Vaccini, feti abortiti e altri farmaci. Per orientarsi
Un argomento forte di chi ritiene non sia problematico l’uso di linee cellulari da feti abortiti per produrre i vaccini è il fatto che se si impediscono i vaccini si dovrebbero vietare anche molti altri farmaci comuni che usano le stesse linee cellulari. In realtà le cose stanno diversamente, ma soprattutto non si può accettare un male solo perché è molto diffuso. Da qui una proposta per i cristiani.
di Luisella Scrosati
L’articolo è del 28 gennaio di quest’anno, ma continua ad essere ripreso da parte di quanti ritengono poco rilevante il problema etico a monte dei vaccini prodotti o testati a partire da linee cellulari provenienti da feti abortiti. L’autore, padre Matthew P. Schneider, Legionario di Cristo, ha cercato di ridimensionare la “resistenza” ai vaccini di origine illecita, perché, a suo avviso, si sarebbe andati troppo in là. Padre Schneider, pur avendo difeso nel passato la scelta di una «testimonianza profetica» nel non utilizzare vaccini «coltivati su linee cellulari fetali», ritiene che la stessa posizione riguardo ai vaccini solamente testati su tali linee porterebbe al paradossale rifiuto della scienza medica moderna, rendendo impossibile la vita alle persone: «Se rifiutassimo un farmaco per il solo fatto che è stato testato su linee cellulari fetali, gran parte della farmaceutica classica sarebbe immorale».
Schneider fa dunque seguire una lista di comuni farmaci da banco ed una di farmaci soggetti a prescrizione – lista che gli è stata fornita dalla dottoressa Lisa Gilbert – testati sulla linea cellulare HEK-293 o su linee cellulari derivate. Nell’elenco dei farmaci da banco compaiono farmaci ben noti, come Aspirina, Claritin e Maloox; Norvasc, Zitromax e Plaquenil invece tra i più noti di quelli soggetti a prescrizione.
Il principio che motiva l’opposizione ai vaccini “semplicemente” testati su linee cellulari illecite dovrebbe coerentemente condurre anche al rifiuto di tutti questi farmaci (nella lista ne sono presenti 38), comportando enormi disagi per la nostra salute, se non addirittura una vita impensabile: «Se rifiutassimo ogni cooperazione remota, dovremmo respingere tutto della società moderna, più di quanto non facciano delle monache contemplative. Solo degli agricoltori di sussistenza isolati o dei cacciatori-raccoglitori che si fabbricano da sé vestiti e utensili potrebbero essere completamente liberi da ogni forma di cooperazione remota», spiega Schneider.
L’articolo presenta però due problemi. Il primo riguarda la verifica del legame dei farmaci presenti nell’elenco con le linee cellulari fetali. José Trasancos (vedi qui), Presidente dell’Associazione Children of God for Life, ha controllato uno ad uno i farmaci elencati, scoprendo che la gran parte di essi sono stati prodotti prima dell’esistenza delle linee cellulari illecite. L’acido acetilsalicilico (commercializzato in Italia come aspirina), per esempio, era stato prodotto dal chimico francese Charles Frédéric Gerhardt, nel 1853, ossia assai prima che queste linee cellulari fossero state realizzate. La relazione con la HEK-293 «si riferisce al successivo uso dell’aspirina (già realizzata, senza alcuna associazione con l’aborto) e alle linee cellulari fetali abortite in qualche altra applicazione sperimentale, documentata e pubblicata molti anni dopo che l’aspirina era già arrivata sugli scaffali».
Dal punto di vista morale, non è la stessa cosa avvalersi di un medicamento per la cui preparazione il ricorso alle linee cellulari illecite è risultato essenziale oppure no. Se l’Aspirina è stata prodotta in modo etico e solo più tardi si è deciso di testarla anche su queste linee cellulari, significa che la fase di test immorale non è stata decisiva per la produzione del farmaco. La decisione immorale successiva «non contamina retrospettivamente come immorale lo sviluppo dell’aspirina», conclude Trasancos. Esattamente opposta è invece la situazione per la produzione dei sieri prodotti da Pfizer e Moderna, con una valutazione morale che non può che essere negativa: questi vaccini non esisterebbero senza la fase di test sulle linee cellulari fetali.
Il secondo problema, forse più grave, sta nella logica dell’articolo di Schneider, chiaramente espressa nel titolo: «Se ogni farmaco testato su HEK-293 fosse immorale, addio medicina moderna». Incomprensibile. Se ogni farmaco fosse testato su queste linee cellulari, bisognerebbe moltiplicare gli sforzi per fare in modo di fermare questa barbarie. Quando il peccato diventa struttura di peccato, la reazione del cristiano non può essere quella di accettare pacificamente la situazione, con una rassegnazione disarmata. Al contrario, quando il male è ovunque, occorre reagire con una decisione proporzionata. Se, per ipotesi, ogni farmaco venisse d’ora in avanti testato su cavie umane (ipotesi neanche troppo lontana dalla realtà, visto l’andazzo attuale e i precedenti nei Paesi del terzo mondo), che cosa dovremmo fare? Accettarlo tranquillamente, altrimenti «Goodby Modern Medicine»?
Una eventuale constatazione dell’impossibilità di stare al mondo senza cooperare con il male non dovrebbe portarci ad allentare le maglie morali, bensì ad operare con determinazione per cambiare lo status quo.
Il manifesto To Awaken Conscience, che vede come firmatario anche mons. Joseph E. Strickland, vescovo di Tyler, aveva già risposto al sofisma di Schneider: «Ci è stato detto che si registra un uso quasi ubiquitario della linea cellulare HEK-293 nell’industria medica e scientifica. Se così fosse, la riteniamo una prova evidente delle strutture di peccato che girano attorno all’aborto». Un primo passo concreto che si può fare per svincolarsi da queste catene è un’opera di consapevolizzazione e pressione affinché tutti i produttori indichino sulle confezione dei farmaci «l’uso di queste cellule così da poter andare avanti evitando questi prodotti. Si è fatto molto di più per opporsi alle crudeltà commesse contro gli animali e per l’uso di organismi geneticamente modificati che per opporsi all’assassinio di un bambino». Sulle confezioni e nei foglietti illustrativi dei farmaci si trova in effetti l’indicazione di conformità ai principi vegani, ci si premura di far presente che non si è fatta sperimentazione sugli animali, mentre invece non si dice nulla dello sfruttamento di feti umani abortiti.
Forse il mondo cristiano dovrebbe dedicare più tempo e risorse per far emergere il marcio presente nella medicina moderna, in particolare nella farmaceutica, che non per attaccare quanti stanno cercando di resistere alla sua diffusione capillare. La proposta di mons. Strickland potrebbe essere un buon punto di partenza, per renderci conto di quanto le metastasi dell’aborto abbiano ormai infettato il mondo intero.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana