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Parole chiare sul papato. E attenzione al rischio di un apparente “conservatore”
Questo articolo è stato approvato dal vescovo Joseph Strickland che ha scritto su X: “Esorto tutti i cattolici a leggere questo articolo in preghiera perché credo che sia molto importante ed estremamente pertinente in questo momento nella Chiesa. LifeSiteNews ha fatto un lavoro eccellente nel preparare questa introduzione a una panoramica dei cardinali e delle loro posizioni. Questa introduzione è di inestimabile valore come guida nella valutazione di tali informazioni e nella preparazione dei fedeli per il prossimo conclave. Vorrei anche affermare che questo articolo non solo è utile per comprendere cosa accadrà, ma fornirà anche chiarimenti necessari su molte cose già accadute”.
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“La Chiesa ha avuto una linea di successione ininterrotta a partire da Pietro stesso; per rango, ufficio e potere i legittimi pontefici sono gli eredi e i difensori dello stesso insegnamento. La Chiesa è dove si trova Pietro, e Pietro parla nel romano pontefice, vivendo in ogni momento nei suoi successori, pronunciando giudizi e fornendo la verità della fede a coloro che la cercano. Le parole divine significano quindi ciò che questa Sede Romana del beatissimo Pietro sostiene e ha sostenuto. Questa madre e maestra di tutte le Chiese ha sempre conservato integra e intatta la fede che le è stata affidata da Cristo Signore”.
Papa Pio IX, Qui pluribus, n. 10 -11
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di Matthew McCusker
Si teme che le condizioni di salute di Francesco siano peggiori di quanto si pensasse in un primo momento. Ciò determina la possibilità di un conclave nel prossimo futuro. In ogni caso, arriverà il giorno in cui l’attuale collegio dei cardinali si riunirà con l’intenzione di eleggere un nuovo papa.
Sebbene siano molti, secondo diverse prospettive, coloro che negano o dubitano che l’attuale collegio abbia la capacità di procedere con l’elezione, con il presente articolo desidero accantonare tale questione, per quanto rilevante, e concentrarmi sulla questione più importante di tutte: chi è effettivamente in grado di essere eletto al papato. (Per una considerazione più dettagliata su chi può essere elettore legittimo, si veda questo articolo).
Con l’avvicinarsi di un conclave, ci sarà un intenso dibattito sulle qualità che il prossimo papa dovrebbe possedere. Coloro che si definiscono cattolici saranno profondamente divisi. Ciascuna delle opposte fazioni cercherà di sostenere un papa secondo il proprio cuore. Alcuni cercheranno un papa “liberale” che continuerà la rivoluzione radicale di Francesco, mentre altri desidereranno ardentemente un papa “conservatore” che possa riportare indietro l’orologio al 2013, o a qualche altro periodo del passato. Alcuni gruppi si concentreranno sulla visione geopolitica del candidato, mentre altri enfatizzeranno le sue opinioni in campo sociale, la condotta morale, le preferenze liturgiche e altre qualità distintive.
Sorprendentemente, pochi riconosceranno che il papato non è in realtà un ufficio politico, come una presidenza o la guida di una ONG internazionale, ma un’istituzione sacra fondata da Nostro Signore Gesù Cristo durante il suo tempo sulla terra per adempiere a scopi specifici secondo la sua volontà divina. Il papato non è un giocattolo che può essere passato di mano tra fazioni “liberali” e “conservatrici” ogni volta che c’è un’elezione. Solo gli uomini che soddisfano i criteri stabiliti da Nostro Signore possono accedervi. Il papa deve essere cattolico. Il papa, se è tale, è sempre cattolico.
Affrontare l’elezione di un papa come fosse l’elezione di una carica politica, o vederla come una contesa tra “liberali” e “conservatori”, significa fondamentalmente fraintendere la vera natura del papato.
In effetti, oggi dovremmo temere l’elezione di un “conservatore” tanto quanto quella di un “liberale”, e forse ancor di più se il “conservatore” non è un vero cattolico, cioè non è uno che professa pienamente la pienezza della fede cattolica. Perché un uomo è un eretico se “non crede anche a un solo articolo di quelli che sono proposti dalla Chiesa come dogmi di fede”. [1]
Se venisse eletto un vero cattolico, un uomo che fa una professione completa della fede cattolica e condanna tutti gli errori contrari, uno che insegna, prega e governa come ogni vero papa dovrebbe fare, e che agisce per risolvere le urgenti questioni sorte durante decenni di crisi, allora forse da questo conclave potrebbe emergere un vero papa e radunare a sé i veri cattolici. In quel caso, gli eretici e gli scismatici cadranno o saranno esclusi dalla sua autorità. Sarà chiaramente ciò che un vero papa è sempre: “La causa efficiente dell’unità della comunità cristiana”. [2]
Se venisse eletto un candidato simile a Francesco, o uno con idee ancora più estreme, ciò potrebbe avere gravi conseguenze, potenzialmente portando molte anime fuori strada attraverso una falsa dottrina. Allo stesso tempo, c’è speranza che l’autentica resistenza cattolica continui a crescere, che sempre più persone si risveglino rendendosi capaci di distinguere tra la Chiesa cattolica e la falsa chiesa che si definisce Chiesa conciliare/sinodale, e che un numero sempre maggiore di persone arrivi a comprendere cos’è la vera obbedienza e, quindi, a rifiutare la falsa autorità.
Se sarà eletto un uomo con opinioni più moderate o conservatrici rispetto a Francesco, c’è comunque da temere: molti si sentiranno rassicurati e abbasseranno la guardia, anche se il nuovo “papa” negherà una sola delle verità che devono essere credute dalla fede divina e cattolica. In una situazione del genere, molti fedeli sarebbero più inclini ad allinearsi con la Chiesa sinodale, potenzialmente separandosi in modo permanente dalla vera Chiesa cattolica.
Per capire cosa intendo, immaginate un “papa” che, una volta “eletto”, dichiari che non sarà radicale come Francesco ma non faccia una piena professione di fede cattolica e non condanni le eresie e gli errori che sono stati apparentemente consacrati come “atti del magistero” (per esempio, Amoris laetitia e Fiducia supplicans), così come l’emendamento del catechismo che contraddice l’insegnamento cattolico sulla pena di morte. Un tale “papa”, che approverebbe e affermerebbe sottilmente queste eresie e questi errori o li lascerebbe semplicemente passare sotto silenzio, in superficie potrebbe apparire più “conservatore”, ma di fatto stabilizzerebbe e confermerebbe le deviazioni dall’ortodossia cattolica.
Un “papa” come questo sarebbe molto più pericoloso, perché porterebbe più anime fuori strada mentre l’opposizione nei suoi confronti diminuirebbe. A suo sostegno ci sarebbero molte voci “conservatrici” e “tradizionali” che si concentrerebbero sulle sua azioni positive e ci direbbero: dobbiamo sostenerlo per il bene che fa, essere pazienti, pianificare il prossimo conclave e trascurare il male.
In altre parole, agirebbero come se la Chiesa di Cristo fosse semplicemente un’istituzione politica, che a volte ha papi eretici e a volte papi fedeli. Agirebbero come se i gli autentici cattolici potessero essere ridotti a un solo gruppo tra i tanti esistenti nella Chiesa. Riconoscerebbero come legittima una chiesa i cui atti ufficiali sono eretici e le cui discipline portano direttamente all’Inferno. Considererebbero come Corpo Mistico di Cristo un’istituzione umana che ha sistematicamente profanato il Corpo di Cristo, ovvero ciò che esattamente ha fatto Amoris laetitia.
Questi “conservatori” e “tradizionalisti” prenderebbero il loro posto come “ala cattolica” della Chiesa sinodale, proprio come gli “anglo-cattolici” formano “l’ala cattolica” della Chiesa d’Inghilterra. Ad alcuni sarà permesso di mantenere la loro liturgia e predicare la loro dottrina nelle chiese, a patto che rimangano fedeli al successore di Francesco che occupa il Vaticano.
Se i nemici della Chiesa sono astuti, è dunque probabile che stiano già progettando di eleggere un papa “conservatore” che preserverebbe non la retta dottrina cattolica, ma gli errori che sono stati falsamente presentati come atti autentici del Magistero.
Ecco perché dobbiamo affermare con coraggio, chiarezza e fede incrollabile che la Chiesa fondata da Gesù Cristo è per sempre una, santa, cattolica e apostolica. È una perché è perpetuamente unita nella fede, nel culto e nel governo. È perpetuamente unita nella fede perché tutti i cattolici, senza eccezione, prendono la loro regola di fede dal supremo maestro della fede cattolica, il romano pontefice, il successore di san Pietro, che non è mai stato, non sarà mai e non potrà mai essere un eretico pubblico.
Che cos’è il papato?
Il papa è il successore di san Pietro nella sede di Roma. È il capo visibile della Chiesa militante. È la “causa efficiente dell’unità” nella Chiesa, il mezzo umano attraverso il quale la Chiesa è unita nella fede, nel culto e nel governo [3]. Il papa esercita la pienezza del triplice potere di Cristo nella Chiesa: insegnare, santificare e governare. A lui appartiene l’esercizio supremo dell’autorità infallibile di insegnamento conferita alla Chiesa da Cristo stesso, a cui tutti devono dare il loro assenso. A lui appartiene l’ufficio di sommo sacerdote, in comunione con il quale tutti devono pregare. A lui appartiene il supremo governo della Chiesa, a cui tutti devono obbedire.
Per essere validamente eletti a questa carica suprema si devono soddisfare i criteri stabiliti da Gesù Cristo. Un candidato che non soddisfi questi criteri non può essere eletto, perché sono criteri derivanti da legge divina, non da una legge umana. Ogni tentativo di eleggere un candidato non conforme a tali criteri sarebbe del tutto nullo e vuoto e, pertanto, nessun cattolico dovrebbe darvi il suo assenso.
Chi può essere eletto papa?
