I nuovi lanzichenecchi che assediano il Vaticano. Nell’indifferenza generale
Passeggiare nelle zone vicine al Vaticano è diventato quasi impossibile. Non è che qualcuno te lo impedisca. È che, se ci provi, devi fare lo slalom in mezzo a decine e decine di molestatori (non saprei come definirli in altro modo) che ti propongono continuamente di affidarti a loro per un tour ai musei vaticani con il servizio «Skip the line», ovvero senza fare la fila.
Questi individui, quasi tutti piuttosto giovani e poliglotti, per farsi riconoscere indossano pettorine colorate e tengono in mano un cartoncino con l’elenco delle loro offerte. Ma non si limitano a stazionare nelle vie. No, si fanno avanti vagamente minacciosi, quasi ti aggrediscono, ti chiedono qual è la tua lingua e che cosa fai, e che cosa vorresti fare, e quanto tempo hai a disposizione. E non ti mollano. Ormai conosco la loro tecnica. Ti puntano fin da una certa distanza e, al momento opportuno, ti tendono l’agguato.
Aggirarli è impossibile, perché sono tantissimi. E comunque, ammesso di riuscire a evitarne uno o due, eccone un terzo e poi un quarto e poi un quinto: inesorabili come rapaci, non desistono neppure se tu acceleri il passo e fai capire di non volerne sapere. Si placano solo se rispondi esplicitamente che le loro offerte non ti interessano, che non sei un turista e vuoi essere lasciato in pace.
Se uno, come il sottoscritto, ha la sfortuna di avere un aspetto nordico, è una vittima designata. Questi molestatori vedono in te il pollo da spennare e sono cacciatori senza scrupoli. Se non rispondi alle domande in inglese, ci provano in francese, e poi in spagnolo, portoghese, polacco. Qualcuno con me ci ha provato anche in russo. Evidentemente vengono reclutati fra gli studenti di lingue, o qualcosa del genere. L’intera operazione è una truffa. Queste agenzie comprano pacchetti di biglietti per poi rivenderli ai turisti con il prezzo maggiorato. Così una visita alla Cappella Sistina può costare il triplo del dovuto. E molti turisti ci cascano, ignorando il fatto che per saltare la fila basta prenotarsi on line.
Sta di fatto che passeggiare nella zona è diventata un’impresa disperata. Se c’era una cosa che mi piaceva era prendermi un pausa e fare due passi verso piazza San Pietro o nei dintorni. Ma ora non è più possibile. Se ci provi, diventi automaticamente una vittima di questi individui invadenti.
Lavoro qui da più di vent’anni e non ho mai visto un degrado simile. Non so come i poveri turisti riescano a mantenersi calmi. Ai venditori di biglietti «salta la coda» si aggiungono quelli, altrettanto numerosi, che ti propongono un giro sugli autobus scoperti. Poi ci sono i venditori di aste per gli smartphone (per fare il selfie), e i medicanti di vario tipo che a loro volta ti seguono e sono insistenti e ti ronzano attorno in continuazione. Senza contare la cornice: la sporcizia che è ovunque, i senza tetto che stazionano davanti ai palazzi con cartoni e masserizie.
Direte: ma tu sei senza cuore; questa gente deve pur vivere! Lo capisco. Ma penso che questi luoghi meriterebbero più rispetto. Invece sembra di entrare in un girone infernale.
I venditori ambulanti ci sono sempre stati, ma loro, quelli tradizionali, hanno un codice di comportamento preciso. I cosiddetti «urtisti» (così si chiamano) fanno questo lavoro da generazioni e non hanno mai infastidito nessuno. Con i loro banchetti a tracolla stazionano nei pressi del confine tra l’Italia e il Vaticano per vendere rosari e altri piccoli oggetti. Non importunano le persone: stanno lì e aspettano i clienti. I nuovi venditori, apparsi da qualche anno e moltiplicatisi a dismisura nel corso del giubileo, formano invece un esercito becero e asfissiante, ma le autorità non fanno nulla per toglierli di torno. Non possono? Non vogliono?
Tempo fa l’ex direttore dei musei vaticani denunciò la moltiplicazione degli abusivi, che a volte si propongono anche come guide turistiche. Parlò esplicitamente di un grave danno di immagine, e non solo, sia per Roma sia per il Vaticano, ma nessuno ha mosso un dito per porre fine al fenomeno.
E intanto gli abusivi prosperano: ormai non più soltanto nella zona delle mura vaticane, ma un po’ in tutto il centro storico.
Ciò che colpisce non è che qualcuno provi a raggirare il turista: è la totale impunità in cui tutto ciò avviene. Ormai, tanto per dire, i venditori di aste per gli smartphone entrano tranquillamente anche in piazza San Pietro.
L’amministrazione capitolina ha un sacco di problemi e forse quello che sto denunciando non è in cima ai pensieri di chi sta in Campidoglio, ma intanto il volto di Roma è sempre più deturpato.
«Certo di ferma sono oppinione che le pietre che nelle mura sue stanno siano degne di reverenza»: così scrive Dante nel «Convivio» a proposito della «gloriosa Roma», la «santa cittade». Quando il poeta arrivò in città, nel 1301, fu colpito dalla folla dei pellegrini. Era la Roma di Bonifacio VIII e del primo giubileo. Ma che cosa avrebbe detto Dante della Roma di oggi e dello spettacolo degradato e degradante che offre al mondo? Altro che «reverenza».
Ho visto gente urinare sulle antiche pietre del passetto, il camminamento che unisce il Vaticano a Castel Sant’Angelo. E alla base di quelle stesse pietre sono quotidianamente depositati sacchi di spazzatura, per la gioia di topi e gabbiani. Tutto normale, tutto lecito.
Nel 1494 grazie al Passetto di Borgo il papa Alessandro VI si rifugiò a Castel Sant’Angelo per sfuggire ai soldati di Carlo VIII e nel 1527 la stessa via di fuga fu la salvezza di Clemente VII in occasione del sacco di Roma a opera dei lanzichenecchi. Ma contro i lanzichenecchi di oggi nessuno interviene. Il nuovo sacco di Roma avviene ogni giorno nell’indifferenza collettiva e anche il piacere di una passeggiata tranquilla è ormai un ricordo.
A Borgo Sant’Angelo ho visto gruppi di persone pranzare sul marciapiede, ma non ho mai visto una pattuglia di vigili urbani intervenire non dico per allontanarli, ma anche soltanto per far notare a questi signori che la strada non può essere usata così.
Per completare l’opera mancava solo l’apertura di un grande fast food. Niente paura: tra poco arriverà anche quello.
Aldo Maria Valli