X

Storia di un tradimento / 1. Le infiltrazioni massoniche in Vaticano, il Concilio, la “nuova messa”. Don Charles Murr sul filo dei ricordi

Cari amici di Duc in altum, sono certo che ricorderete don Charles Murr, autore di Massoneria vaticana [qui la recensione che abbiamo dedicato all’edizione italiana].

Sul filo dei ricordi, don Murr è stato intervistato da Patricio Lons, e ora, grazie a Claudio Forti, siamo in grado di fornirvi la trascrizione in italiano del dialogo, che pubblichiamo in due puntate.

Lons, storico argentino, si batte per far conoscere la grandezza e l’importanza della cristianizzazione dell’America latina da parte della cattolicissima Spagna al tempo della grande regina Isabella di Castiglia. Una Spagna che, oggi profondamente secolarizzata, come il resto dell’Europa non potrà salvarsi senza la riscoperta e la rivitalizzazione delle sue radici cristiane.

Don Charles Murr, nato nel Minnesota nel 1950, dall’età di ventuno anni ha studiato a Roma, laureandosi in teologia e antropologia. Ordinato sacerdote nel 1977 dal cardinale Pericle Felici, dal 1976 al 1979 fu assistente speciale di monsignor Eduard Gagnon durante la visita apostolica che il futuro cardinale condusse presso la Curia romana per individuare le infiltrazioni massoniche fra gli alti prelati. 

Nel 2013 don Murr ha fondato The Veritas Foundation for Justice, società non-profit che ha lo scopo di investigare, raccogliere dati e assistere le vittime di gravi ingiustizie sociali.

*

Lons – Benvenuto don Charles Murr. Lei è un uomo colto, che conosce molto bene ciò che sta accadendo nella “cucina” del Vaticano. Uso il termine cucina in riferimento a ciò che vi si prepara politicamente. Ha potuto vivere le situazioni di conflitto nella Chiesa degli anni Settanta e conosce bene ciò che accadde durante i regni di Paolo VI e di Giovanni Paolo I, in particolare la vicenda del cardinale Edward Gagnon, al quale fu molto vicino. Cerchiamo allora di tornare a quei tempi, anche alla luce della terribile frase pronunciata da Paolo VI nel 1972, quando disse che “attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa”. Tornando ancora più indietro nel tempo c’è tanto da analizzare. Ricordiamo che all’inizio del secolo scorso ci fu l’annullamento dell’elezione del cardinale Rampolla. Ricordiamo poi i pericoli che corse Pio durante la Seconda guerra mondiale. Che cosa accadde al cardinal Siri, l’uomo che avrebbe dovuto succedere a Pio XII? Che cosa successe realmente a Giovanni Paolo I?  E poi ci sono tutte le denunce all’interno della Chiesa, come quelle di monsignor Lefebvre, che avvertiva che le cose si stavano mettendo molto male. Da ricordare anche i nefasti cardinali Baggio e Bea. Anche oggi vediamo profonde divisioni, con vescovi come Strickland o il cardinale Burke totalmente emarginati. È chiaro che questa situazione così conflittuale è motivo di angustia e sofferenza per molti. Sappiamo che un buon papa può condurre milioni di anime in cielo, mentre un cattivo papa può portarne milioni all’inferno.

Oggi nella Chiesa stiamo vivendo una situazione piuttosto preoccupante. A suo tempo lei scrisse un libro con un titolo che spaventa: Omicidio del trentatreesimo grado. C’è qualcosa di strano in questo numero 33, perché sono gli anni di vita di Cristo sulla Terra ma è anche il massimo grado della massoneria e sono 33 i giorni di regno di Giovanni Paolo I. Allora, cosa significa questo Omicidio del trentatreesimo grado?

