Di recente l’arcivescovo argentino Héctor Agüer, che i lettori di Duc in altum ben conoscono, ha fatto una sintetica analisi della situazione della Chiesa cattolica nel suo Paese, che è poi anche quello di Bergoglio, concludendo che il quadro è ormai da encefalogramma piatto.
Aguer – ottantuno anni, dal 2018 emerito di la Plata – afferma che la decadenza è evidente. I seminari argentini sono vuoti, e ce n’è uno, in funzione da un secolo, nel quale quest’anno non è entrato nemmeno un seminarista.
Il matrimonio cattolico non esiste quasi più. Si parla solo di convivenze e di coppie più o meno di fatto.
Con 460.902 nascite, il tasso di natalità ha raggiunto il punto più basso degli ultimi cinquant’anni.
I battesimi continuano a diminuire e ormai non esiste più una vera e propria cultura cristiana. Non ci sono più pensatori cattolici. La presenza pubblica della Chiesa è inesistente e i mass media ne parlano solo quando in ballo ci sono prese di posizione politiche.
Mentre il numero di sacerdoti, religiosi e seminaristi diminuisce a vista d’occhio, ci sono diocesi argentine in cui il numero di vescovi supera o è uguale al numero dei seminaristi.
Dopo dodici anni di pontificato di Francesco, e a sessant’anni dal Concilio Vaticano II, è arrivato il momento di affrontare la realtà. La “Chiesa in uscita”, alla ricerca di coloro che non conoscono Cristo, sta diventando una “Chiesa in fuga”. Dalla sua stessa natura e missione.
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Nella foto, l’arcivescovo Héctor Aguer