Monsignor Strickland / Anche oggi siamo al bivio tra fede e tradimento

Propongo la traduzione di ampi stralci della meditazione che il vescovo Joseph Strickland ha dedicato [qui] alla settimana santa e al sacro triduo.

*

di Joseph Strickland

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Che sia la prima volta che celebrate la Settimana Santa o che lo facciate fedelmente da decenni, c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. La Chiesa ci offre questo tempo non solo per commemorare ciò che Cristo ha fatto, ma per parteciparvi veramente, per essere coinvolti nel cuore stesso della nostra redenzione. Questi sono i giorni in cui il tempo sembra diradarsi e il cielo si abbassa fino a toccare la terra.

In un mondo che spesso corre verso la Pasqua, verso la celebrazione, il rumore e il colore, la Chiesa ci invita a fermarci. Ci invita a sederci ai piedi del Salvatore, a camminare al suo fianco mentre entra a Gerusalemme, mentre viene tradito, mentre si abbandona all’amore, soffre, muore e viene deposto nella tomba. È un dispiegarsi lento, deliberato, sacro, e cambia tutto.

Se state leggendo queste parole mentre siete impegnati nelle vostre attività quotidiane, vi invito a prendere fiato e a lasciare che il vostro cuore si plachi per un momento. La Settimana Santa non è qualcosa che ci limitiamo a osservare: è qualcosa che viviamo, qualcosa in cui entriamo con riverenza e umiltà. La grazia di questa settimana non sta nella frenesia della preparazione, ma nel silenzio, nella quiete, nel vegliare e nell’attendere con Cristo.

Vi accompagnerò attraverso la Settimana Santa non come studioso o teologo, ma come compagno di pellegrinaggio. Insieme, ricorderemo il significato spirituale e l’invito interiore di questi giorni – dalla domenica delle palme al sabato santo – e poi fino alla Risurrezione. La mia speranza è che questa riflessione vi aiuti ad avvicinarvi a Nostro Signore, così da percorrere questo cammino con lui in modo più consapevole.

La Chiesa oggi si trova a un bivio cruciale: dove la fedeltà incontra il tradimento, dove la tradizione incontra la novità, dove la Croce incontra un mondo che non desidera più vederla. E non è solo il mondo ad allontanarsi dalla verità. All’interno della Chiesa stessa, molte anime sono fuorviate da ambiguità, confusione e compromessi. Ma la Settimana Santa ci ricorda che la verità non è una teoria o un’idea: è una Persona. È Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e per sempre.

Mentre percorriamo i giorni di questa settimana sacra, non stiamo semplicemente ricordando eventi antichi. Stiamo entrando, ancora una volta, nel dramma della nostra redenzione. E la Chiesa, attraverso la sua antica liturgia, ci permette di sostare in ogni intersezione: tra tempo ed eternità, tra peccato e misericordia, tra uomo e Dio.

Questa è la settimana in cui tutto giunge a un punto. Le ombre si addensano. Il conflitto si intensifica. E i fedeli sono chiamati a stare dove il mondo – e gran parte della Chiesa – non osa più stare: ai piedi della Croce.

Dopo la domenica delle palme e le grida di “Osanna”, Nostro Signore non torna alla gloria, ma al conflitto. Lunedì entra nel Tempio e vede cosa è diventato: un luogo di commercio, non di sacrificio. Rovescia i tavoli dei cambiavalute e scaccia coloro che profanano la Casa di Dio.

«Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera; ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri» (Matteo 21:13).

Questo momento non è semplicemente storico. È un segno profetico. Il Tempio è figura del Corpo stesso di Cristo e della Sua Chiesa. E oggi quella Chiesa è di nuovo piena di rumore e confusione. Le cose sacre sono trattate come cose ordinarie. La riverenza è stata barattata con l’intrattenimento. La stessa Casa di Dio, un tempo piena di incenso, silenzio e musica sacra, è ora spesso spogliata della sua gloria.

I cambiavalute potrebbero non portare più monete, ma ci sono coloro che barattano verità eterne per rilevanza mondana, che parlano di dialogo ma non di dottrina, di accompagnamento ma non di pentimento.

Qui ci troviamo a un bivio: dove il Vero Sacerdote reclama la casa del Padre e dove ci viene ricordato che la Chiesa deve essere sempre purificata.

A volte questa purificazione è violenta, non in senso mondano, ma nello scossone dell’autocompiacimento, nello sconvolgimento di una falsa pace. Proprio come Nostro Signore purificò il Tempio, i fedeli devono rivendicare riverenza, fedeltà e verità nella Chiesa oggi.

Martedì Nostro Signore torna di nuovo al Tempio. Le parabole che racconta sono severe: chiari giudizi sui capi d’Israele.

«Vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a una gente che ne produca i frutti» (Matteo 21:43).

I farisei e i sadducei, pieni di invidia e paura, tentano di intrappolarlo. Ma le sue risposte li confondono: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio» (Matteo 22:21). «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore» (Matteo 22:37).

Questo è l’ultimo insegnamento pubblico prima della Passione. La Luce parla in mezzo alle tenebre.

Siamo di nuovo a un bivio: dove Cristo si confronta con i leader del suo tempo, e dove oggi vediamo una Chiesa spesso riluttante ad affrontare l’errore. Cristo non è rimasto in silenzio di fronte ai falsi pastori. Né i fedeli dovrebbero perdere la voce di fronte al tradimento e alla confusione.

La Chiesa moderna parla troppo spesso in modo ambiguo quando è necessaria la chiarezza. Laddove Nostro Signore ha insegnato con chiarezza e autorità divina, molti oggi preferiscono la neutralità, il consenso o persino il silenzio, soprattutto quando il mondo disapprova l’insegnamento cattolico.

Eppure, ci sono ancora voci che dicono la verità con coraggio. Vescovi, sacerdoti e laici che hanno scelto la fedeltà anziché la benevolenza. Il martedì santo ci ricorda che la verità sarà odiata, ma deve essere detta, a tempo debito e fuori tempo.

La tradizione chiama il mercoledì santo “mercoledì delle spie”, il giorno in cui Giuda si reca dai sommi sacerdoti.

«Che cosa mi darete perché io ve lo consegni? E gli fissarono trenta sicli d’argento» (Matteo 26:15).

Giuda – un apostolo, un vescovo – vende il Figlio di Dio al prezzo di uno schiavo.

«Ma sei tu, mio compagno, mio amico e confidente; ci legava una dolce amicizia, verso la casa di Dio camminavamo in festa» (Salmo 54:14-15).

Questo è forse il punto di svolta più serio di tutti. Giuda non sembrava un nemico. Era tra i Dodici. Ricevette l’insegnamento di Nostro Signore. Sedette all’Ultima Cena. Eppure, tradì.

Oggi assistiamo al tradimento all’interno della Chiesa, da parte di coloro a cui erano state affidate cose sacre. Da parte di coloro che erano stati consacrati per condurre le anime a Cristo. Giuda non scomparve dopo il primo secolo. È ancora tra noi.

A quanti tradimenti abbiamo assistito ai nostri giorni? Quanti pastori hanno fallito nell’insegnare la Fede o l’hanno attivamente distorta? Quanti hanno barattato la chiarezza per la comodità, l’ortodossia per la popolarità?

Siamo tentati di rimanere in silenzio. Ma questo non è il momento del silenzio. È il momento della fedeltà. È il momento di rimanere vicino al tabernacolo, anche mentre altri se ne vanno.

Siamo a un altro bivio: tra la falsa pace e la dura strada della fedeltà. Tra il confort e la Croce. Tra Giuda e Giovanni.

Nel triduo sacro – giovedì santo, venerdì santo e sabato santo – la Passione di Cristo diventa la Passione della sua Chiesa.

Il giovedì santo, Nostro Signore si riunì con i suoi apostoli nel Cenacolo per celebrare l’Ultima Cena. Fu durante questo pasto sacro che istituì il Santo Sacrificio della Messa e il Santissimo Sacramento dell’Altare, donandoci il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino. Questo momento segna l’istituzione della Nuova ed Eterna Alleanza.

Dopo la cena, Gesù si recò nell’Orto del Getsemani, dove sperimentò un’agonia così intensa da farlo sudare sangue. Lì si sottomise perfettamente alla volontà del Padre e fu tradito da Giuda Iscariota, dando inizio alla sua Passione.

Proprio come i discepoli fuggirono, molti oggi fuggono dalle verità difficili. Proprio come Pietro lo rinnegò, ci sono voci all’interno della gerarchia che negano la pienezza della Fede. Proprio come il mondo gridò «Crocifiggilo!», il mondo oggi rifiuta Cristo nei nascituri, nei malati, nei dimenticati e nella liturgia stessa.

Vediamo nazioni in guerra. Vediamo economie al collasso. Vediamo disordini in famiglia, corruzione nella leadership e confusione nella dottrina. Ma niente di tutto questo dovrebbe sorprenderci. La Chiesa sta percorrendo la Via Dolorosa.

Il venerdì santo, la Chiesa commemora solennemente la Passione e la Morte di Gesù Cristo. Dopo essere stato tradito, arrestato, falsamente accusato, flagellato e incoronato di spine, Nostro Signore fu condannato a morte per crocifissione. Portò la sua Croce, vi fu inchiodato e si offrì in perfetta obbedienza e amore per la redenzione dell’umanità. Dalla Croce pronunciò le sue sette ultime parole, perdonando i suoi nemici, provvedendo alla sua Beata Madre e, infine, affidando la sua anima al Padre.

Ma ricordate: la Passione non è stata la fine. La Croce non è sconfitta, è vittoria. La gloria di Cristo è nascosta nella sofferenza. La sua regalità è coronata di spine.

E la Chiesa, come il suo Signore, deve passare attraverso la sua Passione, il suo Getsemani, il suo Calvario. Ma la Pasqua verrà.

Ecco perché la tradizione è importante. Ecco perché la dottrina non può cambiare. Ecco perché ci atteniamo saldamente alla liturgia dei secoli. Non perché siamo nostalgici, ma perché è attraverso queste cose sacre che Cristo è con noi, anche nel Getsemani.

Mentre camminiamo lungo questa Settimana Santa, camminiamo con la Chiesa: non la Chiesa delle conferenze stampa e dell’ambiguità politica, ma la Chiesa dei santi, dei martiri e degli apostoli.

Restiamo all’incrocio, dove la verità si scontra con la menzogna, dove l’Eterno Sacerdote reclama il suo Tempio, dove l’Agnello si prepara a essere immolato.

Proprio perché siamo all’incrocio tra fedeltà e confusione, non basta limitarsi a osservare. La Settimana Santa esige più del semplice sentimento. Ci chiama alla partecipazione interiore, a un’unione più profonda con il Cristo sofferente, non solo nella memoria, ma nella realtà.

Chiediamoci: come entriamo in questi giorni? Non come spettatori, non come drammaturghi, ma come cattolici radicati nella Croce, formati dai sacramenti e armati del rosario.

Il giovedì santo, restiamo con Lui nell’Orto. Vegliamo mentre il mondo dorme, mentre persino alcuni dei suoi sacerdoti non riescono a credere nella Presenza Reale che maneggiano. Siamo noi che restiamo, che crediamo, che consoliamo.

Il venerdì santo, baciamo la Croce non come oggetto di pietà, ma come dichiarazione di lealtà. Che quel bacio sia una pubblica sfida all’odio del mondo per la verità. Che sia il nostro non serviam a Satana, che ancora sussurra attraverso il potere, l’orgoglio e la paura.

Nel sabato santo, sediamoci in silenzio con la Madonna. La Chiesa riposa. I tabernacoli sono vuoti. La lampada del santuario è spenta. Questo è il silenzio della Santa Madre Chiesa quando Cristo è nascosto. Eppure, anche qui, attendiamo con speranza, perché sappiamo ciò che il mondo ignora: che Cristo risorgerà.

Dobbiamo vivere questa settimana non solo come penitenti, ma come testimoni. Il mondo attende un compromesso, un collasso. Ma ciò che ha bisogno di vedere – ciò che deve vedere – è una fede salda. Il tipo di fede che non sarà scossa dallo scandalo né diluita dalla novità. Il tipo di fede che soffre, permane e crede.

In questi giorni di tradimento e negazione, possiamo essere come san Giovanni, che rimase. Come le pie donne, che piansero. Come Veronica, che si fece avanti. E come il buon ladrone, che disse: «Ricordati di me».

Sì, la Chiesa è ferita. Ma è ancora la Sposa. Sì, il mondo sta crollando. Ma Cristo è ancora Re. E sì, la settimana santa è buia, ma la luce non si è spenta.

E anche se il sabato santo si conclude nel silenzio, sappiamo che la storia non finisce davanti al sepolcro.

Mentre attraversiamo il dolore e il silenzio di questi giorni sacri, lo facciamo con speranza perché l’alba della Pasqua è vicina. La luce della Risurrezione irromperà nell’oscurità, proprio come accadde in quel primo mattino di Pasqua. Cristo risorgerà, trionfante sul peccato e sulla morte, e con Lui anche noi siamo invitati a risorgere.

Ma non corriamo. Soffermiamoci con la Madonna ai piedi della Croce. Vegliamo. E poi, quando arriverà il mattino di Pasqua, gioiremo ancora di più perché abbiamo percorso con Lui tutto il cammino.

Nella Veglia pasquale proclameremo Lumen Christi,  la Luce di Cristo. Già ora sta sorgendo.

Quindi, fatevi coraggio. Digiunate bene. Pregate profondamente. Camminate con Cristo.

Non abbiate paura di soffrire con la Chiesa, di piangere con la Chiesa, di sperare con la Chiesa.

E possa questa settimana santa essere per voi un momento di vera grazia: un momento che trafigga il cuore e lo apra nuovamente all’amore di Cristo.

Che Dio ti protegga, che la Madonna Addolorata interceda per te e che la verità risplenda sempre più in questi giorni bui.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

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