Le condizioni per una valida elezione al papato sono riassunte dal teologo Sylvester Berry come segue.
Può essere eletto sommo pontefice qualunque persona di sesso maschile che abbia l’uso di ragione, purché sia membro della Chiesa e non escluso dall’ufficio per legge ecclesiastica [4].
La natura stessa dell’ufficio esige che il sommo pontefice sia membro della Chiesa e abbia l’uso della ragione; la volontà di Cristo esige che sia di sesso maschile [5].
Altre condizioni possono essere richieste dalla Chiesa, poiché il papa, avendo piena autorità nel governo della Chiesa, può stabilire leggi che renderebbero nulla e non valida un’elezione papale se non fossero soddisfatte le condizioni prescritte [6].
La stessa dottrina si ritrova nel commento dei canonisti padre Francis X. Wernz e padre Peter Vidal.
Sono validamente eleggibili tutti coloro che non sono impediti dalla legge divina o da una legge ecclesiastica invalidante. Perciò può essere validamente eletto un uomo che gode dell’uso della ragione sufficiente per accettare l’elezione ed esercitare la giurisdizione, e che è un vero membro della Chiesa, anche se è solo un laico. Sono esclusi come incapaci di valida elezione tutte le donne, i bambini che non hanno ancora raggiunto l’età della discrezione, coloro che sono afflitti da pazzia abituale, gli eretici e gli scismatici [7].
In questo articolo tralascerò di considerare le condizioni richieste dalla legge ecclesiastica e concentrerò l’attenzione sulle tre condizioni richieste dalla legge divina.
Queste condizioni non possono mai essere modificate. Un candidato che non le soddisfi non può mai, in nessuna circostanza, essere eletto papa. Ogni tentativo di elezione sarebbe nullo e non valido.
Queste tre condizioni sono che il candidato eletto sia:
- Maschio
- In possesso dell’uso della ragione
- Un membro della Chiesa cattolica
Condizione 1: maschio
Il papa è il vescovo di Roma. Pertanto, il candidato vincente deve essere un vescovo o, se non è vescovo al momento della sua elezione, deve avere intenzione di essere consacrato vescovo dopo l’elezione.
Il sacramento dell’ordine sacro può essere conferito solo a membri di sesso maschile. Pertanto, solo un uomo può essere eletto papa. Berry scrive: “È assolutamente necessario che il romano pontefice sia di sesso maschile, perché solo a lui Cristo ha affidato il governo della sua Chiesa e il potere degli ordini… Un laico può essere validamente eletto all’ufficio… ma il potere verrebbe solo attraverso il sacramento dell’ordine, che egli sarebbe obbligato a ricevere, poiché Cristo evidentemente intendeva che la sua Chiesa fosse governata dai vescovi”. [8]
Il tentativo di elezione di una donna al papato sarebbe invalido. L’elezione di un uomo che sia vescovo sarebbe anch’essa invalida, se non ci fosse l’intenzione di essere consacrato vescovo.
Condizione 2: il possesso dell’uso della ragione
Il papa esercita il potere di governo sui membri della Chiesa. Coloro che governano gli altri devono farlo in accordo con la ragione. Pertanto, colui che esercita tale potere deve possedere l’uso della ragione. Come scrive Berry: “[Il papa] deve avere l’uso della ragione perché il primato consiste essenzialmente nell’esercizio della giurisdizione e questo di per sé è un atto di ragione. Di conseguenza, non può essere validamente eletto al sommo pontificato un uomo che sia permanentemente pazzo o che non abbia ancora raggiunto l’età della ragione”. [9]
Il tentativo di elezione di un bambino al di sotto dell’età della ragione o di un uomo che fosse permanentemente pazzo sarebbe invalido.
Condizione 3: appartenenza alla Chiesa cattolica
Il papa è il capo visibile della Chiesa cattolica, il Corpo Mistico di Cristo. Pertanto, è assolutamente necessario che egli sia un membro di quel corpo: “Egli deve essere membro della Chiesa poiché nessuno può essere capo di una società se non è membro di quella società”. [10]
La Chiesa cattolica può essere definita come segue: la società degli uomini che, con la professione della stessa fede e con la partecipazione agli stessi sacramenti, costituiscono, sotto il governo dei pastori apostolici e del loro capo il regno di Cristo sulla terra. [11]
Sono quindi tre le condizioni per l’adesione a questa società:
Il corpo o società esterna e visibile della Chiesa si ritiene riunito solo da quei membri che convergono in un’unica assemblea mediante a) la professione esterna della stessa fede; b) il riconoscimento della stessa autorità o governo; c) la comunione negli stessi sacramenti. [12]
Nella sua enciclica Mystici Corporis Christi, “Sul Corpo mistico di Cristo”, papa Pio XII ha riassunto questa dottrina come segue: “In realtà, sono da annoverare tra i membri della Chiesa solo coloro che sono stati battezzati e professano la vera fede, e che non hanno avuto la sfortuna di separarsi dall’unità del Corpo, o di essere esclusi dalla legittima autorità per gravi colpe commesse”. [13]
Non sono membri: (i) i non battezzati (infedeli); (ii) coloro che non professano la vera fede (eretici); (iii) coloro che sono separati dall’unità del corpo (scismatici); (iv) coloro che abbandonano totalmente la fede cristiana (apostati); e (v) coloro che sono separati dalla Chiesa mediante sentenza di scomunica perfetta.
