Traditionis ruptores
Cari amici di Duc in altum, riprendo questo articolo da lascuredielia.blogspot.com
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Le reazioni son state pronte, numerose e, pur nella loro immediatezza, spesso anche ben argomentate; per questo vorremmo evitar di ripetere cose già dette. Certamente nessuno si aspettava un intervento così brutale e immotivato: un atto di puro imperio, tipico del dispotismo più becero, la cui apparente motivazione – si afferma – sarebbe la preservazione dell’unità della Chiesa. Se non si trattasse di una questione serissima, ci sarebbe da sbellicarsi dalle risa: che ne è, dopo cinquant’anni di anarchia pratica, dell’unità dottrinale, liturgica e disciplinare della Chiesa Cattolica? Non c’è bisogno di andare fino in Germania per farsi un’idea dello stato pietoso di confusione in cui versa l’aspetto visibile del corpo ecclesiale, stato ulteriormente aggravato proprio da chi sostiene di volerne difendere l’unità. Siamo tuttavia ormai avvezzi alla cattiveria mascherata con ragioni virtuose; non possiamo di certo aspettarci manifestazioni di onestà intellettuale da un manipolatore a sua volta manipolato.
La prima raccomandazione è quella di mantenere la calma affidandosi alla Provvidenza, così da non lasciarsi spingere ad azioni controproducenti. Non si può adottare ovunque la stessa strategia. In Paesi come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti la nuova normativa risulterà semplicemente inapplicabile: le comunità tradizionali sono là troppo forti e organizzate perché i vescovi (a meno che non siano discepoli di MacCarrick) siano inclini a por fine alla pacifica convivenza dei due riti provocando sollevazioni di popolo. Avrà probabilmente luogo un congelamento dell’espansione di quello antico, il cui rigoglio era per le autorità vaticane il vero motivo di preoccupazione, soprattutto dopo la massiccia fuga di fedeli dalle Messe da sala operatoria. Da noi, in Italia, la situazione è ben diversa; perciò ci è necessario agire con scaltrezza per conservare ciò che abbiamo, muovendoci con circospezione al fine di accrescerlo, in attesa di tempi migliori.
Si può senz’altro concordare con osservazioni già espresse: il Papa, secondo la dottrina cattolica, è solo custode, non padrone di dogma e liturgia. Come già il bresciano, anche l’argentino ha agito ultra vires, al di là delle sue attribuzioni: nessuno al mondo può proibire il culto che ci è stato consegnato dall’antichità cristiana ed è stato celebrato, con enormi frutti spirituali, da schiere di santi sacerdoti, vescovi e pontefici; non se ne può nemmeno limitare l’uso per lasciare a quanti si sono radicati nella forma celebrativa precedente il tempo di ritornare al rito montiniano. A parte quelli che non l’hanno mai frequentato, una buona fetta di essi son cattolici che ne sono scappati o che vi assistono solo se non possono far diversamente. Colui che concepisce il popolo come una categoria mistica pare non rendersi conto che il popolo (quello reale) sta andando in tutt’altra direzione rispetto a quella da lui auspicata; la storia ha preso una piega inaspettata e – questa sì – irreversibile.
L’impressione è che siano proprio gli ultimi colpi di coda di un regime agonizzante. Un despota anziano e malato, al punto più basso del prestigio e della forza di governo, si illude che basti sbattere il pugno sul tavolo per cambiare il corso degli eventi (i quali, per chi ha la fede, sono diretti dalla Provvidenza fin nei minimi dettagli). Con la sua corte di ideologi e professorucoli di liturgia rinchiusi nella prigione mentale dei loro pregiudizi, egli si ostina ad ignorare la realtà effettiva in nome di un progetto che non esiste se non nella sua testa. Fra i più assidui frequentatori della Messa tradizionale ci son pure parecchi convertiti dall’ateismo, pratico o militante, che in essa – e non altrove – hanno scoperto Dio. Ora questa masnada di apostati, in gran parte sodomiti e affaristi senza scrupoli, ha l’inaudita pretesa di costringere loro e gli altri a rinunciare a tale grazia inestimabile in cambio del perpetuo carnevale che ha già fatto perder la fede a milioni di cattolici…
Nonostante questo grave disturbo cognitivo, sono stati comunque in grado di formulare un asserto sensato, seppure intendendone un significato inverso: la lex orandi della Chiesa è una sola. Non si può non concordare; il fatto è che la norma della preghiera pubblica, dovendo rispecchiare quella della fede, non è certamente quella inventata di sana pianta mezzo secolo fa sotto la supervisione di un prelato massone che volle compiacere i protestanti, bensì quella che ci è stata trasmessa fin dalle origini ed è sempre stata gelosamente custodita. Non potevano darsi una zappata sui piedi più forte. Il peggio è che, nell’intento di motivare in modo inderogabile, con quell’argomento capovolto, l’unicità del rito montiniano, i novatori mostran di pensare che il rito antico non sia più compatibile con ciò che la Chiesa è oggi: ciò comporta implicitamente che essa non sia più ciò che è sempre stata; si sarebbe quindi spezzata la continuità della Tradizione.
