Un lettore scrive. “Duc in altum” risponde
Cari amici di Duc in altum, in generale evito di dare spazio ai botta e risposta tra i lettori del blog e il sottoscritto. Mi sembrano, per lo più, improduttivi. Faccio però un’eccezione per la lettera che trovate qui sotto. Due i motivi. Primo: la lettera mi permette di rispondere anche ad altri lettori che mi muovono critiche più o meno analoghe. Secondo: mi dà l’occasione, quale timoniere di questa barchetta che è Duc in altum, di dire due parole sul modo in cui tengo in mano la barra.
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Gentilissimo dottor Valli,
ho letto l’articolo recentemente apparso sul suo sito Duc in altum dal titolo A quali condizioni Pietro è veramente la roccia?, risposta a un precedente scritto (La confessione di Pietro e un “dubium” teologico) e devo dire che a questo punto (e su questa strada) non riesco più a seguirla. Non entro nel merito del contenuto dell’articolo, anche perché, come cercherò di spiegare, non avrebbe nessun senso farlo, visto che la risposta da lei cercata a un dubium teologico nato in ambito cattolico (almeno credo che il sito The Wanderer sia tale, altrimenti andiamo di male in peggio…), viene affidata al superiore dell’istituto Mater Boni Consilii, che, in quanto espressione di posizioni sedeprivazioniste (il soglio di Pietro sarebbe, secondo i sedeprivazionisti, occupato formalmente, ma non sostanzialmente, il che vuol dire che di fatto Papa Francesco non sarebbe Papa), si pone al di fuori della Chiesa cattolica. In pratica è come se lei avesse chiesto di esprimersi su un problema teologico inerente alla Chiesa cattolica a un testimone di Geova o ad un musulmano. Che rilevanza vuole che abbia per un cattolico il parere di un non cattolico su un dubium che nasce in ambito cattolico? Con questi presupposti, altro che suscitare un dibattito… non ha neppure senso leggere quanto viene proposto, ovviamente. Con un non cattolico si può discutere di molte cose, dalla meccanica quantistica al governo Draghi, dal teorema di Gödel alla filosofia di san Tommaso o di Cartesio, dalla legittimità del green pass all’effettiva efficacia dei vaccini contro il Covid (argomento che ultimamente sembra stare molto a cuore, in maniera del tutto inspiegabile, a una parte del cosiddetto mondo cattolico tradizionalista), ma certamente non ha nessun senso dibattere con lui e considerare il suo parere circa un problema che riguarda specificamente la teologia cattolica. Mi dispiace molto doverlo dire, ma Duc in altum è passato da un interessante e costruttivo dibattito circa il Concilio Vaticano II, al quale monsignor Viganò aveva fornito a suo tempo un contributo essenziale, a una deriva inspiegabile in cui si discute continuamente dell’efficacia vaccinale (ma cosa ce ne importa, come cattolici legati alla Tradizione, di stabilire se il vaccino funziona o no…) utilizzando tra l’altro in maniera errata (il suo non è l’unico sito che lo fa, a dire il vero, ma su altri non vale nemmeno la pena intervenire) i numeri ufficiali forniti dall’Iss che dimostrano in maniera inequivocabile, contro ogni parere contrario, che il vaccino funziona (ma, ripeto, cosa ha a che fare questo con la nostra battaglia culturale a favore della Tradizione contro il Modernismo che in questo momento prevale all’interno della Chiesa, davvero non lo comprendo). Invece di stigmatizzare la pessima gestione, da parte della gerarchia, della pandemia (chiusura delle Chiese, obbligo della Comunione in mano, sacerdoti che durante la Messa non fanno altro che raccomandare mascherina e distanziamento), invece di discutere delle deviazioni dalla filosofia naturale e dal senso comune (gender ed altre simili amenità), il suo sito ha deviato verso una deriva poco significativa e poco rilevante (dalle farneticanti teorie sul gran reset, secondo cui non si sa bene chi, forse i Savi Anziani di Sion, o forse Bildeberg, Soros e Bill Gates, avrebbe preso a pretesto la pandemia per ridurre la popolazione mondiale mediante il vaccino, a quelle di chi sostiene che Bergoglio non sarebbe Papa perché la rinuncia di Benedetto XVI non sarebbe stata, volutamente, ma senza alcuna plausibile ragione logica, valida). Invece di concentrarsi ancora di più sulla liturgia e le deviazioni insopportabili che rendono le celebrazioni più happening di basso livello che rievocazioni e riproposizioni incruente del Santo Sacrificio, anziché stigmatizzare il motu proprio Traditionis custodes e come questo, al di là delle intenzioni formali di unità della Chiesa, non rischi di ingenerare invece divisioni profonde, invece di concentrarsi sull’educazione seminariale dei nostri sacerdoti, che sono sempre più operatori sociali e sempre meno Ministri di Dio, lei pubblica l’articolo del dottor Citro della Riva, che, tralasciando qualunque considerazione circa l’attendibilità scientifica di chi lo scrive, non costituisce in nessun modo una risposta a chicchessia né una prova di nulla, ma solo un elenco disordinato di pubblicazioni che dicono