La condizione 3, l’appartenenza alla Chiesa, può quindi essere suddivisa in tre condizioni separate, (i) battesimo, (ii) professione pubblica della fede e (iii) obbedienza alle autorità legittime. Lascerò da parte la scomunica, poiché è una questione di diritto ecclesiastico, piuttosto che di diritto divino. Lascerò da parte anche l’apostasia, perché ciò che si dice dell’eresia si applica necessariamente anche all’apostata.
Condizione 3.1: battesimo
Il battesimo è il rito mediante il quale un uomo diventa membro della Chiesa: “La Chiesa è una società visibile. Ma in ogni società visibile (specialmente religiosa) c’è di solito un rito esterno (preso almeno in senso lato) per manifestare la propria ammissione e il proprio ingresso in quella società. Perciò era necessario che anche Cristo, quando istituì la sua società religiosa visibile, stabilisse un rito esterno, per rendere chiaro il proprio ingresso nella sua società”. [14]
È attraverso il battesimo che un uomo giunge a essere in grado di prendere parte agli altri sacramenti e di condividere la comunione sacramentale con il resto della Chiesa. Come insegnò papa Pio XII: “Attraverso le acque del battesimo coloro che nascono in questo mondo morti nel peccato non solo rinascono e diventano membri della Chiesa, ma, essendo marchiati con un sigillo spirituale, diventano capaci e idonei a ricevere gli altri sacramenti”. [15]
Se un uomo non è battezzato, non è membro della Chiesa, né condivide la comunione degli stessi sacramenti con gli altri membri della Chiesa.
Il tentativo di elezione di un uomo non battezzato sarebbe invalido.
Condizione 3.2: professione pubblica della fede cattolica
Con la professione della fede cattolica, il secondo criterio per l’appartenenza alla Chiesa cattolica è soddisfatto: “Professione esterna della vera fede, che si ha mediante la sottomissione al magistero della Chiesa”. [16]
Questa professione di fede esterna è assolutamente essenziale per l’appartenenza alla Chiesa, perché se i membri della Chiesa professassero dottrine diverse, la Chiesa perderebbe l’unità della fede che è una delle sue caratteristiche permanenti.
Monsignor Gerard Van Noort spiega ulteriormente: “L’unità della fede che Cristo ha decretato senza riserve consiste in questo, che tutti accettino le dottrine presentate per la fede dall’ufficio di insegnamento della Chiesa. Infatti, nostro Signore non richiede altro che l’accettazione da parte di tutti della predicazione del collegio apostolico, un corpo che deve continuare per sempre; o, ciò che equivale alla stessa cosa, dei pronunciamenti dell’ufficio di insegnamento della Chiesa, che Egli stesso ha istituito come regola della fede. E l’essenziale unità della fede richiede decisamente che tutti ritengano ciascuna dottrina chiaramente e distintamente presentata per la fede dall’ufficio di insegnamento della Chiesa; e che tutti ritengano queste verità esplicitamente o almeno implicitamente, cioè riconoscendo l’autorità della Chiesa che le insegna”. [17]
Eretico è colui che, dopo aver ricevuto il battesimo, nega o dubita ostinatamente di una delle verità che devono essere credute per fede divina e cattolica. [18]
Un eretico non accetta la regola di fede proposta dal magistero della Chiesa, ma ne adotta un’altra al suo posto, sia che segua i maestri di un’altra religione, sia che segua il proprio giudizio errato.
Coloro che professano esternamente una regola di fede diversa da quella proposta dal magistero della Chiesa sono eretici pubblici. Gli eretici pubblici non appartengono al corpo della Chiesa. Questo perché, come spiega il cardinale Louis Billot SJ: “L’unità della professione di fede, che dipende dall’autorità visibile del magistero vivente, è la proprietà essenziale di cui Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse adornata per sempre… Ma eretici noti sono coloro che per loro stessa ammissione non seguono la regola del magistero ecclesiastico. Perciò hanno un ostacolo che impedisce loro di essere inclusi nella Chiesa, e anche se sono segnati dal carattere battesimale, o non hanno mai fatto parte del suo corpo visibile, o hanno cessato di esserlo dal momento in cui sono diventati pubblicamente eterodossi dopo il loro battesimo”. [19]
Il tentativo di elezione di un eretico pubblico sarebbe invalido.
Condizione 3.3: scisma pubblico
Come si è visto sopra, i membri della Chiesa cattolica condividono “il riconoscimento della stessa autorità o governo”. [20] Ciò perché “la necessità dell’unità di governo” consegue “dall’esistenza della Chiesa come società visibile e organizzata”. [21]
Come un eretico si separa dalla Chiesa rifiutando di sottomettersi all’autorità magisteriale della Chiesa, così fa lo scismatico rifiutando di sottomettersi all’autorità governativa della Chiesa o rifiutando il vincolo di carità (o comunione) tra i suoi membri.
