Gran Bretagna. Braccialetti colorati nei campus per ghettizzare gli studenti non vaccinati
di Enrica Perucchietti
Mentre milioni di studenti inglesi stanno finalmente tornando a scuola, è esplosa l’indignazione per l’iniziativa adottata nei campus britannici volta a identificare, marchiare e discriminare gli studenti non vaccinati. Come riportato dal Telegraph, alle matricole vengono dati dei braccialetti colorati per indicare l’avvenuta vaccinazione anti-covid. Un modo per aggirare la mancata adozione dei pass vaccinali, lamentano i genitori degli studenti, che ora sono sul piede di guerra.
Nei giorni scorsi ha destato scalpore il caso dell’Università di Bath dove le matricole hanno ricevuto dei braccialetti colorati dalle autorità in modo da riconoscere se sono vaccinati. Per i non vaccinati, infatti, il braccialetto è di colore diverso, spiega Ewan Somerville per il Telegraph: «Agli studenti che arrivano questa settimana all’Università di Bath è stato dato un braccialetto di colore diverso per andare in discoteca se possono dimostrare in anticipo che sono stati vaccinati completamente o che hanno l’immunità al Covid-19».
Il caso di Bath non è però isolato. Anche agli studenti di Oxford e Cambridge viene chiesto di rivelare il loro stato vaccinale, mentre gli studenti della Sheffield University devono presentare un pass vaccinale per accedere a eventi per matricole o serate sindacali, il che significa che a coloro che non rispettano la normativa viene inibita la vita sociale: «L’idea di far mostrare agli studenti le loro informazioni mediche private in modo così pubblico è inaccettabile. Questo fa eco agli esempi di discriminazione che abbiamo visto nelle scuole durante la pandemia e solleva preoccupazioni su un sistema a due livelli per gli studenti», ha affermato Arabella Skinner, direttrice del gruppo di genitori UsForThem.
Questo genere di iniziative, oltre a sostituire con un sotterfugio il pass vaccinale, intende discriminare, ghettizzare, esasperare e far vergognare i giovani che non sono vaccinati, escludendoli dalla vita sociale e attirando su di loro lo stigma collettivo. L’idea è quella di contraddistinguere con un marchio, un simbolo o un colore diverso chi non si è sottoposto a inoculazione, in modo da qualificare pubblicamente la sua “diversità”.
Nella società del politicamente corretto, la discriminazione viene effettuata grazie a una forma di nazismo progressista, volta a “tutelare” in apparenza la società dai dissidenti e dai diversi, coloro che, in quanto non vaccinati, potrebbero essere degli “untori”. Non potendo applicare un simbolo esclusivamente sui non vaccinati (il paragone con la stella gialla sarebbe immediato), si è studiato un escamotage: fare in modo che tutti gli studenti indossino un braccialetto, il cui colore vada a dinstinguere e identificare lo status di avvenuta o meno vaccinazione.
Inoltre, si ricorre a tecniche ben consolidate di ingegneria sociale, come aveva spiegato in un articolo, pubblicato nel dicembre 2020 sulla versione online del Fatto Quotidiano, lo spin doctor Marco Venturini. In “Vaccino Covid, lo spot punta su alcune leve persuasive. Per questo funziona” veniva lodata non solo la campagna comunicativa del governo italiano basata sul simbolo della primula ma si suggeriva di indossare questo fiore sugli indumenti in modo da contraddistinguere coloro che si fossero vaccinati.
I motivi suggeriti da Venturini per avallare questa proposta sono tre. Egli parlava esplicitamente di “leve persuasive” per plasmare l’opinione pubblica e spingere i cittadini a vaccinarsi. Si tratta cioè di tecniche basate sulla persuasione per influenzare il nostro comportamento. Lo stesso Venturini nel suo articolo spiegava che le prime due leve sociali sarebbero la “riprova sociale” e il “passaparola”. Proseguendo si arriva alla terza leva, più sottile, l’imbarazzo o senso di colpa dovuti all’esclusione sociale: «Se in un luogo pubblico quasi tutti indosseranno la primula – dichiarando così di essersi vaccinati – quelli che non la indosseranno saranno visti meno di buon occhio e verranno isolati. Questo imbarazzo potrebbe spingere molti indecisi a scegliere di vaccinarsi».
Quello che suggeriva esplicitamente lo spin è che indossare un simbolo sui vestiti non solo farebbe scattare un meccanismo di mimesi, ma porterebbe anche a escludere socialmente chi dovesse rifiutarsi di farlo e quindi di vaccinarsi.
L’imbarazzo sociale creato dall’esclusione dei “dissidenti”, come nel caso degli studenti nei campus britannici, spingerebbe pertanto a convincere gli indecisi a vaccinarsi, per non subire il biasimo collettivo e la ghettizzazione.
Ci troviamo di fronte a una nuova forma di “schedatura” di massa che riecheggia periodi oscuri del nostro recente passato. Si pongono anche dei curiosi paradossi, perché, come orami ben sappiamo, sono errate e pretestuose le basi su cui tali provvedimenti si muovono. La premessa scientifica è errata, in quanto il certificato – così come i braccialetti colorati – si basa sul presupposto che coloro a cui sarà permesso di accedere liberamente alla vita sociale non siano più portatori del virus. I dati, come ben sappiamo, suggeriscono il contrario: anche i vaccinati si contagiano e possono a loro volta contagiare.
In questo modo si stanno creando cittadini e studenti di serie B: un modo per esasperare le persone e costringerle obtorto collo a farsi il vaccino.
Fonte: visionetv
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