In morte di Theodore McCarrick. Un ricordo personale

Theodore McCarrick, ex arcivescovo di Washington e abusatore seriale, è morto il 3 aprile all’età di 94 anni. La notizia è stata confermata dal cardinale Robert McElroy in una dichiarazione rilasciata dall’arcidiocesi di Washington. McCarrick, che soffriva di demenza, risiedeva in una struttura nel Missouri.

La terribile verità su MacCarrick realtà venne a galla nel 2018, quando l’ex nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò rese noto (anche attraverso Duc in altum) un dettagliato rapporto che dimostrava come Francesco fosse stato informato fin dal 2013 delle malefatte del cardinale.

La vicenda McCarrick rappresenta una delle pagine più buie e tristi della recente storia della Chiesa.

Qui un mio ricordo ormai lontano.

*

Correva l’anno 2007. Lavoravo al Tg1 e venni mandato a seguire la missione, promossa dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, The Artic. The Mirror of Life, un viaggio sulla costa occidentale della Groenlandia, a circa duecentocinquanta chilometri dal circolo polare artico, nei pressi dell’immenso Sermeq Kujallek, il più grande ghiacciaio del mondo al di fuori dell’Antartide. Alla missione parteciparono dodici leader religiosi di diverse fedi che l’11 settembre di quell’anno, davanti al ghiacciaio, pregarono per la cura del creato e promettere impegno nella preservazione della casa comune.

I religiosi cristiani (cattolici e protestanti), musulmani (sunniti e sciiti), ebrei, buddisti, induisti e shintoisti viaggiarono a bordo di una grande nave, e con loro c’eravamo noi, un gruppetto di giornalisti di varie nazionalità.

Accanto al patriarca Bartolomeo, al gran rabbino di Parigi, all’imam sunnita, all’ayatollah sciita, al vescovo luterano della Groenlandia e a numerosi altri esponenti religiosi notai la presenza di un cardinale di Santa Romana Chiesa: era Theodore McCarrick, all’epoca arcivescovo emerito di Washington.

Mi sembrò un tipo molto alla mano. Indossava la talare nera filettata di rosso, ma si muoveva con grande disinvoltura e sorrideva a tutti. Aveva settantasette anni, ma ne dimostrava di meno. I suoi occhietti erano furbi e vivaci.

A bordo della nave noi giornalisti, per la colazione, avevamo l’abitudine di riunirci a un tavolo per fare quattro chiacchiere e scambiarci impressioni. E un giorno chi chiese di sedersi con noi? Il signor cardinale. Disse che ci aveva visti all’opera e desiderava sapere quale fosse il nostro pensiero sul viaggio.

Io restai abbastanza stupito. Come vaticanista, ero abituato a cardinali che in genere stavano alla larga dalla stampa. McCarrick invece si fece avanti e in breve divenne il protagonista della conversazione. Sembrava che sapesse tutto di clima, ghiaccio, problemi artici, questioni geopolitiche. Un’enciclopedia vivente, ma sciorinata con grande disinvoltura.

Poiché, oltre all’inglese, parlava piuttosto bene l’italiano, mi venne naturale chiedergli una breve intervista da inserire in uno dei miei servizi e il cardinale accettò di buon grado. Da quel giorno, si sedette sempre al tavolo dei giornalisti.

Da quel settembre del 2007 sono passati tanti anni e il mio ricordo non è del tutto nitido, ma il cardinale lo ricordo bene. Sempre sorridente e disponibile, mi sembrò il contrario del curiale sospettoso. Lui, chiaramente, desiderava il rapporto con i media. E desiderava piacere. Un attento promotore di se stesso.

Molto tempo dopo, nel 2018, il rapporto Viganò mi fece scoprire chi fosse veramente il cardinale McCarrick.

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