
Il silenzio dei colpevoli
di Fabio Battiston
Come i lettori di Duc in altum certamente sanno, la settimana scorsa il Comune di Roma è stato protagonista dell’ennesima azione discriminante contro Pro Vita & Famiglia. La campagna di sensibilizzazione promossa dall’associazione contro la famigerata educazione LGBT/gender (che sta imperversando nelle scuole pubbliche italiane) è stata infatti brutalmente cancellata. Prima odiosi imbrattamenti e scritte offensive sui manifesti affissi nella Capitale, poi la rimozione totale degli stessi in obbedienza a uno specifico ukase emesso dal sindaco Gualtieri. Evviva la libertà di espressione promossa dalla sinistra italiana!
Tuttavia la notizia non è questa. L’evento eclatante – anche se ormai è difficile continuare a definirlo così, vista la sua ricorsività – è il silenzio pressoché totale, su questa vicenda, della comunicazione cattolica “ufficiale”. Basta una semplice ricerca Google per verificare questa tristissima realtà. Il più solerte nell’applicazione della mordacchia è stato come di consueto il giornale della Cei. Per trovare su Avvenire un articolo sui soprusi cui è da tempo immemore sottoposta l’associazione di Tony Brandi e Jacopo Coghe occorre risalire addirittura al 2018! Ma in fondo perché sorprendersi? Oggi la Chiesa di Roma è impegnata – insieme alla sua accozzaglia sinodale – in ben altre e certamente più urgenti istanze che non quelle di cui Pro Vita è da anni isolata portatrice. L’agenda delle priorità del nuovo cattolicesimo è infatti densissima: democrazia partecipata; accompagnamento e glorificazione di pederasti, transessuali e ogni genere di sesso incerto alla perenne ricerca di una casa da cambiare periodicamente; promozione di nuovi culti per l’adorazione dell’ambiente; inclusione e ascolto senza confini; perdonismo senza pentimento; distruzione della sacra liturgia tradizionale con linciaggio dei suoi seguaci… Bergoglio e company certamente non possono perdere il loro tempo per sostenere chi lotta in difesa della vita e dei diritti degli esseri umani più deboli e indifesi! C’è la Michela Murgia a cui pensare e alla sua causa di beatificazione (non più e non solo mediatica), altro che storie!
Per questa Chiesa quindi – di fronte a quei manifesti vilipesi, oscurati e ora rimossi per essere distrutti – è senz’altro meglio tacere. È il vero silenzio dei colpevoli!