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Combattere i signori della morte. La strada c’è. A noi il dovere di seguirla

di Fabio Battiston

Il fortissimo contributo di Elena Martinz pubblicato in Duc in altum [qui] ci ripropone in modo ormai ineludibile tre questioni alle quali un cattolico deve avere la forza di dare risposte concrete.

1) Chi sono i veri nemici dell’umanità in generale e di ciò che resta della civiltà occidentale in particolare.

2) In quali modi e con quali mezzi reagire per eliminare, o quantomeno ridurre drasticamente, il potere malefico di tali nemici.

3) Quale reazione e/o contro-rivoluzione occorre mettere in campo contro questa chiesa cattolica temporale, e i suoi rappresentanti sia ordinati che laici. Una chiesa che mostra sempre più di sostenere o al meglio di ignorare tutti coloro che – come ben si evince dal contributo della dottoressa Martinz – si oppongono alla difesa della vita e dei valori che per duemila anni sono stati il portato della religione cattolica.

Alla prima questione è ormai quasi pleonastico rispondere. Questi nemici sono davanti a noi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della nostra vita; esaltati, promossi, difesi e pompati da una pseudo-cultura di morte, da un’informazione venduta e compiacente e, infine, da una politica asservita ai poteri che opprimono da decenni questo mondo e che monsignor Viganò ha cosi efficacemente identificato con il Deep State. Essi sono plasticamente rappresentati, nella nostra realtà, da una pletora di organismi politici, economici, istituzionali, sociali e militari di tipo sovranazionale (Onu, Ue, Nato, Oms, Banca mondiale, Wef, G7- 9-10 eccetera, Unicef, Unesco, Ong e compagnia cantando) e dalle moltitudini di quella società post-moderna, agnostica, transgender e globalista sempre pronta a mobilitarsi nelle piazze a ogni cenno del satrapo di turno (come coloro che ammorberanno piazza del Popolo sabato prossimo con il lezzo delle loro fetide bandiere blu a dodici stelline).

Rispondere alla seconda questione è assai più complesso poiché implica un’analisi e valutazione personale da cui poi far scaturire comportamenti e atteggiamenti conseguenti i quali, inevitabilmente, saranno diversi per ognuno di noi. Io posso solo offrire ciò che il mio essere credente (imperfetto e peccatore), persona e cittadino mi suggerisce come possibili strade da intraprendere. Anzitutto basta con qualsiasi atteggiamento difensivo, frutto solo di autocommiserazione e autocompiacimento. Smettiamola di essere quelli che cercano ossessivamente di comprendere, giustificare e che – in nome di un malinteso senso di carità cristiana – desiderano con il compromesso e l’ascolto di giungere a conclusioni condivise. Non può essere che ogni manifestazione umana, anche la più famigerata e malvagia come quella raccontataci dalla signora Martinz, debba per forza meritare l’apertura di un confronto che favorisca la stramaledetta “inclusione”, una delle bestemmie attualmente più in voga nell’attuale chiesa global-sincretistica. Dobbiamo invece essere divisivi (alla faccia delle attuali porcherie catto-sinodali) nei confronti di chi, fieramente e proditoriamente, ci sbatte in faccia la sua visione preternaturale della vita con l’obiettivo di imporla come regola a tutti noi. Dopo ciò, resistenza e militanza attive, affrontando a viso aperto i nostri nemici e cominciando a riappropriarci di una comunicazione libera e finalmente non più condizionata dal politicamente e religiosamente corretto. Chiamiamo le cose col loro nome: l’aborto è un assassinio volontario premeditato con chiari mandanti ed esecutori. La normalità esiste e tutto ciò che si vuole far passare per normale (Lgbtqi, queer, transgender eccetera) non rientra in questo scenario. Non vi è nulla di male nell’usare terminologie, aggettivi e sostantivi che non hanno mai rappresentato in passato offesa, disprezzo e ludibrio per alcuno. Amore, stima, rispetto e solidarietà verso l’altro non si misurano in base a un nome ipocritamente modificato o a un diverso aggettivo, socialmente più potabile ma a cui non corrisponde un adeguato comportamento.

Infine, per quanto riguarda la terza questione, nei confronti della chiesa temporal-sinodale non ci può essere alcuna possibilità di dialogo. Siamo di fronte a un’organizzazione che sta chiaramente perseguendo obiettivi preternaturali. I suoi nemici dichiarati sono la Tradizione, la Scrittura, il Magistero, la Dottrina e la Liturgia. I suoi alleati sono il portato finale di una guerra iniziata con Lutero, proseguita con oltre due secoli di rivoluzioni politico-economico-culturali e continuata col modernismo e l’attuale post-modernità. Rispetto a questo scenario di morte, la strada da seguire ce la sta proponendo la testimonianza di vita di monsignor Viganò. Egli ha ben compreso che non si può essere servi di due padroni. La sua lotta e il suo esempio sono quelli di chi ha lucidamente individuato dove oggi si nasconde mammona. Se si condivide quest’analisi, ogni comportamento e scelta sono logicamente conseguenti.

 

Aldo Maria Valli:
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