sono bastati pochi anni, stramaledetta Ue, per trasformare la cattolicissima Polonia in una delle nazioni portabandiera dei tuoi venefici disvalori. Ma ancora non ti accontenti, o impareggiabile mostro totalitario; ora stai cercando di annullare libere elezioni ogniqualvolta il loro esito non ti è favorevole. Rispetto a questo ammasso di orrori, la pseudo-chiesa universal-sinodale non è stata solo a guardare ma ti ha attivamente sostenuto. Per rendersene conto basta leggere i resoconti dell’informazione sedicente cattolica, tutti concordi nel difendere l’Europa e i suoi “valori” dai volgari attacchi dell’odiatissimo trumpismo e del becero populismo che anima le destre antieuropee.

Ora che fai, ignobile Unione europea, reclami un posto a tavola per organizzare una pace che non solo non hai mai voluto ma che hai sempre deliberatamente sabotato? Ma come ti permetti?

Vedendoti così agitata nel rivendicare un diritto che non ti spetta, mi fai venire in mente una scena di un vecchio, esilarante film con Alberto Sordi, Arrivano i dollari. In uno dei suoi accessi di rabbia verso l’inetto e infido maggiordomo, il protagonista apostrofa cosi il suo servitore; “Sta’ zitto, accuccia lì e magna er pappone”. Ma neanche il pappone rancido ti meriti, livida unione bruxellese; anche quello ti verrà tolto da una realtà che tu disprezzi e odi da sempre: quel popolo che, nonostante i tuoi imbrogli e i dittatoriali diktat elettorali, prima o poi ti spazzerà via. Per sempre.

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