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Gloria, Mirjam, Samuelle e le altre. In “Stupri sacri” il dramma delle religiose abusate. Laura Sgrò: “Portare luce nel buio”

Si intitola Stupri sacri, in modo molto crudo. È la storia di Gloria, Mirjam, Samuelle e tante altre religiose che si sono ribellate agli abusi dentro la Chiesa e hanno trovato il coraggio di denunciare. L’autrice è Laura Sgrò, avvocato, con una profonda conoscenza delle cose vaticane. Un libro che racconta “una ferita aperta e sanguinante”. Una ferita che ha molti nomi: “Abuso di potere, manipolazione spirituale, violenza psicologica, sfruttamento, abuso sessuale. Si nasconde dietro le mura dei conventi, si maschera di sacralità, usa il linguaggio della fede per legittimare una violenza inaccettabile”. La vicenda più eclatante è quella che riguarda l’ex gesuita Marko Rupnik, ma ce ne sono altre.

Duc in altum ha intervistato Laura Sgrò.

Avvocato, come nasce il suo rapporto con le suore che denunciano Rupnik?

Gloria e Mirjam sono venute a trovarmi nel febbraio dello scorso anno, perché avevano bisogno di un avvocato che le sostenesse e che le aiutasse. Le ho ascoltate con attenzione e le ho ritenute estremamente credibili. Solo a quel punto ho accettato di assisterle. Subito dopo è arrivata anche suor Samuelle e poi altre due ex suore che ancora preferiscono mantenere l’anonimato. Sono entrate nella mia vita in modo dirompente e sono loro grata per avermi scelta come loro avvocato.

Il libro raccoglie testimonianze agghiaccianti. Non vogliamo cadere nel sensazionalismo, ma possiamo dire, in sintesi, di che cosa si tratta?

Si tratta di abusi spirituali, psicologici, fisici e sessuali ai danni di religiose. Molte di loro dopo la violenza subita, non sentendosi assistite e aiutate da chi avrebbe dovuto farlo – mi riferisco alla madre superiora o al vescovo cui si sono rivolte –  hanno deciso di lasciare la comunità cui appartenevano. Sono storie terribili di manipolazione e di violenza, nelle quali l’abusatore si serve di Dio e della fede delle vittime per i propri scopi personali. Questi comportamenti hanno determinato devastazione nella vita delle abusate.

Le vicende narrate hanno un comune denominatore: la devastante manipolazione, come nel caso di quella che, secondo le sue assistite, è stata esercitata da Rupnik. Le vittime però a un certo punto ne sono uscite e hanno parlato. Com’è stato possibile?

Alcune delle storie che racconto sono di donne che hanno subito abusi da parte di Marco Rupnik. Tutte le mie assistite, per salvarsi, hanno interrotto con lui ogni rapporto, ma i danni provocati dalla sua manipolazione sono ancora attuali. Sono donne molto coraggiose, che meritano rispetto, conforto, attenzione e cura. Il loro comportamento, a mio avviso, deve essere considerato esemplare. Nonostante ciò, quello che hanno patito, a seguito delle loro denunce, è una grave forma di vittimizzazione secondaria: sono state definite pazze, donne di poco valore innamorate di Rupnik che avrebbero agito per gelosia o che lo avrebbero denunciato per soldi. Da chi li avrebbero ricevuti e per quale motivo non è dato sapere. Tutte gravissime calunnie e anche per questa vittimizzazione secondaria i colpevoli dovranno pagare.

Certamente Rupnik ha goduto di protezioni, che forse in una certa misura durano tuttora. Che ne pensa?

Penso che lei abbia certamente ragione, altrimenti non si spiega per quale motivo per tanti anni alcune denunce sono rimaste sotto il tappeto, molto ben nascoste. Gloria ha denunciato gli abusi subiti a tutte le autorità gerarchiche superiori già nel 1994, eppure non è successo niente. Altri abusi sono stati denunciati nel corso degli anni all’interno della Comunità Loyola da altre vittime, eppure, anche in questo caso, non è successo niente. Che Rupnik abbia goduto di protezioni è sotto il sole, quello che adesso mi piacerebbe sapere è per quale motivo alte sfere ecclesiastiche si siano prestate a questo. Il quadro emerso è davvero drammatico e pare fosse noto già negli anni Novanta.

Lei, avvocato Sgrò, è un’esperta di Vaticano. Ha scritto Sangue in Vaticano, sulla strage nella guardia svizzera nel 1998, ed è anche la legale di Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, la giovane cittadina vaticana scomparsa nel nulla nel 1983. Praticamente ogni giorno sulla vicenda Orlandi escono nuove piste e nuove voci. Ora si parla di documenti del Sismi, il servizio segreto italiano dell’epoca, e di un riscatto pagato dal Vaticano. Lei alla vicenda Orlandi ha dedicato il libro Cercando Emanuela. Ci stiamo avvicinando alla verità o è tutto ancora più ingarbugliato? 

È tutto sempre molto complicato, perché, se da un verso la famiglia Orlandi non smette di cercare la verità e lo fa con ogni mezzo, dall’altro verso sono in molti questa verità a non volerla. Una cosa però è chiara: gli Orlandi non smetteranno mai di cercare la loro amata Emanuela, per cui i detrattori si mettono pure il cuore in pace: su questa storia non calerà mai il silenzio.

Torniamo al caso Rupnik. Che cosa si propone, avvocato Sgrò, con il suo libro Stupri sacri?

Il caso Rupnik è solo uno, anche se molto importante, dei casi che affronto. Il mio scopo è quello di provare a fare un po’ di luce e di chiarezza su un fenomeno pressoché oscuro, quello degli abusi delle religiose nell’ambito della Chiesa. Delle religiose non si parla quasi mai, men che mai si parla degli abusi che subiscono, è come se non esistessero. Invece bisogna parlarne e le suore devono denunciare, non solo ai superiori ma anche alle autorità giudiziarie dello Stato in cui vivono. Chi commette un abuso su una suora deve andare in galera, non essere solo spostato da un’altra parte.

Sulla base della sua esperienza, di che cosa ha bisogno il Vaticano per fare chiarezza su tante vicende oscure?

La verità è la più grande furbizia. Basterebbe solo dire la verità.

È fiduciosa?

Quando avrò smesso di avere fiducia cambierò il lavoro. Alla giustizia credo ancora, nonostante tutto.

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Laura Sgrò, Stupri sacri, Rizzoli, 256 pagine, 18 euro

Nella foto, Laura Sgrò

 

 

Aldo Maria Valli:
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