Gli scismatici, dice san Tommaso d’Aquino, “sono coloro che rifiutano di sottomettersi al sommo pontefice e di avere comunione con quei membri della Chiesa che riconoscono la sua supremazia”. [22]
Il teologo Sylvester Hunter SJ scrive: “Il peccato di scisma è commesso da chi, battezzato, con un atto pubblico e formale rinuncia alla sottomissione ai governatori della Chiesa; e anche da chi formalmente e pubblicamente prende parte a qualsiasi culto religioso pubblico che sia istituito in rivalità con quello della Chiesa. Non è un atto di scisma rifiutare l’obbedienza a una legge o a un precetto del sommo pontefice o di un altro superiore ecclesiastico, purché questo rifiuto non equivalga a una rinuncia a ogni sottomissione a lui. [23]
Non è scismatico neanche rifiutare la sottomissione a un superiore dubbio. I canonici Wernz e Vidal affermano: “Non possono essere annoverati tra gli scismatici coloro che rifiutano di obbedire al romano pontefice perché ritengono la sua persona sospetta o di dubbia elezione a causa delle voci che circolano”. [24]
E il teologo De Lugo aggiunge: “Né è scismatico chi nega la propria sottomissione al pontefice sulla base di dubbi solidamente fondati circa la legittimità della sua elezione o del suo potere”. [25]
Gli scismatici pubblici non sono membri della Chiesa: “Essi non sono membri perché con la loro stessa azione si separano dall’unità della comunione cattolica”. [26]
Come nel caso dell’eresia, “non fa alcuna differenza se una persona che rompe i vincoli della comunione cattolica lo fa in buona fede, o in cattiva fede; in entrambi i casi cessa di essere un membro della Chiesa. L’innocenza o la colpevolezza delle parti coinvolte è puramente una questione interna, puramente una questione di coscienza; non ha alcun rapporto diretto con la questione di uno dei vincoli esterni e sociali richiesti per l’appartenenza”. [27]
Il tentativo di elezione di uno scismatico pubblico sarà invalido.
Riepilogo su chi può essere eletto
È di diritto divino che per essere eletto al pontificato romano una persona debba:
- Essere un maschio
- Possedere l’uso della ragione
- Essere un membro della Chiesa cattolica
Di conseguenza, sarà certamente invalido il tentativo di elezione dei seguenti individui:
- Un membro del sesso femminile (si scontra con la condizione 1)
- Un ragazzo al di sotto dell’età della ragione (si scontra con la condizione 2)
- Un uomo che sia permanentemente pazzo (si scontra con la condizione 2)
- Un uomo che non sia battezzato (si scontra con la condizione 3)
- Un uomo che sia un eretico pubblico (si scontra con la condizione 3)
- Un uomo che sia uno scismatico pubblico (si scontra con la condizione 3)
- Un uomo che sia un apostata pubblico (si scontra con la condizione 3).
Un eretico pubblico non può essere eletto papa
Mentre ci avviciniamo al prossimo conclave, abbiamo seri motivi di temere che l’attuale collegio tenterà di eleggere un uomo che non sia membro della Chiesa.
L’eresia pubblica è diffusa tra la gerarchia presunta e tra coloro che compongono il presunto collegio dei cardinali. Ma nessun eretico pubblico può occupare validamente l’ufficio papale.
L’eresia pubblica può essere materiale o formale. Un eretico pubblico formale è qualcuno che apertamente e colpevolmente rifiuta la sottomissione alla regola di fede proposta dal magistero. Un eretico pubblico materiale è qualcuno che apertamente ma innocentemente rifiuta la sottomissione alla regola di fede proposta dal magistero.
È certo che gli eretici pubblici formali sono separati dal corpo visibile della Chiesa di Cristo. È opinione più comune che anche gli eretici pubblici materiali siano separati dall’appartenenza.
Se un eretico pubblico formale fosse eletto papa, l’elezione sarebbe certamente invalida. Se fosse eletto papa un uomo sul quale, a causa della sua professione pubblica di dottrina contraria alla fede cattolica, ci fossero dubbi fondati circa la sua ortodossia, la sua elezione sarebbe almeno dubbia. Ma un papa eletto in modo dubbio non dovrebbe essere riconosciuto come papa poiché, secondo l’antica massima “papa dubius est papa nullus“, un papa dubbio non è un papa.
Il detto affonda le sue radici nella natura stessa dell’autorità, come spiegano i canonisti padre Francis X. Wernz e padre Peter Vidal: “Infatti la giurisdizione è essenzialmente una relazione tra un superiore che ha il diritto all’obbedienza e un suddito che ha il dovere di obbedire. Ora, quando una delle parti di questa relazione viene a mancare, anche l’altra cessa necessariamente di esistere, come è chiaro dalla natura della relazione”. [28]
In altre parole, un individuo ha l’obbligo di obbedire solo quando c’è qualcuno che ha la capacità di ricevere quell’obbedienza. Si può avere l’obbligo di sottomettersi a un papa solo quando c’è un papa a cui ci si può sottomettere.