È assolutamente impossibile, ovviamente, che la Chiesa, essendo di istituzione divina e avendo una costituzione soprannaturale, cambi nella propria essenza. Quei signori, però, nella furia devastatrice che rode i loro cuori perversi, hanno esplicitamente ammesso di non identificarsi più con il deposito ricevuto dagli Apostoli… e sono pertanto scismatici; si son tagliati fuori dal Corpo Mistico, come l’arcivescovo Thomas Cranmer. La fretta è una pessima consigliera. D’accordo: il loro padrino, se non moribondo, fa temere un trapasso non lontano, mentre l’odiato bavarese è ancora vivo e vegeto; non se ne poteva ulteriormente aspettare la dipartita. Però, però… tradirsi in modo così pacchiano! Noi non abbiamo certamente l’autorità di scomunicarli né la competenza necessaria per indicare i numerosi difetti di un testo maldestro e contraddittorio, tipico parto di quella mentalità conciliare che, perso ogni contatto con il reale, si muove in un mondo immaginario; chiunque può tuttavia rilevare come l’autorità episcopale, benché esaltata in linea di principio, sia di fatto severamente umiliata dalle nuove norme.
Analoga inversione di prospettiva appare palesemente anche nell’infelice riferimento all’abrogazione, da parte di san Pio V, di tutti i riti che non potessero vantare un’antichità superiore ai duecento anni. Qui sta avvenendo esattamente il contrario: si pretende di abolire il rito più antico e venerando a favore di un patchwork cucito su commissione alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. Tale rovesciamento della mente pare sintomo di uno ancor più profondo, quello dell’anima stessa, la quale non è più naturalmente orientata dal basso verso l’alto, ma dall’alto verso il basso. Ciò fa sì che la testa e il cuore vadano a finire sotto la cintura, con la conseguenza che tutta la percezione della realtà si ribalta, oltre alla vita morale. L’unica via d’uscita, per una Chiesa governata da figuri del genere, sembra un solenne e continuato esorcismo. Perciò facciamo appello ai sacerdoti ancora sani perché si adoperino in tal senso, a beneficio di tutti.
Vi raccomandiamo dunque di mantenere la calma confidando nell’efficacia della preghiera, che ha il potere di capovolgere pure le situazioni più minacciose. Durante l’orazione, fra l’altro, può capitare di ricevere utilissime illuminazioni, specie dopo aver implorato, davanti alla sua urna, il Pontefice domenicano davvero santo che promulgò il Messale. Nell’ultimo motu proprio non si afferma da nessuna parte che è proibito usarlo, ma solo che i sacerdoti devono chiederne l’autorizzazione al loro Ordinario. È una cosa che non costa nulla; se poi il superiore non la concede, non cambia niente: è un problema suo. Mal che vada, le case son già pronte; il diavolo faccia pure tutte le pentole che vuole. Prima di chiudere, ci preme un ultimo suggerimento. Il rasentare la morte, a quanto pare, non è servito al ravvedimento del Personaggio. Preso atto del carattere assoluto e illimitato della sua potestà, supponiamo che essa si estenda pure sull’Inferno. Gli converrebbe pertanto tentare anche là di rinnovarne i vertici, prima di andarci.
Infine, non lasciatevi impressionare da gente che odia visceralmente il sacro per il semplice motivo che odia Dio. Prima di decidere come muovervi, aspettate che il vostro vescovo vi notifichi le nuove disposizioni e indichi la procedura da seguire. Agire in modo scomposto e precipitoso, in questo frangente, sarebbe fare il gioco del nemico. In realtà è probabile che la maggior parte dei presuli, tolti i più accaniti, non abbiano alcuna voglia di creare un altro casus belli, con tutte le rogne che già turbano il loro sonno. Dovunque ci sono casi insabbiati di abusi clericali su minori, purtroppo; in casi estremi, può essere utile rammentarlo: à la guerre, comme à la guerre. Quindi nervi saldi e tanta preghiera per ottenere luce dallo Spirito Santo. Una volta preso atto della situazione (che varierà da diocesi a diocesi), si valuterà come procedere caso per caso, tenendo presente che l’obbedienza alla gerarchia è funzionale all’obbedienza a Dio. Consideriamoci interiormente liberi di adottare le soluzioni più opportune. Nella Chiesa, ogni norma e la sua applicazione devono favorire, in ultima istanza, la sua ragion d’essere, cioè il bene delle anime: Suprema lex, salus animarum (1).
I flagellanti
(1) Mentre nel corpo umano le singole membra non godono di vita propria e non sussistono se non all’interno del tutto, nel Corpo Mistico ogni membro ha personalità distinta e il benessere del tutto è ordinato a quello degli individui (cf. Pio XII, Enc. Mystici Corporis: AAS 35 [1943], 221-222). Sulla base di questa osservazione, il principio dell’aequitas canonica richiede che la legge sia applicata in modo tale da realizzare effettivamente il bene dei fedeli, piuttosto che il contrario: la salvezza delle anime è infatti il fine ultimo di tutto ciò che si fa in seno ad essa, mentre le norme sono solo uno strumento. Eccetto quelle di diritto divino, che appartengono alla costituzione stessa della Chiesa, le altre (cioè le norme di diritto meramente ecclesiastico) sono sempre modificabili e, non essendo dottrina di fede o di morale, non richiedono l’assenso della coscienza se non nella misura in cui attuano norme più alte.
Fonte: lascuredielia.blogspot.com