Murr – Il mio libro tratta delle infiltrazioni massoniche in Vaticano.  Paolo VI era molto preoccupato per quanto stava accadendo nella Santa Sede. Nel 1974 i cardinali Oddi e Staffa gli presentarono una documentazione che dimostrava come l’arcivescovo Annibale Bugnini (incaricato per la liturgia al dicastero del Culto divino, colui che aveva ridisegnato la messa) fosse membro della massoneria italiana. Il papa, diplomaticamente, tolse Bugnini dal suo posto, ma solo dopo che aveva già fatto molti danni. È come quando si chiude la stalla dopo che i buoi sono già scappati. In ogni caso lo tolse dal Vaticano e lo mandò in Iran come nunzio apostolico, dove non poteva fare altri danni. C’erano poi altre segnalazioni per presunte presenze massoniche in Vaticano e così, nel novembre del 1974, il papa prese la decisione di condurre un’indagine su tutta la Curia romana, e annunciò che l’incaricato sarebbe stato l’arcivescovo canadese Edward Gagnon, un uomo di grande onestà, molto intelligente e gentile, che parlava alla perfezione ben cinque lingue (io lo considero un santo). Gagnon accettò e iniziò a studiare, per conto del papa, i problemi della Curia romana. L’indagine durò tre anni e terminò nel 1978. In quello stesso anno, dato che a Roma abitavo nella sua casa assieme a monsignor Mario Marini, Gagnon mi chiese di portarlo in Vaticano per consegnare al papa Paolo VI la conclusione dell’indagine. Entrammo con la mia auto nel cortile di San Damaso e Gagnon salì allo studio del Santo Padre portando con sé tutti i documenti. Tornò da me, scoraggiato, dopo oltre quarantacinque minuti. Gli chiesi il perché del suo stato d’animo e mi disse che il papa si era rifiutato di esaminare i risultati delle indagini perché non si sentiva in grado di portare a termine i cambiamenti necessari, e che si sarebbe dovuto attendere il suo successore. Bisogna dire che il papa in quel momento era avvilito, ma ufficialmente non era ammalato. Probabilmente lui sapeva qualcosa che noi non sapevamo. Infatti, morì quattro mesi dopo, il 6 agosto 1978. Dopo la morte di Paolo VI si preparò il conclave, ma c’era un grande problema, e cioè che parte di ciò che Gagnon aveva scoperto era a conoscenza del prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Sebastiano Baggio, lui stesso massone. Dunque, poiché Paolo VI non volle ascoltare nulla dei risultati dell’indagine, al conclave avrebbe partecipato anche Baggio, che sperava di essere eletto papa. E tenete presente che Baggio era il responsabile della scelta dei vescovi in tutto il mondo. Ovvero: un massone aveva un forte controllo su tutta la Chiesa e per ben dodici anni poté scegliere i vescovi della Chiesa cattolica! E furono anni molto importanti, perché si stavano mettendo in pratica i cambiamenti del Concilio Vaticano II. Ricordo che il nunzio negli Stati Uniti, Jeadeau, in un’intervista alla rivista Time disse che era molto contento nel vedere che erano stati eletti ben settantotto vescovi liberali nelle diocesi degli Stati Uniti. Inoltre, negli anni 1968-1970, fino al 1975, ci furono cambiamenti sostanziali nella santa messa. Si stava creando una confusione totale, tanto che molta gente smise di andare a messa.

Lons – Una liturgia politicizzata. Ma questo fu solo l’inizio, perché poi siamo arrivati alla pachamama e altro. Sappiamo che Paolo VI celebrava la messa tradizionale, o tridentina. Poi però la cambiò. Allora, quando disse che da qualche fessura il fumo di Satana era entrato nella Chiesa, possiamo pensare che fu proprio lui il responsabile?

Murr – Sì. Devi sapere che cinque anni prima della sua morte papa Pio XII si mise a studiare la possibilità di un Concilio, ma cancellò tutto. Perché rinunciò all’idea? La sua segretaria, la Madre Pascalina, che lo servì per quarantadue anni (e fu mia madrina di ordinazione sacerdotale), mi disse che il papa aveva deciso di non convocare un Concilio perché si era reso conto che la maggioranza dei vescovi del mondo non aveva la maturità necessaria per portarlo a termine. Ebbene, muore Pio XII e Giovanni XXIII convoca il Concilio. Giovanni XXIII pensava che i lavori sarebbero durati non più di tre mesi, e invece furono due anni e mezzo. Da lì venne il grande cambiamento, e fu il trionfo del modernismo. I modernisti erano arrivati al potere. E da lì tutta la confusione fino ai giorni nostri.

Lons – Madre Pascalina era una suora tedesca, vero? Dobbiamo ricordare che Pio XII era stato nunzio in Baviera e parlava perfettamente il tedesco.

Murr – Per ricordare Madre Pascalina Lehnert ho scritto un libro intitolato La madrina. Con lei ho intrattenuto una grande e bella amicizia durata otto anni. So che qualcuno ha detto che Madre Pascalina arrivò a dare un calcio negli stinchi a un cardinale, ma non è vero. Ne ha parlato un autore, che si chiamava Paul Murphy, nel suo libro intitolato La papessa. Ma lei non avrebbe mai fatto una cosa simile. Certamente però era una donna molto forte.

Lons – Giovanni XXIII non era nelle condizioni fisiche necessarie per portare avanti il Concilio…

Murr – Infatti, morì durante il Concilio, che ebbe termine due anni dopo. Paolo VI fu eletto papa, e il resto è storia. Molti padri conciliari non volevano bruschi cambiamenti. Circa la messa, per esempio, il Concilio diceva che non doveva esser cambiata nessuna parola del Canone Romano, e chiedeva di non lasciare che venisse tradotto. Doveva restare in latino. Poi Annibale Bugnini cambiò tutto. La messa antica, che io celebro ogni giorno, aveva, anzi ha, 1600 anni. Ci viene dal tempo di san Gregorio Magno. Allora Bugnini, visto che non si poteva cambiare il Canone Romano, inventò altri tre canoni. E quello che oggi si usa normalmente nelle parrocchie è il secondo, la seconda preghiera eucaristica, che così dice: “Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito, (ora dicono ‘con la rugiada del tuo Spirito’), perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore” con tutto quel che segue. Questa preghiera eucaristica è la più usata nella maggioranza delle parrocchie, ma perché? Perché è la più bella? No, solo perché è la più breve. Troppo spesso non abbiamo tempo per pregare.

Lons – È vero che monsignor Bugnini scrisse il nuovo canone in una pizzeria di Roma?

Murr – Ora ci arrivo, ma intanto ricordiamo che Bugnini (che non era cardinale: avrebbe voluto esserlo, ma non ci riuscì) per cambiare la messa chiamò un gruppo di dieci teologi, sei dei quali erano protestanti! La messa a cui i fedeli partecipano ogni domenica nacque così! Sei protestanti su dieci, la maggioranza!

Lons – Erano forse i protestanti di Taizé?

Murr – Ce n’era uno di Taizé e poi c’era perfino un metodista. Il loro obiettivo era eliminare dalla messa l’idea del sacrificio. Volevano che fosse l’ultima cena, non il calvario, non il sacrificio della croce. Così il Corpo di Cristo non è più davvero tale, ma diventa solo un simbolo. In questo modo hanno inserito nella messa cattolica una liturgia protestante. E poi ci chiediamo perché i cattolici hanno smesso di andare a messa! Questo è orribile! Ebbene, uno dei protestanti della commissione doveva presentare a Bugnini la seconda preghiera eucaristica per il giorno successivo, ma siccome non ebbe il tempo di terminarla nel suo ufficio, finì di scriverla in una trattoria di Trastevere. E la scrisse su un tovagliolo. Ecco, questa è la seconda preghiera che poi avrebbero recitato tutti i sacerdoti. Ti rendi conto del problema? E avevamo un canone romano, pregato per 1600 anni, di cui non si doveva toccare nemmeno una parola! Cambiando la messa, ovviamente cambiò tutto, anche il sacerdozio. Il sacerdote non era più l’alter Christus che offre il sacrificio. Divenne semplicemente uno che predica, che parla, come fanno i protestanti, perché non hanno altro. Ma noi sacerdoti cattolici siamo stati consacrati e ordinati per offrire il sacrificio! Se tu mi togli dalla messa l’idea del sacrificio, resta solo la cena, con il Kumbaya My Lord, il cha cha cha, le chitarre o quello che più ti piace. Se è solo una cena, vi possiamo inserire qualsiasi stupidità, qualsiasi musica o ballo o grida. Possiamo tutti prenderci per mano. Ma è assurdo! Infatti, quando abbiamo tolto il sacrificio, il Calvario, sono iniziate le disgrazie. Ormai la messa è qualcosa di politico, qualcosa di musicale, o sociologico… Insomma, tutto quello che non dovrebbe essere.

Lons – Allora possiamo dire di essere di fronte a un sacrilegio.

Murr – Ovvio, un sacrilegio! Un oltraggio!

Lons – Nella Chiesa ci sono sempre state situazioni di crisi. Si racconta, per esempio, che i soldati tedeschi cattolici, prigionieri degli americani, mettevano assieme briciole di pane perché il sacerdote le potesse unire e consacrare e, in questo modo, avere una messa. L’altare era formato da casse messe una sopra l’altra, ma erano situazioni estreme.

Murr – Nei campi di concentramento tedeschi, al tempo di Hitler, furono uccisi, si calcola, sei milioni di ebrei. Ma non si dice mai che vennero uccisi anche quattro milioni di polacchi cattolici e cinquemila sacerdoti. Qualche volta un sacerdote tedesco faceva arrivare al campo di concentramento una ostia e il vino perché si potesse celebrare la messa, e sai quanti erano i celebranti? Uno. Uno solo aveva il privilegio di celebrare la messa, e tutti gli altri si comunicavano. La messa poteva essere celebrata perché tutti avevano memorizzato il canone romano. Tutto ciò è finito. Oggi si celebrano messe con la pachamama o in mare, sopra un materassino. Non sanno più cosa inventare. E questo mi fa ricordare ciò che mi riferì un ex seminarista: “Ci hanno detto di essere creativi”.

Lons – Ricordo quando la pachamama venne venerata in San Pietro…

Murr – Un sacrilegio. Diciamolo: sono sacrilegi! Secondo me la basilica di San Pietro dovrebbe essere riconsacrata.

Lons – Uno storico peruviano mi ha detto che il culto della pachamama è solo un’invenzione moderna all’interno della mitologia incaica. È più il frutto di una propaganda che di una genuina mitologia. Comunque, tornando al Concilio, possiamo dire che Giovanni XXIII fu un rivoluzionario nel vero senso del termine?

Murr – Sì, però non si rendeva conto di quello che stava facendo, di ciò che sarebbe accaduto in futuro. Egli pensava che il Concilio sarebbe durato tre mesi. Voleva parlare di certe cose per vedere in che direzione andava la Chiesa e disse che i lavori sarebbero terminati con la canonizzazione di Pio IX, il papa del Concilio Vaticano I, mai portato a termine a causa dei moti risorgimentali di Garibaldi e dei rivoluzionari mazziniani e massoni che portarono alla presa di Roma. È per questo motivo che Giovanni XXIII convocò il Vaticano II: per concludere il Vaticano I e canonizzare Pio IX, il papa conservatore. Non si rese conto del vaso di Pandora che stava scoperchiando.

Lons – Molti pensano che l’infiltrazione della massoneria nella Chiesa risalga alla metà del diciannovesimo secolo, coi carbonari…

Murr – Iniziò con il modernismo, scuola di pensiero tedesca e poi francese che aveva molto a che vedere con Rousseau e ha molto in comune col fenomeno della cultura woke. Il modernismo è stato condannato molte volte dal magistero cattolico, ma i modernisti sono rimasti all’interno della Chiesa e, quando ne hanno avuta la possibilità, hanno preso il controllo. Il Santo Padre Pio X nella sua enciclica Pascendi dominici graegis dice che “il modernismo è la sintesi di tutte le eresie”.

Lons – Qualcuno dice che in Vaticano ci fu una messa nera col sacrificio di bambini…

Murr – Ti riferisci, immagino, a un libro di Malachi Martin.

Lons – Cosa diceva questo libro?

Murr – L’autore parla di una messa diabolica, una messa nera, che ha luogo in Vaticano e anche in una diocesi della Carolina del Sud, negli Stati Uniti. Egli dice di esserne sicuro, ma io, per quanto riguarda il Vaticano, ho molti dubbi. Che negli Stati Uniti ci sia stata una messa nera, invece, è vero. Successe, credo, nel 1969, mentre regnava Paolo VI. Però, ripeto, ho forti dubbi che ce ne sia stata in contemporanea una in Vaticano. Lui dice che avvenne nella Cappella Paolina, ma io non lo credo possibile, anche perché è l’unico ad affermarlo.

Lons – Tuttavia, tenendo conto di tutte le cose che vediamo, non potrebbe sorprenderci.

Murr – I massoni anticattolici più volte hanno rubato le ostie dalle chiese cattoliche rompendo i tabernacoli, per usarle per le loro messe nere in favore di Satana. Sono cose terribili. E adesso, da quando è permesso prendere l’ostia consacrata sulla mano, non è nemmeno più necessario scassinare i tabernacoli.

Lons – A proposito di Malachi Martin e del suo libro riguardante l’ultimo papa, come vede la situazione? Sembra che si stiano compiendo le profezie di Garabandal, di Fatima, di La Salette o di san Malachia, che designerebbero Francesco come ultimo papa.

Murr – Non do importanza a quanto dice san Malachia, però credo a Garabandal, così come a Fatima, a Lourdes e a La Salette. Se debbo esprimere la mia opinione personale, che non è quella della Chiesa, direi che siamo agli ultimi tempi. Una cosa è comunque assolutamente certa, ed è che, data l’età, sono arrivato io agli ultimi tempi!

Lons – Le faccio vedere un’immagine del cardinale Rampolla (1843 – 1913). Uno lo guarda e ha l’impressione di essere di fronte ad Al Capone. In ogni caso quest’uomo fu l’ultimo (parliamo del conclave del 1903) a essere soggetto al veto da parte del kaiser dell’impero austroungarico. Si dice che Rampolla appartenesse a una setta luciferino-illuminista. È possibile avere un papa del genere?

Murr – Fu il cardinale Puzyna, arcivescovo di Cracovia, a mettere il veto dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe contro il cardinale Rampolla, il quale aveva il favore della netta maggioranza dei porporati riuniti in conclave. La Chiesa fu sul punto di avere un massone come papa. E anche quando morì Paolo VI, nel 1978, nel seguente conclave si andò vicini all’elezione di un altro massone, il cardinale Baggio.

Lons – Ora vorrei chiederle qualcosa a riguardo di Pio XII. Era un principe, ma anche un uomo molto vicino alla gente, e lo dimostrò: quando il quartiere San Lorenzo di Roma fu bombardato dagli angloamericani, i “liberatori”, egli andò con suor Pascalina a trovare i feriti, donò denaro e pasti caldi. I romani rimasero impressionati nel vederlo uscire dal Vaticano. A San Lorenzo, sul predellino dell’auto, il papa spalancò le braccia per abbracciare tutti e invocare la protezione divina. Un’immagine celeberrima.