L’esercizio dell’autorità su un’altra persona è un atto di ragione, e anche obbedire è un atto di ragione. Ecco perché un uomo che è pazzo non può essere il papa.
È contrario alla ragione che una persona si sottometta all’autorità di un presunto superiore, se vi sono fondate ragioni per ritenere che la persona che rivendica tale autorità non la possieda legittimamente.
L’obbligo di obbedire ad autorità dubbie comprometterebbe l’esercizio del potere da parte delle autorità legittime, sarebbe fatale per la libertà autentica e porterebbe all’esercizio tirannico del potere illegittimo da parte degli usurpatori.
Questa verità è della massima importanza quando si tratta del papato. Il papa ha l’autorità di insegnare in modo tale che siamo tenuti a dare il nostro assenso interiore al suo insegnamento, e fa leggi su questioni relative alla nostra salvezza eterna. Le conseguenze dell’assenso a falsi insegnamenti, o del conformare le nostre vite a discipline malvage, sarebbero catastrofiche. Pertanto, è avventato e imprudente accettare un uomo come papa se ci sono dubbi fondati sulla sua legittimità. Wernz e Vidal affermano che se ci sono dubbi sul fatto che un uomo sia stato legittimamente eletto al papato non dovrebbe essere accettato: “Sarebbe avventato obbedire a un uomo del genere, che non ha dimostrato il suo titolo in legge”.
Da ciò consegue:
Se un papa è veramente e permanentemente dubbio, non può sussistere nei suoi confronti il dovere di obbedienza da parte di alcun suddito.
Questo perché:
La legge, “l’obbedienza è dovuta al successore legittimamente eletto di San Pietro”, non obbliga se è dubbia; ed è certamente dubbia se la legge è stata promulgata in modo dubbioso, perché le leggi sono istituite quando sono promulgate, e senza una promulgazione sufficiente mancano di una parte costitutiva o condizione essenziale. Ma se il fatto della legittima elezione di un particolare successore di san Pietro è dimostrato solo in modo dubbioso, la promulgazione è dubbia; quindi quella legge non è debitamente e oggettivamente costituita dalle sue parti necessarie, e rimane veramente dubbia e quindi non può imporre alcun obbligo.
E ancora:
Né si potrebbe fare appello al principio del possesso, perché il caso in questione è quello di un pontefice romano che non è ancora in pacifico possesso. Di conseguenza in una tale persona non ci sarebbe alcun diritto di comando, cioè gli mancherebbe la giurisdizione papale.
Se vi sono dubbi sul fatto che un uomo eletto al pontificato romano sia membro della Chiesa, a causa di argomenti fondati che egli sia un eretico pubblico, uno scismatico pubblico o un apostata pubblico, egli non dovrebbe essere accettato come papa finché tali dubbi non siano stati rimossi.
Se l’uomo eletto fosse un vero cattolico, non avrebbe esitazioni a rimuovere tali dubbi, e ciò potrebbe essere fatto facilmente mediante una piena professione di fede cattolica e condannando gli errori di cui è stato sospettato. In effetti, ogni cattolico, di qualsiasi rango e posizione, ha l’obbligo di fare tale professione quando una situazione lo richiede.
Se, d’altro canto, un candidato si rifiutasse di farlo, o si rifugiasse nell’ambiguità, rimarrebbe, nella migliore delle ipotesi, un papa eletto in modo dubbio e quindi non sarebbe affatto il papa.
Cosa succede se un papa pubblicamente eretico sembra essere accettato?
Il papa non può mai essere un eretico, e un papa che è un eretico non riceverà mai la piena adesione della Chiesa. Tuttavia, forse a molti sembrerà che ciò sia avvenuto. Ciò renderebbe l’eretico un papa? Assolutamente no.
Su questa importante questione abbiamo l’insegnamento molto chiaro e inequivocabile di papa Paolo IV nella bolla Cum ex apostolatus officio, promulgata il 15 febbraio 1559.
Come strumento di diritto ecclesiastico positivo, la bolla è stata sostituita dal Codice di diritto canonico. Tuttavia, alla base di essa vi sono postulati che rimangono permanentemente validi. Sono questi i principi su cui desidero richiamare l’attenzione.
Innanzitutto, definiamo il contesto del documento, che per molti aspetti era simile alla situazione affrontata dalla Chiesa di fronte alla diffusione del modernismo nella prima metà del XX secolo.
Questa bolla papale fu promulgata in un periodo in cui le idee protestanti stavano rapidamente guadagnando terreno in gran parte d’Europa. L’Inghilterra stava tornando al protestantesimo dopo l’ascesa al trono di Elisabetta I, la Francia era lacerata da divisioni religiose e gran parte della Germania e della Scandinavia erano già cadute. Peggio ancora, le idee protestanti sembravano diffondersi tra i membri della gerarchia. Il papa dell’epoca, Paolo IV, era preoccupato che ci fossero persino membri del collegio dei cardinali che segretamente, o in una certa misura apertamente, sostenevano idee influenzate da Lutero e Calvino. Se un uomo del genere avesse ottenuto la carica di papa, sarebbe stato disastroso per la Chiesa.
