di Vincenzo Rizza
Caro Aldo Maria,
il comunismo è morto, il globalismo è in crisi e la democrazia non si sente troppo bene.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito, nel silenzio più o meno compiacente dei mass media, a eventi che dimostrano come la democrazia trovi fondamento, come scrive Stefano Fontana, in una finzione che vede la cessione della volontà popolare ad alcune autoproclamate élite che decidono cosa è bene e cosa è male.
La democrazia diretta, impossibile da attuare se non in piccolissimi contesti, cede il passo alla democrazia partecipativa in cui la volontà di tutti viene sostituita dalla volontà di pochi che, in quanto eletti, vengono ritenuti rappresentanti della volontà generale quando, in realtà, rappresentano solo se stessi e agiscono il più delle volte fregandosene dei soggetti che dovrebbero rappresentare.
E quando, poi, il voto popolare va contro queste élite che decidono del nostro destino, viene tranquillamente bypassato e nei casi peggiori annullato. Qualche esempio?
La maggioranza che appoggiava Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea è stata sonoramente ridimensionata dalle ultime elezioni europee. Risultato? La nuova coalizione formatasi dopo le ultime elezioni ha riconfermato la von der Leyen alla guida della Commissione.
In Germania la Spd (che ha governato negli ultimi anni) è letteralmente crollata ma si appresta a ritornare al governo alleandosi con la Cdu.
Ciò che è successo in Romania, poi, sfiora il ridicolo: il candidato di destra alle presidenziali, vincitore del primo turno, si è visto annullare le elezioni per alcuni video pubblicati su Tik Tok e viene, quindi, escluso dalle successive elezioni indette, accusato di ogni nefandezza per non farlo vincere.
Il tutto con il beneplacito di Thierry Breton, ex commissario europeo per il Mercato interno, che ha recentemente sottolineato l’importanza di impedire le ingerenze estere nelle elezioni come l’influenza da parte di paesi non membri dell’Unione europea, considerando anche misure drastiche, inclusa la possibilità di annullare le elezioni.
In definitiva, se gli elettori rumeni (ma lo stesso vale per qualsiasi paese europeo) dovessero “democraticamente” stabilire che intendono seguire una linea contraria alle idee tanto in voga a Bruxelles, le elezioni dovrebbero essere ripetute, fino a quando a vincere non siano i “buoni”. Come ha scritto Travaglio (giornalista di cui non condivido la maggior parte delle idee ma che in questo caso ritengo sia nel giusto), la democrazia sta diventando un gioco in cui se vince il candidato sbagliato si annullano le elezioni, se si ripresenta viene arrestato e se gli elettori non intendono votare per altri si fissa il principio che chi ha perso le elezioni ha vinto.
Nel frattempo anche in Italia, per non farci mancare nulla, viene annunciata da un partito politico una proposta per creare uno “scudo democratico”, che di democratico ha solo il nome. Si tratta della proposta di legge del partito di Calenda che ha l’obiettivo dichiarato di “contrastare le ingerenze straniere che si manifestano attraverso propaganda e manipolazione del dibattito democratico di un Paese. Prima di tutto attraverso l’istituzione di comitati di analisi per contrastare la disinformazione”. Si prevede l’istituzione di un “comitato di analisi per contrastare la disinformazione, garantire la trasparenza dei finanziamenti per contrastare le ingerenze grazie al doppio controllo di Agcom e Dis”. E ancora: “Per intervenire contro la manipolazione del voto prevediamo misure straordinarie: quando le minacce rilevate sono tali da pregiudicare l’integrità del processo elettorale, il Parlamento può, in seduta comune con il voto dei due terzi, bloccare il procedimento elettorale”.
Sul sito di Azione si legge poi che “tutte le piattaforme informative, comprese testate giornalistiche e social network, dovranno dotarsi di un comitato di analisi indipendente composto da dieci esperti, estratti a sorte da un elenco nazionale di professionisti con competenze tecniche e giuridiche. Questi comitati avranno il compito di monitorare e contrastare le attività di ingerenza esterna volte a manipolare il consenso politico, attraverso la diffusione di informazioni false o distorte. Potranno verificare i contenuti diffusi e rimuovere quelli ingannevoli, oltre a segnalare e bloccare utenti coinvolti in attività di disinformazione ripetuta”.
Si tratterebbe, in definitiva, di un surrogato del Ministero della Verità di orwelliana memoria, con l’istituzione di un “elenco nazionale di professionisti”. Sono curioso di sapere come e da chi sarebbero selezionati questi “esperti professionisti” dell’informazione da inserire nell’elenco nazionale, nuovi censori illuminati cui sarebbe affidato il compito di stabilire cosa si può e cosa non si può dire, cosa è vero e cosa è falso.
Sono convinto che se l’elenco fosse istituito, probabilmente questo articolo non vedrebbe mai la luce.