Giochi di potere nella corte del papa malato

Mentre papa Francesco è ricoverato in ospedale e la degenza si prolunga, si ripropone il problema emerso nell’ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II: chi comanda veramente in questi casi?

Per mitigare dubbi e preoccupazioni, il Vaticano ha diffuso un audio e una foto, ma in entrambi i casi il risultato non è stato quello sperato. Sia l’audio sia la foto hanno anzi ottenuto l’effetto opposto, cioè quello di alimentare i sospetti e mostrare un papa estremamente provato. E il cardinale Fernández ieri ha dichiarato che il papa dovrà addirittura reimparare a parlare.

Grazie alle cure, che al papa certamente non mancano, la situazione potrebbe protrarsi a lungo. E se anche Francesco dovesse tornare a Santa Marta, resterebbe la domanda: quando il papa è così debilitato, chi comanda in Vaticano? Come funziona l’intera macchina?

Sappiamo che durante l’ultima malattia di Giovanni Paolo II, quella che poi si sarebbe rivelata fatale, era don Stanislao, il segretario particolare, a fare il bello e il cattivo tempo, in un quadro del tutto fuori norma e fuori logica. Oggi una figura paragonabile a quella di don Stanislao non c’è, ma il problema persiste. Se il papa, che è un monarca assoluto, non è in grado di governare, chi lo fa al posto suo, e come?

Un segnale ci viene dalle visite fatte al Gemelli dal segretario di Stato Parolin e dal sostituto Peña Parra. A giudicare da tali contatti, sembra che il timone in questa fase sia passato nelle loro mani. Ma per quanto sarà possibile continuare così? E comunque la Chiesa deve essere governata da Pietro, non dalla segreteria di Stato.

Se leggiamo il Bollettino della Sala stampa della Santa Sede vediamo che ogni giorno il papa prende decisioni di vario genere e fa nomine. Possiamo immaginare che si tratti di decisioni prese prima della malattia e del ricovero, ma più la malattia si prolunga e meno diventa sostenibile far credere che sia davvero il papa a studiare ogni dossier. Anche i bollettini quotidiani in cui si fa sapere che il papa “ha lavorato” suonano quanto meno forzati. Quanto lavoro può svolgere nelle sue condizioni? Chiunque abbia un papà o un nonno quasi novantenne e con quelle patologie sa qual è la risposta.

Il problema riguarda soprattutto le decisioni che coinvolgono il futuro della Chiesa a lungo termine. Nei giorni scorsi il Vaticano ha annunciato “l’inizio di un cammino”, circa la fase attuativa del sinodo sulla sinodalità, che “porterà a un’Assemblea ecclesiale entro tre anni”. Ma, a parte i contenuti, un tale annuncio suona sia poco credibile sia sospetto. Ben poco credibile che un papa nelle attuali condizioni di salute possa seguire un processo della durata di tre anni. Sospetto perché fatto apposta per imporre al successore un’agenda. E probabilmente è proprio questo che i bergogliani vogliono: ben sapendo che, con un nuovo papa, al novanta per cento saranno spazzati via, cercano almeno di rendergli la vita difficile.

Giochi di potere in una corte. Giochi di potere sempre alquanto sporchi, ma sporchissimi quando il sovrano è debole, malato o morente.

 

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