Pertanto, nella Cum ex apostolatus officio, papa Paolo IV chiarì che nessun eretico avrebbe mai potuto, in nessuna circostanza, essere papa.
Decretò che ogni vescovo o cardinale che “fosse stato scoperto, o avesse confessato di aver avuto, o fosse stato condannato per aver deviato, o per essere caduto nell’eresia o incorso in scisma o commesso una o entrambe queste cose” doveva essere privato di ogni ufficio ecclesiastico e doveva “essere evitato” ed essere “privato della simpatia e di ogni naturale gentilezza” da parte dei fedeli cattolici.
Nella sezione 6 del testo, egli rivolse la sua attenzione al pontificato romano stesso decretando: “Se mai in qualunque momento dovesse apparire che… anche il romano pontefice, prima della sua promozione o della sua elevazione a cardinale o romano pontefice, abbia deviato dalla fede cattolica o sia caduto in qualche eresia”, ne deriverebbero le seguenti conseguenze:
(i) la promozione o l’elevazione, anche se avvenuta senza contestazioni e con l’assenso unanime di tutti i cardinali, sarà nulla, non valida e senza valore;
(ii) non sarà possibile che essa acquisti validità (né che si possa dire che abbia così acquisito validità) attraverso l’accettazione dell’ufficio, della consacrazione, dell’autorità successiva, né attraverso il possesso dell’amministrazione, né attraverso la presunta intronizzazione di un romano pontefice, o la venerazione, o l’obbedienza accordatagli da tutti, né attraverso il decorso di qualsiasi periodo di tempo nella situazione precedente;
(iii) non può essere ritenuto in alcun modo parzialmente legittimo;
(iv) a chiunque sia stato promosso vescovo, arcivescovo, patriarca o primate, o elevato cardinale, o romano pontefice, non sarà stata concessa alcuna autorità, né si considererà che sia stata concessa, né nel dominio spirituale né in quello temporale;
(v) ciascuna e tutte le parole, azioni, fatti e decreti, in qualunque modo siano fatti, e qualsiasi cosa a cui questi possano dare origine, saranno privi di forza e non garantiranno alcuna stabilità né alcun diritto a nessuno;
(vi) coloro così promossi o elevati saranno privati automaticamente, e senza bisogno di alcuna ulteriore dichiarazione, di ogni dignità, posizione, onore, titolo, autorità, ufficio e potere.
Come affermato sopra, non dico che questa bolla sia rimasta in vigore come legge, ma desidero richiamare l’attenzione su alcuni importanti punti teologici, in particolare:
- È possibile che un’elezione papale sia “nulla, non valida e senza valore” se il papa è un eretico e “anche se l’elezione è avvenuta senza contestazioni e con l’assenso unanime di tutti i cardinali”.
- Che “l’accettazione dell’ufficio, della consacrazione, dell’autorità successiva, né attraverso il possesso dell’amministrazione, né attraverso la presunta intronizzazione di un romano pontefice, o la venerazione, o l’obbedienza accordata a tale da tutti, né attraverso il decorso di qualsiasi periodo di tempo nella situazione precedente” non è sufficiente per garantire la pretesa di un eretico al papato.
Questo insegnamento di Paolo IV chiarisce che non si può affermare che un uomo eletto “senza contestazioni e con l’assenso unanime di tutti i cardinali”, o che ha ricevuto l’obbedienza di tutti, sia esente dall’accusa di essere un falso papa a causa dell’eresia.
Cosa potrebbe succedere al prossimo conclave?
Il prossimo conclave, per quanto ne sappiamo, tenterà l’elezione di uno degli attuali cardinali. Se una qualsiasi delle condizioni di cui sopra non è soddisfatta, avremo la certezza che non è il papa. Se ci sono dubbi fondati che una delle condizioni non è stata soddisfatta, l’elezione sarà dubbia e dovremmo sospendere la nostra sottomissione finché il dubbio non sarà stato rimosso.
Naturalmente, molti cercheranno di dirvi che chiunque venga eletto deve essere accettato senza fare domande. E ci sono molti che affermano falsamente che tutto ciò che è richiesto è che il candidato sia maschio e battezzato. Tuttavia, come cattolici, dobbiamo seguire l’insegnamento della Chiesa cattolica.
Se qualcuno, dopo l’elezione di un papa dubbio, dovesse suggerire che il candidato è in qualche modo esentato dall’obbligo di professare pienamente la fede cattolica, e che i laici dovrebbero semplicemente concedergli il beneficio del dubbio, starebbe mostrando una forma mostruosa e abusiva di clericalismo. Questi clericali chiederebbero ai laici di considerare un uomo, la cui ortodossia è stata resa dubbia dalle sue stesse parole e azioni pubbliche, come supremo insegnante della fede cattolica, a cui è dovuto l’assenso interiore dell’intelletto e della volontà. Chiedere una cosa del genere è un peccato e rifiutarla è richiesto dalla nostra lealtà a Gesù Cristo.
