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Monsignor Strickland / La Quaresima e il rispetto dell’Ottavo Comandamento

di monsignor Joseph Strickland

Iniziamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Grazie per esservi uniti di nuovo a me per l’ottava puntata di A Shepherd’s Voice.

Nel nostro esame dei Dieci Comandamenti siamo arrivati ​​all’ottavo: “Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo” (Esodo 20:16, Deuteronomio 5:20).

Questo comandamento proibisce principalmente la menzogna, ma si estende a tutte le forme di falsità e ai danni causati dalla disonestà. Il Catechismo della Chiesa cattolica (2464 – 2513) spiega che questo comandamento sostiene la verità, la giustizia e il rispetto per il prossimo.

Viviamo in un mondo in cui la verità è spesso distorta, manipolata o addirittura ignorata. Social media, notiziari e conversazioni quotidiane sono pieni di mezze verità, esagerazioni e vere e proprie bugie. In questo clima, come cattolici, siamo chiamati a qualcosa di più alto: una vita di onestà, integrità e testimonianza della verità. Una sfida per tutti noi.

Alcune delle cose che questo comandamento proibisce sono:

Menzogna. Dire deliberatamente falsità per ingannare gli altri (CCC 2482)

Spergiuro. Mentire sotto giuramento, cosa particolarmente grave perché corrompe la giustizia (CCC 2476)

Maldicenza. Rivelare i difetti o i peccati di un’altra persona senza un valido motivo, danneggiandone la reputazione (CCC 2477)

Calunnia. Diffondere false dichiarazioni su qualcuno, danneggiandone l’onore o la reputazione (CCC 2477)

Pettegolezzi e giudizi avventati. Parlare degli altri in un modo che suppone ingiustamente il peggio o diffonde voci dannose (CCC 2478)

Adulazione e lode insincera che incoraggia a fare il male o a ingannare (CCC 2480)

Vanteria ed esagerazione. Distorcere la verità per esaltare sé stessi o manipolare gli altri (CCC 2481)

Inganno e frode. Inganno negli affari, nei contratti o nei rapporti personali (CCC 2486)

Un bell’elenco! E dobbiamo dire che ovunque intorno a noi vediamo molte violazioni di questo comandamento.

Molti cattolici, sia nel clero sia tra i laici, cadono nel peccato del pettegolezzo, che danneggia la reputazione degli altri. Inoltre, a volte, vengono mosse false accuse contro preti o religiosi, il che è devastante e ingiusto. D’altro canto, anche mentire per nascondere un vero misfatto è una violazione del comandamento.

Anche la rappresentazione distorta dell’insegnamento cattolico ne costituisce una violazione. Alcuni vescovi, sacerdoti e laici distorcono gli insegnamenti della Chiesa tramite una reinterpretazione modernista. Inoltre, alcuni media cattolici presentano selettivamente la dottrina o citano erroneamente il Catechismo per adattarlo a un certo programma, e in questo modo portano i fedeli fuori strada. Alcuni vescovi e teologi, sotto la bandiera della “sinodalità”, promuovono idee che contraddicono la dottrina cattolica, come la benedizione delle unioni omosessuali o la modifica degli insegnamenti morali.

Un’altra violazione del comandamento si verifica quando alcuni leader della Chiesa minimizzano o negano gli scandali (casi di corruzione finanziaria o abusi), rifiutandosi di dire tutta la verità, mentre altri possono esagerare o travisare le situazioni per ottenere vantaggi politici o ideologici.

Negli ultimi anni, alcuni leader della Chiesa hanno falsamente descritto i partecipanti alla messa latina tradizionale come rigidi, divisivi o persino disobbedienti. Il Vaticano ha imposto restrizioni alla messa tradizionale mediante Traditionis custodes. Ma quando le autorità della Chiesa dipingono i fedeli cattolici sotto una falsa luce commettono il peccato di calunnia, diffondendo falsità che danneggiano la reputazione.