Murr – Pio XII era un uomo formidabile. Quando seppe del bombardamento, chiese al suo autista di portarlo sul posto. Disse alla Madre Pascalina di consegnargli tutto il denaro che avevano in casa e lo distribuì alle vittime. Ma la sua sola presenza fu una grande consolazione per quella povera gente. Io ho potuto toccare e vedere la talare macchiata di sangue che egli portava in quel giorno. Fu un papa meraviglioso! Era un uomo che sapeva che cos’era la disciplina, e per questo insisteva nel dire che il clero doveva essere disciplinato. Per esempio, chiese ai gesuiti, che avevano il vizio del fumo, di smettere di fumare. E tutti i gesuiti che fumavano, erano migliaia, smisero di fumare. Punto. Era rigoroso, ed esigeva il rigore anche per il clero.

Lons – Chi era il suo successore naturale?

Murr – Doveva essere il cardinale Siri di Genova, a quel tempo il più giovane tra i cardinali, uomo forte e di grandissima intelligenza. Il suo sarebbe stato un magnifico pontificato, ma Siri non fu eletto.

Lons – Che cosa impedì l’elezione di Siri?

Murr – Principalmente, io credo, la sua giovane età, perché fu creato cardinale a trentotto anni. Io lo conobbi. Avrebbe potuto essere papa per quaranta, cinquant’anni anni. Evidentemente i cardinali elettori non intendevano votare un cardinale di quell’età. Il papa più longevo della storia (dopo san Pietro), era stato Pio IX con trentotto anni di pontificato.

Lons – Certamente con Siri la Chiesa sarebbe rimasta forte, com’era prima.

Murr – Assolutamente sì, senza alcun dubbio.

Lons – Ma se nella Chiesa si era già infiltrato un certo pensiero, il problema vero non era la sua giovane età.

Murr – Usarono l’età come una scusa, ma non lo volevano a causa del suo modo di pensare. Era un uomo integro, come Pio XII. Per lui il sacerdozio era una cosa seria. Ancor di più lo era essere vescovo, cardinale o papa, e per lui tutti dovevano avere una vita disciplinata. Ma già allora nel clero molti non volevano ascoltare questo richiamo.

Lons – A Pio XII succedono Giovanni XXIII e Paolo VI. Quest’ultimo vive una fase terribile perché, come lui disse, “da qualche fessura il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio”. Ma a me sembra che le riforme di Paolo VI abbiano abbassato la qualità della Chiesa.

Murr – Lui e i suoi collaboratori non riuscirono a realizzare i cambiamenti mantenendo la disciplina e l’autorità. L’immediato dopo Concilio, dal 1965 al 1970, fu un periodo di sperimentazione. Si poteva sperimentare senza limiti. Per questo i liberali ebbero l’opportunità di introdurre la loro barbarie. Poi, quando arrivò Giovanni Paolo II, era ormai difficile riuscire a rimettere le cose a posto.

Lons – Parliamo di Giovanni Paolo I. Il suo breve pontificato colpì molti che avevano apprezzato il suo sorriso genuino. Rimanemmo sorpresi quando apprendemmo della sua morte dopo soli trentatré giorni di pontificato. Questo fatto ha destato anche molti sospetti. Aveva appena ricevuto Nikodim, il metropolita dell’allora Leningrado, poi tornata San Pietroburgo, e Nikodim non aveva buone relazioni con il Cremlino. Il 5 settembre 1978 Luciani e Nikodim si incontrano e improvvisamente il metropolita, che ha appena quarantanove anni ma ha già avuto cinque infarti, muore, tra le braccia del papa. Qualcuno dice che fu avvelenato da un caffè destinato al papa, ma in realtà era malato di cuore.

Murr – Proprio così. Quanto alla morte di Luciani, non so dirti se fu dovuta ad avvelenamento.

Lons – L’improvvisa morte di Giovanni Paolo I continua a destare sospetti. Qual è la sua opinione al riguardo?

Murr – Ne parlo nel libro Omicidio del trentatreesimo grado.

Lons – Fu assassinato?

