
Nel magico mondo della chiesa di lotta e di moderno
di Vincenzo Rizza
Caro Aldo Maria,
mentre la Chiesa cattolica rimane impantanata tra discussioni sinodali e battaglie contro il cambiamento climatico e nell’Europa secolarizzata molti fedeli abbandonano il cristianesimo, la Chiesa anglicana si distingue per creatività. Così si inventa la Wrestling Church: lottatori di wrestling si affrontano su un ring appositamente allestito all’interno della chiesa anglicana di San Pietro, nella città di Shipley, nel nord dell’Inghilterra, per rappresentare l’eterna lotta tra il bene e il male e soprattutto per dimostrare quanto in basso si possa scendere pur di attrarre nuovi fedeli. Fedeli a cosa, poi, non si sa: a Cristo o ad un discutibile evento di sport entertainment?
Leggo dal sito dell’agenzia di stampa Associates Press che «dopo una breve omelia e una preghiera di Thomas [Natasha Thomas, responsabile della chiesa, N.d.R.], è arrivato il momento di due ore di schiaffi, colpi al corpo e testate volanti. L’atmosfera è diventata allegramente chiassosa, mentre i fan agitavano dita giganti di gommapiuma e urlavano “mettilo fuori combattimento!” ai partecipanti»
Chissà se sono state le gesta della reverenda (si dice così?) Thomas e dei prodi lottatori anglicani a ispirare le proposte prima (diaconato femminile et similia) e le proteste poi (con reazioni stizzite, applausi e tifo da stadio) dei delegati alla seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia. D’altro canto, se pure le chiese cattoliche si stanno spesso trasformando in luoghi avulsi dalla preghiera, perché non consacrarle anche in ring per spettacoli di wrestling?
La neo-chiesa in uscita “di lotta e di moderno” è pronta a questo ed altro. Così come è pronto a questo e ad altro il g(r)esuita tedesco Jörg Alt, che con sprezzo del pericolo e soprattutto del ridicolo, dopo aver bloccato con altri quaranta attivisti gretini il traffico a Norimberga incollando le mani su una strada di fronte alla stazione ferroviaria della città, ha preferito la prigione al pagamento di una multa di cinquecento euro.
“Non mi piace farlo”, ha dichiarato il prelato, “soprattutto perché la mia salute non è più delle migliori all’età di 63 anni. Ma non vedo alternative, perché è l’ultima forma di protesta che mi resta, in questo caso specifico, per attirare l’attenzione su questioni importanti come il cambiamento climatico”.
Come cambiano i tempi. Una volta i gesuiti lottavano (e morivano) per qualcosa di davvero importante: convertire le genti al cattolicesimo (come i santi Martiri canadesi); oggi la conversione delle genti è fuori moda e i gesuiti si sono ridotti a combattere contro l’anidride carbonica per diventare martiri della CO2. Peccato che il martirio non riguardi il gesuita ecologista ma il povero cittadino costretto suo malgrado a subire le proteste e le prepotenze di chi con la scusa di salvare il mondo cerca visibilità.
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Nell’immagine (AP Photo/Jon Super), Gareth “Angel” Thompson, fondatore dell’associazione Kingdom Wrestling, a bordo ring nella chiesa di St Peter a Shipley