Lo stesso papa Francesco ha parlato spesso di clericalismo e rigidità, accusando a volte certi cattolici (in particolare quelli che amano la tradizione) di essere “indietristi” o “rigidi”, rimproveri pubblici che falsificano ciò che pensano i fedeli cattolici e possono diventare falsa testimonianza.

Allo stesso modo, quando i vescovi usano le dichiarazioni papali per sopprimere legittime preoccupazioni e bollano coloro che esprimono dubbi come “scismatici” o “estremisti”, mentre stanno semplicemente difendendo la dottrina tradizionale, cadono nella falsa testimonianza.

Un’altra violazione dell’ottavo comandamento è costituita dagli scandali finanziari del Vaticano, come l’uso improprio dei fondi dell’Obolo di San Pietro (che sono destinati alla beneficenza e invece hanno finanziato rischiosi affari immobiliari). Ciò comporta inganno e appropriazione indebita e di nuovo si tratta di una violazione del comandamento. Il cardinale Angelo Becciu è stato rimosso dal suo incarico e in seguito processato per corruzione finanziaria, eppure per anni il Vaticano ha insistito che tutto era in ordine.

Per quanto riguarda le recenti controversie che coinvolgono Catholic Charities, i rapporti sostengono che alcune organizzazioni cattoliche hanno facilitato l’immigrazione illegale e fornito indicazioni agli immigrati clandestini su come eludere l’applicazione delle leggi sull’immigrazione negli Stati Uniti. Dal punto di vista dell’Ottavo Comandamento, tali azioni potrebbero essere viste come ingannevoli, potenzialmente in grado di minare i processi legali e la fiducia del pubblico e di mettere a rischio le popolazioni vulnerabili.

Un’altra violazione di questo comandamento avviene quando le persone e i media diffondono informazioni false o fuorvianti, per motivi politici o profitto. Ciò può danneggiare la reputazione, seminare divisione e allontanare le persone dalla verità.

Quando i politici o altre figure pubbliche fanno false promesse per ottenere voti o potere, fuorviando il pubblico per il proprio tornaconto, questa è una violazione dell’Ottavo Comandamento.

L’uso dei social media causa numerosi casi di violazione, poiché molte persone presentano online versioni false della propria vita, mentre altri si dedicano al cyberbullismo attraverso false accuse o diffondendo voci.

Un esempio molto triste di come l’Ottavo Comandamento possa essere violato con false accuse, calunnie e pettegolezzi, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, è il caso del cardinale George Pell. Nel 2018 in Australia il cardinale Pell fu accusato di abusi sessuali e condannato, ma, dopo aver scontato più di un anno di prigione, nel 2020 la condanna fu annullata all’unanimità dall’Alta Corte d’Australia. La Corte stabilì che c’era “una possibilità significativa che una persona innocente fosse stata condannata”, il che significa che le prove non supportavano il verdetto di colpevolezza.

Le accuse contro Pell si basavano sulla testimonianza di una sola presunta vittima, senza prove corroboranti. Molti esperti e osservatori hanno sottolineato l’impossibilità che i presunti eventi si fossero verificati come descritto. I media tradizionali, in particolare in Australia, dipinsero inesorabilmente Pell come colpevole fin dall’inizio, spesso ignorando le prove scagionanti. Alcuni organi di stampa pubblicarono titoli fuorvianti e si rifiutarono di riferire in modo imparziale l’inconsistenza dell’accusa. Molte persone, anche tra i cattolici, diedero per scontato che Pell fosse colpevole prima ancora che iniziasse il processo. L’opinione pubblica, condizionata da decenni di scandali nella Chiesa, fu indotta a credere alle accuse senza un giusto processo. E non dimentichiamo che all’interno della Chiesa alcuni non hanno mai difeso Pell pubblicamente, forse per paura di reazioni negative. Altri, poi, hanno usato le accuse come un’opportunità per attaccarlo a causa della sua posizione tradizionale su dottrina e liturgia.

Anche dopo la sua assoluzione, alcuni hanno continuato a riferirsi a Pell come a un criminale, ignorando la sentenza dell’Alta Corte. E persistere nel diffondere falsità su qualcuno, anche dopo che la verità è stata rivelata, è una forma di calunnia.

Il caso del cardinale Pell ci ricorda l’importanza della giustizia, del giusto processo e della protezione della reputazione. Le false accuse non solo distruggono l’accusato, ma danneggiano le vere vittime di abusi, minando la fiducia nelle affermazioni genuine. Il caso del cardinale Pell diventa ancora più preoccupante se consideriamo la possibile connessione tra i suoi problemi legali e il suo lavoro di denuncia della corruzione finanziaria in Vaticano.

Prima delle sue battaglie legali, nel 2014 Pell era stato nominato da papa Francesco capo della neonata Segreteria per l’economia, incaricata di ripulire le finanze vaticane. Così, iniziò presto a scoprire importanti irregolarità finanziarie, tra cui:

Fondi non contabilizzati. Pell scoprì che il Vaticano aveva centinaia di milioni di euro che non erano stati correttamente registrati.

Resistenza alla riforma. Alcuni funzionari vaticani, in particolare nella Segreteria di Stato, si opposero alla supervisione finanziaria di Pell, ed egli tentò di implementare controlli più severi, che minacciarono coloro che beneficiavano di loschi affari finanziari.

Conflitto con il cardinale Becciu. Pell entrò in conflitto con il cardinale Angelo Becciu, che in seguito fu implicato in scandali finanziari, tra cui l’uso improprio di fondi della Chiesa.

Pell venne rimosso dal suo ruolo nel 2017, proprio mentre stava facendo progressi nello scoprire la corruzione, e poco dopo le autorità australiane lo accusarono per presunti abusi risalenti agli anni Novanta. Ci si è chiesti se gli addetti ai lavori del Vaticano, che rischiavano di perdere potere e denaro, possano aver avuto un ruolo nel favorire la caduta di Pell. Sebbene non ci siano prove dirette che il Vaticano abbia orchestrato l’azione penale, la tempistica è altamente sospetta.

Il cardinale Becciu, il più grande oppositore di Pell nel campo delle finanze vaticane, fu in seguito privato dei suoi diritti di cardinale e processato per corruzione, dando peso ai precedenti avvertimenti di Pell. Inizialmente il Vaticano assunse una posizione neutrale, affermando di rispettare la legge australiana. Tuttavia, si accontentò di consentire a Pell di essere messo da parte. Durante l’assenza di Pell, le riforme finanziarie si bloccarono e alcune delle sue politiche furono ritirate. Quando Pell fu finalmente assolto nel 2020, tornò a Roma e continuò a mettere in guardia sulla corruzione del Vaticano. Si espresse contro la cattiva gestione finanziaria e fu esplicito nelle sue critiche alle azioni del cardinale Becciu.

Il cardinale Pell è morto nel gennaio 2023 in seguito a complicazioni dovute a un intervento chirurgico all’anca. Ci sono stati molti riscontri sospetti riguardo alla sua morte. Che il Vaticano abbia avuto o meno un ruolo diretto nelle accuse contro Pell, è chiaro che personaggi potenti all’interno della Chiesa avevano forti motivazioni per rimuoverlo. Il suo caso evidenzia i pericoli a cui va incontro chi difende la verità all’interno della Chiesa in questo momento in cui la corruzione si è infiltrata fino ai massimi livelli. Serve anche a ricordare che l’Ottavo Comandamento viene violato non solo attraverso bugie dirette, ma anche attraverso la complicità silenziosa nell’ingiustizia.

Lo scandalo Theodore McCarrick è un altro esempio lampante di insabbiamenti e inganni, emblematico di come le violazioni dell’Ottavo Comandamento si siano manifestate all’interno della Chiesa. Il caso McCarrick comporta inganni, insabbiamenti e distruzione di reputazioni, il che mostra come la falsità e il silenzio possano consentire a gravi ingiustizie di persistere.

