
A proposito di umiltà
di Giovanni Lugaresi
Caro amico Aldo Maria,
qualche considerazione dopo aver visto l’immagine del papa in maglietta e poncho nella basilica di San Pietro.
Da sempre considero l’umiltà una virtù, non soltanto cristiana. Sono convinto che un po’ di umiltà non abbia mai fatto male a nessuno, anzi.
Tra i tanti sproloqui che ci è dato sentire nelle chiese, nei sinodi, in varie assise con preti, vescovi, laici, femministe, coppie gay, e chi più ne ha più ne metta, non ho mai sentito (e neppure letto) l’invocazione: “Signore, dammi il dono dell’umiltà, della pazienza, della perseveranza”, magari baciando devotamente un crocifisso.
Ancora prima di leggere la bellissima biografia di de Mattei sul cardinale Merry del Val, sapevo che ci sono le Litanie dell’umiltà, cosa che penso ignorino (ma magari sbaglio) gli appartenenti alle categorie sopra citate. Allo stesso modo, mi sembra che costoro abbiano dimenticato (o continuino a ignorare di proposito) l’evangelico “beati gli umili” (Matteo 5: 3-11).
Mi pare che questa virtù sia poco o per nulla praticata anche ai livelli alti della gerarchia ecclesiastica, dove è sempre più facile imbattersi in troppi supponenti e prepotenti e poco caritatevoli don Chichì di guareschiana memoria piuttosto che in schietti, e a loro modo umili e certamente pieni di fede, don Camillo.
Già, la fede. Se non c’è fede, o ce n’è pochissima, ci potrà essere almeno un po’ di vera umiltà?
Umilmente, ma sinceramente e con cuore, in nomine Domini.