E tu da che parte stai?

di Fabio Battiston

Il 12 marzo 2024 comparve su Duc in altum un mio contributo dal titolo “E se domani…in caso di guerra da che parte staremo?” (qui). Si trattava di una riflessione sull’atteggiamento da prendere nel caso di una degenerazione su larga scala del conflitto russo-ucraino, una potenziale escalation destinata prima o poi a coinvolgere direttamente, non più per tramite di Kiev, i Paesi occidentali. È da poco trascorso un anno da quelle note e la domanda che ponevo allora assume oggi un’attualità ancora maggiore alla luce degli eventi maturati in questi ultimi mesi.

La situazione, sia militare sia strategico-politica, è mutata considerevolmente. Le elezioni americane – con l’uscita di scena dei guerrafondai liberal capitanati dall’accoppiata Biden-Harris e la prepotente ascesa della nuova Amministrazione Trump-Vance-Rubio – hanno provocato un terremoto. Da un lato avvicinando come non mai, da tre anni a questa parte, una possibile e realistica prospettiva di pace; dall’altro facendo emergere in tutta la sua tragica pericolosità il provocatorio atteggiamento dell’Unione europea, finalizzato al mantenimento della massima tensione e refrattario a ogni iniziativa di compromesso proveniente dall’odiato tycoon newyorkese.

In questo scenario, le ultime farneticazioni della Von Der Leyen e di Mario Draghi, le posizioni belliciste ulteriormente ribadite dai governi inglese, francese, tedesco e dalla stragrande maggioranza degli schieramenti politici italiani – di governo e opposizione – confermano due indiscutibili realtà.

La prima è rappresentata dal quasi unanime orientamento continentale per lo sviluppo di un poderoso piano di riarmo, giustificato da una minaccia che è in realtà un’ignobile invenzione: quella per la quale esiste un pericoloso nemico (la Russia) che intende attaccarci nel breve-medio termine.

La seconda ci dice chiaramente che l’unico mortale nemico dal quale il nostro popolo deve difendersi – e contro cui dovrà prima o poi combattere – è rappresentato dall’Occidente europeo e dalla componente dem-woke della politica/società statunitensi, quest’ultima fortunatamente (ma chissà per quanto tempo) confinata in un limbo di relativa impotenza.

Ciò che si sta concretizzando in queste ultime settimane si basa su uno stilema assai ben noto; esso caratterizza un canovaccio che è stato già sperimentato dal mefitico Occidente, purtroppo con successo sia in occasione della pandemia Covid sia nell’ideazione del famigerato eco-ambientalismo correlato alla cosiddetta emergenza climatica globale e alle relative oscenità targate “green economy”.

La trama di questo infame canovaccio si sviluppa su tre capisaldi.

Primo: generare ad hoc (o inventare) un importante, gravissimo e impellente problema planetario sulla cui esistenza si è sostanzialmente, e apparentemente, tutti d’accordo. In tale contesto ci sono stati offerti, nell’ordine: prima l’incubo del riscaldamento climatico correlato all’emergenza ambientale, poi il mostro Covid (peste nera del terzo millennio sapientemente generata nei laboratori cinesi) e oggi, finalmente, la lugubre prospettiva di una incipiente guerra mondiale.

Secondo: creare sulle citate catastrofi un cartello globalista di interessi convergenti (economico-finanziari, politici, industriali, etici, sociologici e pseudoreligiosi) che identifichi la “soluzione” – oggettiva, indiscutibile e, soprattutto, salvifica – sulla quale definire un piano integrato di progetti e azioni di immediata attuazione. Ed ecco pronti, per il giubilo di questo nostro terrorizzato mondo: prima la antidepressiva “green economy”, poi la magica pozione vaccinale anti-Covid e oggi, sulle note del beethoveniano “Inno alla gioia”, la marcia trionfale dei nuovi Rambo occidentali. Grazie a questo esercito del bene – fortificato dai mega-investimenti in Main Battle Tank, LRMS (lanciarazzi pesanti), cacciabombardieri, fregate multimissione e vagonate di missili Aster30 – l’Unione europea difenderà se stessa, il suo straccio blu con le dodici stelline e i suoi putridi disvalori dall’attacco del mostro putinian-ortodosso.

