Meditazione / Non restare fuori. Entra!

Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita

Lc 15,1-32

di Eremita

Il Signore ci dà oggi una Parola che è come spada tagliente: va fino in fondo e non si ferma alle apparenze della nostra religiosità. Il Vangelo di Luca, al capitolo 15, ci parla di un padre e di due figli. Ma in realtà non è una parabola su di loro. È una parabola che parla di te e di me, parla del Padre che è Dio e della sua infinita misericordia per l’uomo peccatore.

Gesù parla davanti a pubblicani e peccatori che si avvicinano a lui per ascoltarlo. E i farisei e gli scribi mormorano: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ecco, questo il punto: Dio si è fatto carne, si è fatto uomo, si è abbassato fino a te, fino a me, fino alla tua miseria, fino alla tua schiavitù, per stare con te. Perché tu, uomo peccatore, possa essere salvato. E lo ha fatto non per giudicarti. Non per metterti in prigione. Ma per amarti.

Gesù racconta questa parabola perché tu possa oggi scoprire chi sei e dove sei. Perché ci sono due modi di stare lontani da Dio. Uno è quello del figlio minore, l’altro è quello del figlio maggiore. E forse tu sei uno di questi due figli. O sei entrato in chiesa pensando che Dio sia un padrone da cui scappare, oppure sono anni che cammini, anni che preghi, ma resti lontano dal cuore del Padre. Magari vivi nella casa, ma non sei nella comunione. Magari fai tutto bene, osservi tutto, ma sei schiavo. E non conosci la gioia di essere figlio.

Il figlio minore chiede la parte dell’eredità. E il Padre gliela dà. Dio ti ha dato la libertà. Non ti trattiene. Ti lascia andare. Ti ha dato la vita, la salute, la casa, la famiglia. Ti ha dato il corpo, la sessualità, la libertà di scegliere, e tu che hai fatto? Hai preso tutto questo e sei andato via. Hai pensato che fuori dalla casa del Padre si potesse vivere meglio. Hai pensato che Dio ti togliesse qualcosa. E hai speso tutto. E hai toccato il fondo. E quando tocchi il fondo, scopri chi sei davvero: uno che desidera sfamarsi con le carrube che mangiano i porci. I porci, l’immagine dell’impurità, del peccato. Quanti di noi sono caduti lì, in una vita di peccato, nella schiavitù della droga, dell’alcol, della pornografia, dell’adulterio, nella menzogna, nella violenza. Chi è stato là lo sa: la fame dell’uomo è fame di amore, e il mondo non può saziarla. Il mondo ti illude, ti promette tutto, e poi ti abbandona.

E lì, in quella miseria, il figlio si ricorda della casa del Padre. E decide di tornare. “Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Così siamo noi: pensiamo di dover meritare l’amore di Dio. Pensiamo che dobbiamo dimostrare qualcosa. Ma il Padre lo vede da lontano. Lo sta aspettando. Sì, Dio ti aspetta. E appena ti vede, corre, ti abbraccia, ti bacia. Non ti fa parlare. Non ti giudica. Non ti chiede spiegazioni. Ti riveste. Ti restituisce la dignità che avevi perduto. Ti mette l’anello al dito, che è il segno che sei figlio, che sei suo. Ti mette i sandali, perché non sei più schiavo, sei uomo libero. E fa festa. Questo è il nostro Dio: un Dio che fa festa per te, peccatore. Che ama te, proprio te, che sei caduto, che hai tradito, che hai sporcato tutto. Lui non si è scandalizzato. Ti ha cercato nella morte, ed è venuto a prenderti.

Ma il Vangelo non finisce qui. C’è il figlio maggiore. E forse tu sei questo. Non sei mai uscito di casa, non hai mai smesso di andare in chiesa, di pregare, di fare tutto giusto. Ma sei arrabbiato. Vivi come un servo, non come un figlio. Non conosci la gioia del Padre. Non entri nella festa. Anzi, giudichi. E accusi. E sei amareggiato. Non hai mai gustato la misericordia di Dio perché pensi di non averne bisogno. E il Padre esce anche per te. Ti viene a cercare. Ti supplica di entrare. E ti dice: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo”. Ma tu non lo sapevi. Non lo vivevi. Perché il vero peccato non è scappare. Il vero peccato è non amare il Padre. Non fidarsi di Lui.

Oggi il Signore ci chiama. Ci chiama a convertirci. A tornare a Lui. Non importa dove sei stato. Non importa cosa hai fatto. Lui ti ama. Ti aspetta. Ti vuole restituire la dignità di figlio. Vuole che tu entri nella festa. Vuole che tu conosca la gioia vera. Vuole che tu lasci il tuo cuore duro, il giudizio, l’orgoglio, la rabbia. Che tu ti lasci amare. Oggi il Padre corre incontro a te. Lasciati prendere. Lasciati abbracciare. Lasciati cambiare. La Chiesa è la casa dove si fa festa per il peccatore che torna. Non restare fuori. Entra. C’è una tavola preparata anche per te.

Fratelli, questa è la buona notizia: Dio ti ama come sei. E non si stanca mai di aspettarti.

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