Volevano la guerra. Sono stati fermati

di Fabio Battiston

Ogni giorno, ogni ora che passa rendono sempre più chiaro lo scenario che si va configurando rispetto alla crisi russo-ucraina. Indipendentemente da ciò che ciascuno possa pensare su tempi, modi, forma e sostanza dello tsunami generato da Trump (non solo nella fattispecie Ucraina ma in moliti altri contesti), un dato appare difficilmente contestabile: senza la sua vittoria elettorale, l’Occidente – rappresentato dalla mortifera coppia Stati Uniti dem-woke e Unione europea – ci avrebbe trascinato in una indefinita continuazione del conflitto che, prima o poi, non poteva che sfociare in una guerra globale. Ma, fortunatamente per i popoli di mezzo mondo, tale tragedia non si verificherà per il semplice fatto che metter fine al conflitto è la volontà politico-strategica delle principali potenze del pianeta: gli Usa – finalmente e speriamo per un bel po’ di anni – liberati dalla ghigliottina guerrafondaia liberal, la Russia stessa e, non ultima, la Cina desiderosa di riprendere al più presto il conflitto che realmente ama, quello commerciale.

I negoziati non saranno brevi né semplici, i residuali sussulti sanguinari di qualche pseudo-leader continentale ormai in putrefazione (ogni riferimento al pagliaccio transalpino è puramente voluto) non mancheranno. La strada tuttavia è tracciata, è solo questione di tempo. È fortemente auspicabile che la pace ottenuta non sia soltanto un’assenza di guerra, di lutti e rovine. Che sia una pace da coniugare con la giustizia, per tutti.

Tuttavia per noi italiani, per coloro che si sentono anche europei ma anche – e forse soprattutto – per tutti i cattolici, questa terribile storia non può finire così. Quello che è accaduto, ma ciò che ancora sta cercando disperatamente di proporsi, deve rappresentare un grande insegnamento per tutti noi. In queste ore stiamo assistendo al turpe spettacolo di un manipolo di satrapo-burocrati che, dai loro scranni bruxellesi o dalle loro poltrone governative e presidenziali (anche quirinalizie), vogliono in ogni modo sabotare tutto ciò che le grandi potenze stanno mettendo in campo per ottenere la fine del conflitto. Sono gli stessi figuri che da decenni stanno imponendo ai cittadini delle patrie europee folli decisioni in ogni ambito della nostra vita: dalla politica all’economia, dalla fiscalità all’ambiente, e poi il lavoro, il costume, l’alimentazione. Infine le questioni più importanti; fede, valori, morale ed etica. Attenzione. Stiamo parlando di coloro che avrebbero potuto scatenare la terza guerra mondiale! Sarebbe bastata la vittoria del famigerato schieramento lib-dem americano per dare a costoro la forza per continuare a sostenere i loro disegni di morte. Un progetto di esportazione a oriente di tutto ciò che, oggi, connota il sedicente (e seducente per molti) “modello democratico occidentale”. Inutile dire in cosa consista tale modello. I lettori di Duc in altum sanno fin troppo bene di cosa sto parlando.

Questo mantra, ma sarebbe meglio dire questo incubo, è fortemente sostenuto e promosso in ogni forma dalle gerarchie della chiesa cattolica e da gran parte di quel mondo cultural-intellettuale laico oggi tra i protagonisti del progetto sinodale. E qui entrano in gioco le nostre scelte di credenti e la necessità di abbandonare ogni ricerca di compromesso nel nostro confronto con la casa (parlo di quella temporale) della quale, come battezzati, facciamo parte. L’equazione è semplice e terribile al tempo stesso. L’Unione europea, certamente gran parte di essa, ha massimamente contribuito a scatenare il conflitto. Voleva e, malgrado tutto, vuole ancora la guerra; l’Unione europea intendeva con essa esportare la sua panoplia di disvalori e di etica di un modo alla rovescia. La chiesa cattolica, da diversi anni ormai, sostiene attivamente questa putrescente organizzazione sovranazionale e il suo apparato “etico-valoriale” (ne abbiamo avute, e ne abbiamo a decine di prove concrete tra atti, dichiarazioni, prese di posizione, ecc.). Ergo, la Chiesa cattolica voleva e vuole ancora questa guerra se solo due giorni fa la Conferenza episcopale tedesca ha invitato i cattolici germanici a votare, nelle elezioni federali del 23 febbraio, per i partiti che hanno fortemente voluto il mantenimento del conflitto. Sono i medesimi schieramenti di quel governo che è stato tra i più solerti e magnanimi fornitori di armi e munizioni a Kiev. Inoltre, promuovendo a spada tratta la Ue, la chiesa cattolica sostiene, come logica conseguenza, i suoi disvalori e la sua etica rovesciata. In questa continua corsa all’endorsement più sfrenato, la chiesa italiana è certamente in pole position. La Cei del cardinale Zuppi non perde occasione per celebrare e sostenere le ragioni di un’unione continentale forte, solida e inattaccabile. Ecco, questa è non da oggi la macabra organizzazione in cui si è trasformata la barca temporale dalla quale è stato scaraventato a mare il povero san Pietro.

Ciascuno di noi, prima o poi, dovrà trarre da tali accadimenti un qualche tipo di insegnamento sul come e cosa essere nel rapporto con questa Chiesa. Ma una cosa è certa: il re è nudo.

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