Terzo: supportare i progetti e le azioni del secondo caposaldo con un poderoso, ossessionante e pervasivo apparato massmediale di informazione e persuasione. Grazie a questa fake-machine è oggi praticamente impossibile – pena l’insulto, l’isolamento, la calunnia e la detenzione – manifestare pubblicamente il proprio totale dissenso su tragedie quali, appunto, la green economy, le strategie vaccinali Covid e, ultima arrivata, la provocatoria, imperialista e guerrafondaia politica dell’Occidente Euro-dem-woke contro la Russia e contro chiunque osi provare a riportare la pace nel conflitto in corso. Questa realtà è sin troppo facile da dimostrare nel nostro Paese dove una quasi unanime informazione, da tempo immemore serva di un medesimo condottiero, non fa altro che diffondere un indiscutibile e fetido pensiero unico. Lo abbiamo constatato con le tematiche ambientali, con il triennio Covid e ora sul conflitto russo-ucraino ove impera, da destra a sinistra, una gigantesca Agenzia Stefani di ventennale memoria. Essa vive ancora, nascosta nella miriade di sigle e testate la cui presenza serve solo a scimmiottare una parvenza di pluralità informativa che è solo un’ignobile e vergognosa finzione. Per rendersene conto basta leggere, guardare, ascoltare, cliccare e… il gioco è fatto. Dai, scarica l’App e ingoia la tua dose quotidiana di insulse falsità.

Quello sinora descritto è, almeno per quanto mi consta, il quadro che abbiamo di fronte. Le prossime ore, i giorni a venire e le settimane venture ci diranno se e in quale modo lo scenario di sangue, lutti e orrore che l’Unione europea e i suoi accoliti stanno cercando di predisporre arriverà a compimento. Ciò su cui invece, a mio avviso, non occorre attendere oltre è l’impellente necessità, direi quasi l’obbligo morale, di schierarsi, prendendo una posizione chiara e inequivocabile. Ed è su questo aspetto che mi ricollego al contributo che scrissi un anno fa. L’evoluzione (o involuzione) degli eventi non consentirà a nessuno di noi di nascondere la testa sotto la sabbia per molto tempo. Dobbiamo avere il coraggio di identificare chi è e dove alberga il nemico poiché in questa malefica vicenda, una volta tanto, il cattivo – o almeno il peggiore di tutti i contendenti – esiste e per quanto mi riguarda ha un solo nome: l’Occidente europeo. Credo che decidere una volta per tutte, qui e ora, da che parte stare sia un nostro dovere anche come cattolici. Lo è tanto più gravemente nel momento in cui, basta guardarsi intorno per accorgersene, una parte non banale dei credenti (sia laici che ordinati) sta serrando ordinatamente le fila in una incredibile alleanza con l’Unione europea, i suoi obiettivi di morte, le sue politiche e, soprattutto, i suoi disvalori. La recente adunata di piazza del Popolo, straripante di gruppi sedicenti cattolici, ne è la plastica e brutale dimostrazione.

Ricordiamoci, infine, che alla scelta della nostra collocazione dovranno seguire comportamenti, atteggiamenti e parole coerenti con la decisione presa. Pe quanto mi riguarda, vale ciò che ho letto in uno striscione apparso in una delle poche e silenziatissime manifestazioni contro l’Europa guerraiola, svoltesi a Roma il 15 marzo scorso: “Il popolo russo non è mio nemico!”. E se mai l’incubo di una guerra dovesse malauguratamente verificarsi, non darò mai sostegno, solidarietà o appoggio morale e materiale a chiunque, da occidente, punterà la mitraglia contro i soldati di Mosca. Non sarò certo io, in quel caso, a tradire il mio Paese, bensì chi ha deciso di combattere – addirittura da cattolico – per difendere gli orrori disvaloriali che l’Europa vuole esportare laddove ancora non si sono fortunatamente imposti.

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