di Fabio Battiston
Pensieri immaginari (ma mica tanto) buttati giù in una sera di fine inverno da un facoltoso cittadino romano abitante in un elegante palazzo d’epoca dalle parti di Largo Argentina, a Roma, in piena ZTL. Le stesse identiche cose potrebbero essere scritte da un qualsiasi altro rappresentante di quel famigerato european politically correct che alberga nelle analoghe zone di Berlino, Parigi, Madrid, Vienna… Ci siamo capiti, no?
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Di là dall’Oceano Atlantico, in quegli Stati Uniti che fino a pochi mesi fa erano il tempio della vera democrazia, è arrivata al potere una brutale dittatura; pensate un po’ che cosa tremenda è accaduta: si sono svolte le elezioni presidenziali e il candidato di ciascun partito in competizione ha proposto il suo programma per i prossimi quattro anni. Fino a qui si può ancora far finta di niente.
Poi però che succede? Vince le elezioni il candidato più becero e impresentabile, votato dalla maggioranza dei cittadini! Essi, purtroppo, hanno evidentemente condiviso gli orrendi obiettivi del suo programma avendo fiducia nella loro attuazione. Bella democrazia! E chi lo dice che basti questo per aver diritto a governare? In fondo le persone istruite, acculturate, i ceti intellettuali e benestanti delle grandi metropoli americane non hanno votato per lui. Da Boston a Washington, da New York a Chicago, per non parlare di San Francisco e Los Angeles, insomma la “vera” società americana, gli ha votato contro. Possibile che una maggioranza di cafoni, ignoranti, operai, agricoltori e sottoimpiegati (nonché populisti, sovranisti, xenofobi e razzisti) debba decidere delle sorti di una sì grande nazione? Purtroppo è accaduto, alla faccia della democrazia dei migliori. Roba da matti! Qualcuno dovrebbe rileggersi La politica di Aristotele.
Ed eccoci ora alla più incredibile delle infamità. Una volta salito al potere, il presidente eletto ha iniziato a realizzare esattamente tutto ciò che aveva promesso durante la sua campagna elettorale; impegni per i quali è stato votato dalla già citata maggioranza becera. Ma ci rendiamo conto? Ha promesso i dazi e li sta applicando; che fetente! Ha evocato la difesa dei confini dalle invasioni dei clandestini e ha già praticamente chiuso la frontiera meridionale, questo sporco razzista. Aveva promesso di far finire la guerra russo-ucraina e sta quasi per riuscirci, quest’immonda canaglia. Ha giurato fuoco e fiamme contro i detentori dei sacri diritti woke e sta già tagliando i fondi federali ai movimenti LGBTQ e transgender, ai comitati pro-aborto, alle ONG e alle organizzazioni ambientaliste. Ha promesso di far chiarezza su quanto è accaduto in tempo di Covid e ha nominato Robert Kennedy jr., antivaccinista e nemico giurato di Big Pharma, segretario alla Salute e Servizi umani. Capito che farabutto?
Ecco l’osceno spettacolo che ci sta regalando questa ex-grande nazione d’oltreoceano! Chi vince governa, anche contro la volontà dei migliori.
Di qua da quello stesso Atlantico invece, nella nostra meravigliosa Europa, c’è una situazione per fortuna completamente diversa. Possiamo ben dire che è tutta un’altra storia. Qui c’è vera democrazia, rispetto per le istituzioni e volontà, onesta e trasparente, di realizzare il bene comune. Avviene così anche nel Parlamento europeo che riunisce i rappresentanti di quasi tutte le nazioni del continente. Se penso a quali splendide cose sono accadute in questi ultimi mesi, mi vengono i brividi dalla commozione. Ecco qua: sono state indette le elezioni politiche (sia in alcuni Stati membri sia per il Parlamento di Bruxelles) con diversi partiti e candidati che hanno presentato i loro programmi. Ecco l’unica cosa in comune con quanto accaduto in America.
L’esito elettorale – purtroppo e nonostante molteplici e benemeriti tentativi per screditarle – ha premiato quasi sempre forze politiche con programmi contrari sia alle direttive politiche generali della Ue che agli indiscutibili valori europei che tutti noi ben conosciamo; un’impalcatura che non può né deve mai essere messa in discussione da nessun’altra opinione o posizione politica. In ossequio a questo sacro principio e grazie alle nostre salde tradizioni democratiche, chi ha vinto le elezioni, in questo caso, non governerà perché i partiti sconfitti – pur se diversi tra loro – si sono alleati in coalizioni per non consegnare il potere ai vincitori. Questo modello di libertà è stato applicato con grande successo in Francia, in Germania, in Austria e subito dopo le elezioni del nuovo Parlamento europeo. Ecco la grande differenza tra la nostra vera democrazia e la sua caricatura americana.
I nemici di tale concezione potranno affannarsi nel dire che, in questo modo, nessuno potrà realizzare il programma presentato ai cittadini poiché, avendo creato alleanze tra partiti avversari, l’unico obiettivo perseguibile è impedire che il vincitore possa governare. Ma questo risultato, poiché ottenuto in nome della libertà e della democrazia, deve essere considerato eccezionale! Solo in questo modo i cittadini genuinamente europei, anche se sconfitti in burocratiche elezioni, vedranno salvaguardati i “valori” su cui si deve basare, senza contradditorio, l’Unione e la vita dei suoi stati membri. Nella nostra democrazia dei migliori il potere non sempre viene affidato a chi vince. Dipende da chi è e cosa vuole fare colui che trionfa. Questa è la maturità di istituzioni realmente al servizio dei cittadini! Non è meraviglioso tutto ciò?
Ah, dimenticavo! C’è poi uno Stato, la Romania, dove, non potendo impedire al vincitore di governare realizzando una coalizione di sconfitti, si è pensato bene di annullare la tornata elettorale, arrestare il candidato vincente al primo turno e rifare nuove elezioni. Un apposito comitato avrà il compito di scegliere e proporre al corpo elettorale altre personalità piu rispondenti ai valori dell’etica europea e ai requisiti della nostra società. Un esempio che certamente farà da monito per scoraggiare eventuali nuovi tentativi di destabilizzazione politica nel nostro continente.
Non esisterà mai un Trump europeo, se lo metta bene in testa la feccia populista e antieuropea che purtroppo alberga ancora numerosa qui da noi; ma anche se dovesse presentarsi sulla scena politica un soggetto simile, gli sarà impedito di governare, statene pur certi. Abbiamo la volontà per farlo e abbiamo i mezzi. Gli esempi di questi ultimi mesi sono stati solo un assaggio di ciò che potrebbe accedere. Se poi quanto finora attuato non dovesse rivelarsi sufficiente, sarà sempre possibile ricorrere a ciò che il premier slovacco Robert Fico ha già materialmente sperimentato sulla sua persona. A mali estremi, estremi rimedi.
Quale splendido sistema è stato creato da questa nostra Europa, culla delle civiltà antiche e faro inestinguibile per illuminare il futuro delle prossime generazioni.
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Con queste amene considerazioni si chiudono i pensierini nel nostro correttissimo ZTL. La sua lectio magistralis sul vero significato di libertà e democrazia finisce qui, per nostra fortuna. Egli può ora andare a nanna, felice e beato. Speriamo che, al risveglio, i suoi incubi da oltre oceano si trasformino, piano piano, in una splendida realtà anche per questo nostro comatoso continente. Ad maiora!
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Nell’immagine: Ambrogio Lorenzetti, Allegoria del Buon Governo (1338-1339), affresco. Siena, Palazzo Pubblico, Sala della Pace