Come laici abbiamo il grave obbligo di professare la fede, e l’importanza di questa professione aumenta, anziché diminuire, man mano che si sale nella gerarchia cattolica. I cardinali sono il clero della Chiesa romana, e indossano la porpora per indicare la loro volontà di morire per la fede della Chiesa. Se desiderano mostrarsi veri membri della Chiesa, anche dopo anni o decenni di collaborazione con i suoi nemici, devono rendere chiara la loro fedeltà. In ogni caso, nessun vero cattolico rifiuterebbe mai di professare la fede. Un vero cattolico gioisce nel professare la fede cattolica, e nell’aderire a ogni verità propostaci dal sacro magistero della Chiesa.
Se un candidato rifiuta di fare una professione completa della fede cattolica, se tace sulle eresie e sugli errori, se lascia in vigore discipline malvage, se continua a sopprimere i riti della Chiesa, questi saranno segni chiari e indiscutibili che abbiamo a che fare con il successore di Francesco, non con il successore di san Pietro.
Di fronte a un papa così falso, sia esso “liberale” o “conservatore”, ogni uomo e ogni donna dovrà fare il proprio dovere e restare fedele all’insegnamento della Chiesa cattolica, che ci dice che l’elezione di un eretico pubblico, o di un papa la cui elezione è dubbia per fondate ragioni, non può essere accettata.
Chiunque rifiuti la sottomissione al successore di Francesco deve essere pronto ad affrontare scherno, derisione, persino persecuzione, ma potremmo non avere scelta. L’insegnamento della Chiesa è chiaro e dobbiamo rimanergli fedeli, a qualunque costo.
San Paolo ci ha dato la seguente ingiunzione: “Ma anche se noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema” (Gal 1:8).
Se dobbiamo rifiutarci di ricevere un falso vangelo anche da un angelo del cielo, siamo certamente tenuti a rifiutarci di ricevere un falso vangelo da un cardinale “liberale” o “conservatore” la cui elezione è resa dubbia dalla sua incapacità di professare pubblicamente la fede cattolica.
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Note
[1] Louis Billot SJ, De Ecclesia, Domanda 7, Tesi XI, (tradotto da P. Julian Larrabee).
[2] [3] Papa Leone XIII, Satis Cognitum, n. 13.
[4] Rev. E. Sylvester Berry, La Chiesa di Cristo: un trattato apologetico e dogmatico, Mount St. Mary’s, 1955, p. 227.
[5] Berry, La Chiesa di Cristo, p. 227.
[6] Berry, La Chiesa di Cristo, p. 228.
[7] Wernz-Vidal, Ius Canonicum, vol II, n. 415.
[8] Berry, La Chiesa di Cristo, p. 227-28.
[9] Berry, La Chiesa di Cristo, p. 227.
[10] Mons. G. Van Noort, Teologia dogmatica, volume II: La Chiesa di Cristo, (6a edizione, 1957, trad. Castelot & Murphy), p. xxvi.
[11] Aemil Dorsch, De Ecclesia Christi, P. II, Sec. II, Art. II.
[12] Papa Pio XII, Mystici Corporis Christi, n. 22.
[13] Francisco A P. Sola SJ, Trattato II: Sui sacramenti dell’iniziazione cristiana o sul battesimo e la confermazione, Sacrae Theologiae Summa, 1956, trad. di Kenneth Baker, SJ, 2015, p. 128.
[14] Papa Pio XII, Mystici Corporis Christi, n. 18.
[15] Berry, La Chiesa di Cristo, p. 126.
[16] Van Noort, Teologia dogmatica, volume II: La Chiesa di Cristo, pp. 127-28.
[17] Joachim Salaverri SJ, Sacrae Theologiae Summa, 1956, trad. di Kenneth Baker SJ, 2015), p. 422
[18] Cardinale Louis Billot, De Ecclesia, Domanda 7: I membri della Chiesa (estratti tradotti da padre Julian Larrabee).
[19] Aemil Dorsch, De Ecclesia Christi, P. II, Sez. II, art. II.
[20] Rev. Sylvester Joseph Hunter SJ, Outlines of Dogmatic Theology, Londra, 1896, n. 224.
[21] San Tommaso d’Aquino, ST II. II q. 39 a.1.
[22] Hunter, Outlines, n. 216.
[23] Wernz e Vidal, Ius Canonicum, vol VII, n. 398.
[24] De Lugo, Disp. De Virt. Fid. Div., disp xxv, sez iii, nn. 35-8.
[25] Van Noort, La Chiesa di Cristo, p. 244.
[26] Wernz, P. FX, e Vidal, P. Petri, Ius Canonicum ad Codicis Normam Exactum, 454. Scholion, Universitatis Gregorianae, Roma, 1938. Estratto tradotto da JS Daly. Tutte le citazioni di Wernz e Vidal provengono da questo testo.
Fonte: lifesitenews