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Riflettere sulla “pandemia”. Sì, ma come?

di Laura Dodsworth

Il governo britannico ha annunciato una Giornata di riflessione sul Covid-19 per domenica 9 marzo 2025. Ma riflessione su che cosa, esattamente?

Non sarà un giorno dedicato a una discussione aperta. Sarà invece riproposta una narrazione attentamente curata, che eviterà attentamente qualsiasi esame dell’impatto a lungo termine delle decisioni governative prese durante la “pandemia”.

Rifletteremo forse sugli effetti che i lockdown hanno avuto sulla salute mentale, sullo sviluppo dei bambini, sugli anziani lasciati morire da soli? Rifletteremo sugli obblighi vaccinali e le loro conseguenze sull’autonomia fisica, sul lavoro e sulla fiducia nella sanità pubblica? Rifletteremo sulle inutili leggi che fanno regredire la popolazione a livello infantile e trasformano la società in un teatro dell’obbedienza? Rifletteremo sulle multe punitive che schiacciavano la gente comune mentre i funzionari governativi organizzavano feste? Rifletteremo sull’immissione di denaro che ha alimentato l’inflazione, ha colpito duramente l’economia e ha causato difficoltà finanziarie a milioni di persone? Rifletteremo sulle aziende distrutte da restrizioni in continua evoluzione e da eccessi burocratici? Sulla chiusura delle scuole che ha privato i bambini dell’istruzione, del vivere insieme e di un’infanzia normale?

No, non lo faremo.

La nostra riflessione, ancora una volta, verrà preconfezionata secondo precise prescrizioni. Ci sarà chiesto di ricordare e commemorare coloro che hanno perso la vita dall’inizio della “pandemia”, di riflettere sui sacrifici fatti da molti e sull’impatto della “pandemia” su tutti noi. Ci sarà chiesto di rendere omaggio al lavoro del personale sanitario e socio-assistenziale, così come degli operatori in prima linea e dei ricercatori, di  apprezzare coloro che si sono offerti volontari e hanno mostrato atti di gentilezza durante quel periodo senza precedenti.

Riflessione importante? Sì, certo, ma tremendamente incompleta.

In questi termini, non sarà una vera riflessione. Sarà un memoriale pensato da una singola prospettiva, progettato per garantire che non si facciano mai veramente i conti con quanto accaduto, per impedire che i responsabili siano tenuti a rispondere.

Quindi, dovremo fare qualcosa di diverso.

Personalmente, do il via alle danze con l’inizio di un capitolo del mio libro A State of Fear (Stato di paura), un promemoria su come la psicologia comportamentale sia stata usata come arma contro tutti noi. Condividerò anche alcuni dei miei articoli del 2020 e del 2021, contributi che all’epoca erano un po’ controversi ma che ora risultano molto più chiari.

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“Se comprendiamo i meccanismi e le motivazioni della mente di gruppo, è possibile controllare e disciplinare le masse secondo la nostra volontà e senza che loro lo sappiano. In quasi ogni atto della nostra vita quotidiana, che sia nella sfera della politica o degli affari, nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero etico, siamo dominati dal numero relativamente piccolo di persone che comprendono i processi mentali e i modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente pubblica”.

Edward Bernays, Propaganda

Nella scienza comportamentale la teoria dei nudge (Nudge Theory) afferma che sostegni positivi e suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare i motivi e gli incentivi che fanno parte del processo decisionale di gruppi e individui, almeno con la stessa efficacia di istruzioni dirette, leggi o coercizioni.

Si tratta di “spingere” il nostro processo decisionale in una certa direzione, ma i nudge non sono veri e propri ordini: sono suggerimenti, spesso sottili, messi in atto senza che i destinatari nemmeno ne siano consapevoli.

Noi non sempre prendiamo decisioni in modo razionale. Semplicemente, non abbiamo tempo per valutare attentamente ogni decisione che prendiamo. Se dunque comprendi i driver psicologici sottostanti il ​​pensiero superficiale, puoi influenzare le decisioni e il comportamento delle persone.

L’inventore del termine nudge, Cass Sunstein, ha detto: “Sapendo come pensano le persone, possiamo rendere più facile fare in modo che scelgano ciò che è meglio per loro, le loro famiglie e la società”.

La Gran Bretagna è uno dei pionieri nel campo della teoria dei nudge. Il Behavioural Insights Team (BIT), ufficiosamente noto come Nudge Unit, è stato fondato nel 2010 sotto il governo di David Cameron. E il Paese è cosi forte nel settore da esportare le sue conoscenze in tutto il mondo.

La Nudge Unit è ora una “società a responsabilità limitata con scopo sociale” con uffici a Londra, Manchester, Parigi, New York, Singapore, Sydney, Wellington e Toronto. Ha gestito più di 750 progetti e nel solo 2019 ha lavorato in trentuno Paesi. Ha condotto oltre mille workshop per governi di tutto il mondo, formando almeno ventimila dipendenti pubblici.

Non è fantastico che ci siano persone che sanno cosa è meglio per te? E che possono cambiare il tuo modo di pensare e il tuo comportamento senza che tu nemmeno te ne accorga?

Ora potete stare tranquilli: nel governo c’è chi si serve di scienziati comportamentali che danno consigli per spingervi verso ciò che è meglio per voi!

 

Aldo Maria Valli:
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