Il cardinale Theodore McCarrick era un prelato americano molto influente, arcivescovo di Washington, una figura chiave nella diplomazia vaticana. Era ben inserito nei circoli sia politici sia ecclesiastici e svolse un ruolo importante negli affari della Chiesa. Per decenni, McCarrick fu noto per aver avuto comportamenti immorali, in particolare con giovani seminaristi e giovani preti. Queste accuse furono ampiamente respinte o ignorate, anche se molti nella gerarchia della Chiesa ne erano a conoscenza. Segnalazioni di cattiva condotta di McCarrick emersero già negli anni Novanta, eppure lui continuò a salire di grado. Alcuni vescovi e funzionari vaticani sapevano che faceva pressione sui seminaristi perché condividessero il letto con lui nella sua casa sulla spiaggia, ma rimasero in silenzio.

Accordi finanziari furono fatti in silenzio con alcune delle sue vittime, ma non fu intrapresa alcuna azione pubblica contro di lui. Mentre viveva segretamente in uno stato di peccato grave, McCarrick si presentò come un campione di giustizia sociale, vocazioni e diplomazia della Chiesa. Nonostante le preoccupazioni sul suo comportamento, continuò a essere elogiato e promosso

Sebbene papa Benedetto XVI impose restrizioni a McCarrick (dicendogli di vivere una vita di preghiera e penitenza), tali provvedimenti non sono mai stati applicati. Sotto papa Francesco, anzi, McCarrick ha riacquistato influenza ed è stato coinvolto in attività diplomatiche, in particolare nel controverso accordo del Vaticano con la Cina.

Solo nel 2019 McCarrick venne privato del suo cardinalato e in seguito ridotto allo stato laicale. Vescovi e funzionari vaticani che erano a conoscenza delle azioni di McCarrick ma rimasero in silenzio consentirono la sua continua ascesa al potere. La loro incapacità di agire fu una grave forma di inganno. A McCarrick fu permesso di mantenere un’immagine pubblica di santità e integrità nonostante i suoi peccati segreti. Coloro che cercarono di smascherare McCarrick furono screditati o licenziati.

Nel 2016, Richard Sipe, psicoterapeuta ed esperto di abusi sessuali commessi dal clero, presentò al cardinale Robert W. McElroy (che ora è stato nominato arcivescovo di Washington) accuse riguardanti la cattiva condotta di diversi preti e vescovi, tra cui l’allora cardinale Theodore McCarrick. Tuttavia, la sua risposta a queste accuse fu certamente inadeguata. Inoltre, durante il suo mandato a San Diego, la diocesi presentò istanza di fallimento dopo numerose denunce di abusi sessuali, una mossa che sembrava dare priorità alla protezione istituzionale rispetto al supporto alle vittime.

Date queste preoccupazioni, sono stati tracciati parallelismi tra le azioni di McElroy e gli scandali più ampi di abusi clericali, compresi quelli che coinvolgono McCarrick. Mentre McElroy non è stato accusato di cattiva condotta personale, la sua inazione e la successiva nomina a una posizione di rilievo sembrano indicare una continuazione del fallimento della Chiesa nell’affrontare adeguatamente gli abusi sessuali.

Il cardinale Donald Wuerl è stato arcivescovo di Washington dal 2006 fino alle sue dimissioni nel 2018. Si è dimesso a causa delle accuse di cattiva gestione dei casi di abusi sessuali durante il suo mandato a Pittsburgh. Un rapporto della giuria popolare ha accusato Wuerl di aver insabbiato casi di abusi, portando a una significativa perdita di fiducia tra i fedeli. Gli è succeduto il cardinale Wilton Gregory, che ha ricoperto il suo incarico fino alla nomina di McElroy il 6 gennaio 2025.