Murr – Lo spiego nel libro e non è il caso che ora entri in tutti i dettagli, non ne avremmo il tempo. Dico questo: l’ultima persona che lo vide, e che parlò con lui, fu il cardinale Sebastiano Baggio. Egli entrò nello studio del papa alle ore 20 e ne uscì che erano quasi le 21. Il cardinale alzò la voce, cominciando a gridare verso il papa, e se ne andò furioso. Il papa l’aveva convocato ben tre volte e Baggio sapeva benissimo che sarebbe stato richiamato per la sua appartenenza alla massoneria. Papa Luciani sapeva molto bene chi era Baggio. Posso dirlo perché avevo accompagnato Gagnon per portare la documentazione con i risultati di tre anni di indagini sull’infiltrazione massonica in Vaticano. Per toglierlo dalla curia romana, il papa aveva intenzione di inviare Baggio a Venezia, sede libera da quando Luciani l’aveva lasciata dopo essere stato eletto papa. A Venezia Baggio avrebbe fatto meno danni, ma il cardinale non accettò. Dopo quel burrascoso incontro, il papa si ritirò nella sua stanza e morì quella stessa notte. Lo trovarono morto il mattino seguente.

Lons – C’è chi sospetta che sia stato avvelenato.

Murr – È un sospetto senza prove. Però quella sfuriata, quella mancanza di rispetto, quegli insulti rivolti a un uomo debole di cuore, quella pressione esercitata su di lui, tutto ciò può averlo fatto morire di infarto. Il giorno seguente alla morte del papa chiesi un parere al vescovo Gagnon, poi proclamato cardinale da Giovanni Paolo II, ed egli era convinto che l’avessero ucciso. Del resto, moltissimi a Roma pensavano la stessa cosa. Gagnon mi disse: “Ci sono molti modi per uccidere una persona”. Io dico solo che l’ultima persona incontrata dal papa fu il cardinale Baggio, che gridò e insultò Luciani. Lo sappiamo per certo perché le guardie svizzere che sorvegliavano lo studio riferirono di aver sentito le urla. Ma c’è un’altra cosa importante da ricordare. Io non so perché il Vaticano si comporti così. Creano sempre cortine fumogene. La prima ricostruzione ufficiale sulla morte del papa disse che Luciani fu trovato nel suo letto con in mano il libro L’imitazione di Cristo. Ma è un falso. Nelle sue mani aveva fogli scritti a macchina con le proposte dei cambi di incarichi che voleva fare a causa delle infiltrazioni massoniche. Il papa avrebbe dovuto trasferire diverse persone e iniziare a fare pulizia. La verità è la verità, punto! Diceva mia nonna, che riposi in pace: “Ricordati che per essere un buon bugiardo devi avere una buona memoria. Devi ricordare la bugia che hai detto, altrimenti ti fregano in curva”.

Lons – Parliamo un po’ di Giovanni Benelli, sostituto in Segreteria di Stato per dieci anni, dal 1967 al 1977 e poi arcivescovo di Firenze.

Murr – Benelli era un uomo forte, di totale fiducia di Paolo VI. Montini aveva una particolare psicologia: era francofilo. Tutto ciò che era francese lo incantava. Parlava il francese e aveva letto molta della letteratura di quel paese. Montini nominò come segretario di Stato Jean-Marie Villot, mentre Benelli era il sostituto. Il mio incontro con Villot fu abbastanza scioccante. Lo trovai antipatico. Fu anche accusato di essere nella massoneria, ma senza prove. Fra Benelli e Villot c’era sempre disaccordo e conflittualità. Il 27 giugno del 1977 Benelli fu nominato cardinale assieme a Ratzinger, all’inglese Basil Hume e all’africano Gantin. Nel 1978 entrò dunque in conclave, e con la possibilità di essere eletto. Ma quando vide che le quotazioni di Baggio stavano salendo, fece sì che tutti i suoi voti andassero a Luciani. E Luciani vinse. Fece la stessa cosa due mesi dopo con Wojtyla. Morì di infarto nel 1982. Aveva sessantuno anni.

Fine prima parte

___________________________

Nella foto, un giovane don Murr con il cardinale Gagnon in Vaticano

Aldo Maria Valli:
Post Correlati