Elogio dell’ordine
di Aurelio Porfiri
Sembrerà forse strano che al giorno d’oggi si debba dire che l’ordine è preferibile al disordine. Ovviamente sappiamo che si deve accettare il disordine, il caos, il disarmonico come parte della vita, questo ci risulta è ovvio. Tuttavia, la dissonanza, come nella musica, non può che essere ricomposta in una consonanza o ricompresa in un’idea di ordine maggiore. Il disordine, il caos, il disarmonico in sé stesso non ha mai prodotto nulla di buono, nella musica come nella vita.
Ecco perché dovremmo mettersi in allarme quando vediamo che in una società gli elementi che la rendono bene ordinata, e che ci derivano dalla natura umana che viene disciplinata dalla religione, sono minacciati, come se il problema fossero essi stessi e non piuttosto il fatto che non vengono abusati.
Nella mitologia classica c’era tensione fra Apollo, che rappresentava l’ordine, e Dioniso, suo fratello, che rappresentava il disordine. Nietzsche vedeva in questa tensione due facce della stessa medaglia, ma non dobbiamo pensare che si tratti di un’equivalenza: ci troviamo di fronte a una complementarità, non a un’uguaglianza. Certo, non possiamo negare il ruolo della notte nei confronti del giorno, della malattia verso la buona salute, del disordine verso l’ordine, di Dioniso verso Apollo, ma dobbiamo sapere dove il nostro sguardo si deve posare come meta finale.
In questo senso, il disordine non ci fa paura proprio perché lo ricomprendiamo in un ordine maggiore, che è quello voluto da Dio, il quale con la creazione ha voluto stabilire un modo di essere delle persone e delle cose che non può e non deve essere violato, pena il perderci nel nulla. Abbiamo sentito tanto parlare della triade Dio, patria e famiglia come di idee del passato, ma in realtà esse costituiscono i puntelli che ci permettono di ancorarci a un fondamento solido mentre intorno infuria la tempesta. La libertà senza condizioni diviene una nuova schiavitù in quanto ci consegna ai nostri più bassi istinti. La vera libertà è quella che accetta le leggi di natura e il loro ordine supremo così come sono fluite nella legge divina, nei doveri verso la patria e nelle esigenze della famiglia. Da questi doveri, che pur hanno le loro conflittualità, possiamo poi esigere diritti, ma non il contrario.
Una società senza ordine non è una società disordinata, ma una società disorientata.