Le azioni e le omissioni di leader della Chiesa come i cardinali McElroy e Wuerl, in particolare per quanto riguarda la gestione delle accuse di abusi sessuali, possono essere considerate violazioni dell’Ottavo Comandamento. Non riuscendo ad affrontare le accuse in modo trasparente e a proteggere le vittime, hanno compromesso l’integrità e l’affidabilità della Chiesa. Tale comportamento non solo danneggia coloro che sono direttamente interessati, ma mina anche l’autorità morale della Chiesa.

Alla luce di questo scandalo e di altri scandali nella Chiesa, lasciatemi affermare chiaramente, come pastore, che la verità deve sempre essere sostenuta, anche quando è scomoda o dannosa per la reputazione. Il silenzio di fronte al male noto è di per sé una forma di falsa testimonianza.

Affermava san Giovanni Crisostomo: “È meglio essere puniti per aver detto la verità che essere condannati per aver taciuto”.

L’Ottavo Comandamento, “Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo”, è più di un semplice divieto di mentire: è un invito a vivere nella verità, nell’integrità e nella giustizia. Richiede onestà nelle nostre parole e azioni, un impegno a sostenere la dignità degli altri e un fermo rifiuto dell’inganno in tutte le sue forme.

Abbiamo visto come le violazioni di questo comandamento possono verificarsi non solo in questioni personali, ma anche all’interno delle istituzioni, inclusa la Chiesa stessa. Quando i leader non riescono ad agire in modo veritiero, quando la giustizia viene ostacolata o quando il silenzio viene usato per proteggere i colpevoli anziché gli innocenti, l’Ottavo Comandamento viene infranto. La verità è il fondamento della fiducia.

Come cattolici, siamo chiamati a essere testimoni della verità. Cristo stesso ha dichiarato: “Io sono la via, la verità e la vita” (Giovanni 14:6). Sia nelle nostre interazioni quotidiane, anche attraverso i media che consumiamo e condividiamo, sia nei confronti di chi ha autorità, dobbiamo sforzarci di essere persone di verità.

Nel tempo di Quaresima ci viene ricordata la chiamata al pentimento, al sacrificio e a una conversione più profonda. L’Ottavo Comandamento – “Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo” – non riguarda solo l’evitare le bugie; riguarda il vivere nella verità. La Quaresima è un periodo in cui siamo sfidati a essere onesti: con Dio, con gli altri e con noi stessi.

Se non stiamo attenti, anche i nostri sacrifici quaresimali possono diventare una forma di falsa testimonianza, un’esibizione esteriore senza vera sostanza. Cristo non digiunò per quaranta giorni nel deserto per salvare le apparenze. Se vogliamo essere sinceri nella nostra osservanza quaresimale, dobbiamo scegliere sacrifici che ci costino effettivamente qualcosa. Ad esempio, invece di rinunciare semplicemente ai dolci, possiamo rinunciare alle scuse che ci impediscono di crescere spiritualmente e possiamo fare una confessione completa e onesta. E possiamo smettere di spettegolare, esagerare o dire mezze verità per farci apparire migliori.

Dobbiamo chiederci: se rinunciamo al caffè ma continuiamo a indulgere nella rabbia, nell’impazienza o nella pigrizia, ci stiamo davvero sacrificando per Dio? E se appariamo santi in pubblico ma manchiamo di carità in privato, non stiamo vivendo una bugia? Lasciamo che le nostre azioni siano in linea con la nostra fede.

Le parole del mercoledì delle ceneri – “Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere tornerai” – sono un invito all’umiltà e alla verità. La Quaresima dovrebbe spogliarci del nostro autoinganno e delle nostre false apparenze, lasciandoci con un cuore pronto per la vera conversione.

Se i nostri sacrifici non ci avvicinano di più a Cristo, dobbiamo chiederci: stiamo vivendo la verità o stiamo rendendo falsa testimonianza, perfino contro la nostra stessa anima?

La Quaresima è un periodo di purificazione, una stagione in cui ci spogliamo della falsità e cresciamo in santità. L’Ottavo Comandamento riguarda fondamentalmente la verità: la verità nelle nostre parole, nelle nostre azioni e nei nostri cuori. Ma la falsa testimonianza non riguarda solo il mentire agli altri, riguarda anche il mentire a noi stessi e a Dio.

La Quaresima dovrebbe sfidarci, ma troppo spesso scegliamo sacrifici che sono convenienti o performativi. Se rinunciamo alle bibite gassate ma rifiutiamo di rinunciare ai pettegolezzi, o ci asteniamo dai dolci ma non dal peccato, stiamo davvero abbracciando la conversione?

La Quaresima è un invito al sacrificio onesto: non solo a evitare qualcosa di piccolo, ma a scegliere qualcosa che purificherà veramente le nostre anime.

In Luca 18:9-14, il fariseo si vanta: “Io digiuno due volte alla settimana; pago le decime di tutto ciò che possiedo”. Ma il suo cuore è orgoglioso e guarda gli altri dall’alto in basso. Il suo digiuno è una bugia perché non porta all’umiltà. Il pubblicano, invece, si umilia e prega: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore”.

Gesù ha costantemente messo in guardia contro l’ipocrisia, specialmente tra le persone religiose. Se pratichiamo esteriormente la Quaresima, indossando le ceneri, digiunando e parlando dei nostri sacrifici, mentre non siamo caritatevoli, stiamo rendendo falsa testimonianza agli altri.

Gesù avverte: “Quando digiunate, non siate tristi come gli ipocriti, perché si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano”. La Quaresima non dovrebbe mai essere fatta per impressionare gli altri. Possiamo dare falsa testimonianza in Quaresima se ci lamentiamo del digiuno ma ci abbandoniamo alla cattiveria, ci vantiamo di ciò a cui abbiamo rinunciato invece di offrirlo silenziosamente a Dio e se partecipiamo a pratiche esteriori senza conversione interiore.

Se la nostra osservanza quaresimale ci fa sentire superiori anziché umiliati, stiamo perdendo il punto. La Quaresima non riguarda solo il sacrificio esteriore, ma anche la trasformazione interiore. La bugia più grande che possiamo dire è fingere di stare bene quando sappiamo di doverci pentire.

La Quaresima consiste nello spogliarci di ogni falsità, non solo nelle nostre parole, ma nella nostra stessa anima.

Se vogliamo essere onesti davanti a Dio, dovremmo:

Scegliere sacrifici che costano qualcosa, in un modo che ci mettano davvero alla prova.

Digiunare prima di tutto dal peccato, perché il miglior sacrificio è rinunciare a un’abitudine peccaminosa, non solo a un piacere neutro.

Praticare l’onestà interiore. Fare un vero esame di coscienza e confessarsi.

Essere sinceri nella preghiera. Cercare veramente la presenza di Dio.

Abbracciare l’umiltà. Lasciare che la Quaresima riguardi Dio, non ciò che noi facciamo per lui.

Il mercoledì delle ceneri ci ricorda: “Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere tornerai”. Questa è la verità ultima: siamo mortali e solo la misericordia di Dio può salvarci. Se vivremo la Quaresima in modo veritiero, lasciando da parte la falsità, non solo seguiremo l’Ottavo Comandamento, ma saremo trasformati.

Chiediamo a Dio la grazia di parlare e vivere sempre nella verità, di resistere alla tentazione della disonestà e di opporci coraggiosamente alla falsità in tutte le sue forme. Nel farlo, non solo rispetteremo l’Ottavo Comandamento, ma renderemo anche testimonianza della luce di Cristo in un mondo oscurato dall’inganno.

Grazie per esservi uniti a me per A Shepherd’s Voice. Lasciatemi concludere la nostra riflessione odierna nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Fonte: bishopjosephstrickland

Aldo Maria Valli:
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