di Fabio Battiston
Il 21 aprile 2025 è stata una giornata che ha visto alternarsi – in una sorta di Hyde Park Corner virtuale – le prefiche d’ogni estrazione, provenienza e caratteristiche per esternare l’inimmaginabile dolore per la dipartita di Jorge Mario Bergoglio.
La fiera della più ignobile ugualità, del correttismo sine mora, nonché del catto-buonismo acritico e lobotomizzato sta imperversando in reti, canali e testate unificate, e così sarà per giorni. Siamo spettatori in un macabro teatro in cui laicato e clero, ateismo e deismo, destra e sinistra, proletari e capitalisti, informazione e deformazione vanno in scena esibendosi in un peana ininterrotto per glorificare l’inglorificabile, esaltare l’inesaltabile, difendere l’indifendibile.
Ho scelto come perfetta e, al tempo stesso, orripilante sintesi di questa tetra manifestazione di cordoglio globale una frase di monsignor Vincenzo Paglia tratta da una sua intervista andata in onda sulle frequenze di Radio Rai 1.
Rispondendo a una domanda dell’intervistatore circa il ruolo che la Chiesa dovrebbe svolgere nel post-Bergoglio, l’esimio monsignore (reso famoso in modo imperituro per il suo panegirico della Legge 194) ha detto, tra le altre, questa paurosa mostruosità: “La Chiesa non è nata per se stessa né per perfezionarsi; essa è nata invece per aiutare gli uomini e tutti i popoli a vivere in fraternità, per avere uno sviluppo ordinato e correggere le deviazioni”.
Capito, stupidi e ignoranti cattolici del tempo che fu, a che cosa serve la Chiesa cattolica e quale è il suo fondamentale obiettivo?
Siamo nella più totale e indiscriminata apostasia. Appare ormai evidentissimo come questi fieri scudieri del fu inquilino di Santa Marta – al novero dei quali monsignor Paglia si onora certamente di appartenere – si siano addirittura sbarazzati del loro amatissimo e indiscutibile Concilio Vaticano II. Ecco, infatti, ciò che solennemente (e giustamente) viene proclamato nel punto 5 della Lumen gentium: “La Chiesa, fornita dei doni del suo Fondatore e osservando fedelmente i Suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il germe e l’inizio”.
Basta mettere a confronto le due proposizioni per rendersi conto di come la carnascialesca “Chiesa in uscita”, voluta dal despota argentino, se ne sia andata talmente per conto suo da aver definitivamente perduto le reali coordinate di un viaggio – quello dell’umanità verso la Salvezza – del quale non è più in grado di essere la guida.
Se, con i dodici anni di Jorge Mario Bergoglio, la Chiesa cattolica, apostolica, romana è rapidamente passata nella padella e da qui, altrettanto velocemente, alla brace, c’è purtroppo da temere che il successore la porterà in poco tempo dalla brace all’altoforno.