tutto e il contrario di tutto al solo fine di confondere chi lo legge. Un simile articolo non sarebbe accettato in risposta a un altro, da nessuna rivista scientifica degna di questo nome, ma soprattutto l’argomento di cui tratta è assolutamente irrilevante ai fini della battaglia culturale che come cattolici legati alla Tradizione dovremmo portare avanti. Del fatto che il vaccino funzioni o meno a un cattolico non può importare di meno (se non da un punto di vista meramente pratico). Io mi sono vaccinato tre volte, ma non per questo sono un cattovaccinista, come qualcuno afferma su altri siti, semplicemente perché il mio essere cattolico e il mio essere vaccinato sono argomenti che non c’entrano nulla l’uno con l’altro (a meno che non si tiri ancora fuori la questione dei feti abortiti cui molti, compresa la Cdf, hanno dato esaurientemente risposta). Questa storia dell’attenzione spasmodica di una certa parte (piccola, spererei…) di cattolici nei confronti del Covid è davvero incomprensibile né si comprende come, anziché vedere in esso un possibile intervento della Provvidenza (noi cattolici crediamo che la Provvidenza possa senz’altro intervenire nella nostra vita) ci si arrovelli in tutt’altre faccende attribuendo all’uomo e solo a lui l’avvento della pandemia (come fa d’altronde la gerarchia ufficiale secondo la quale è il mancato rispetto dell’ambiente, sic, ad averla generata…). Ora la domanda è: perché? Perché questa deriva? A chi giova? Non sarebbe molto più utile farsi autenticamente interprete e protagonista di una vera e seria battaglia culturale che potesse in qualche modo essere presa in considerazione e fare breccia anche in una parte della gerarchia ecclesiastica, anziché favorire posizioni che sono alla fine scismatiche e come tali irrilevanti? Ho l’impressione che certe prese di posizione (gran reset, invalidità dell’elezione di Francesco, non efficacia dei vaccini) oltre ad avere scarsa rilevanza culturale facciano anche scarsamente presa sia sull’opinione pubblica sia, soprattutto, sul movimento cattolico tout court, laddove invece una seria disamina della situazione della nostra Chiesa potrebbe averla. Non si rende conto che certi argomenti sono inverosimili e per questo vengono utilizzati, anche dai modernisti, in maniera caricaturale per ridicolizzare (a giusta ragione, secondo il mio parere) chi, in questo momento, si trova dall’altra parte della barricata? Il sito è suo, dottor Valli, e lungi da me l’idea di volerle imporre qualcosa, ma le rivolgo un appello anche accorato se vuole (non solo lei mi è molto simpatico, ma io la considero anche, perché ne ho avuto le prove, una persona intellettualmente onesta): rifletta circa la deriva presa. Non chieda a un cattolico di dibattere con un non cattolico che risponde a un dubium cattolico perché si tratta di una richiesta assurda e torni a farsi promotore in prima linea della buona battaglia, tralasciando prese di posizione e teorie che, se ci riflette con attenzione, non possono non risultare anche a lei del tutto improbabili (e quindi improponibili). Scusandomi per la perentorietà dei toni, la saluto cordialmente.
Claudio Traino
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Caro signor Traino,
grazie per la lettera. Non si deve scusare per “la perentorietà dei toni”: mi piace chi parla e scrive senza fronzoli.
Provo a prendere in esame i vari punti.
Sulla questione di cui si parla nel testo di The Wanderer (La confessione di Pietro e un “dubium” teologico) mi interrogo da tempo. In proposito ho scritto un articolo, Roma senza papa. C’è Bergoglio, non c’è Pietro, che ha suscitato reazioni in tutto il mondo. È passato ormai quasi un anno da quel mio intervento (tempus fugit) e ancora se ne parla, segno che ho toccato un nervo scoperto. Se in proposito mi è venuto spontaneo chiedere un parere a don Ricossa, superiore dell’Istituto Mater Boni Consilii, è perché don Francesco è una persona che ha messo questo tema al centro della sua vita e perché parla chiaro. Lei obietta che don Francesco, in quanto sedeprivazionista, non è cattolico e quindi non ha il diritto di occuparsi di cose cattoliche. Io non la penso così. Mi sento libero di invitare a scrivere chiunque – a prescindere dalla propria fede o dalla propria appartenenza alla Chiesa – abbia a mio giudizio qualcosa di utile e interessante da offrire per una migliore comprensione dei temi affrontati nel blog. Suggerisco spesso, in generale, di prestare attenzione agli argomenti più che alla firma. Etichettare ed escludere non è nel mio stile.
Dalla questione di Pietro lei passa poi a quella dei vaccini, dandomi in sostanza del complottista perché ospito gli interventi di monsignor Carlo Maria Viganò sul Great Reset. Bene, lei è libero di pensarla come vuole. Io ritengo invece che i contributi dell’arcivescovo Viganò ci aiutino a pensare e ad avere una visione ampia e approfondita del fenomeno “pandemia”. Io stesso, di tanto in tanto, faccio incursioni sul tema. L’ho fatto anche con il mio saggio Virus e Leviatano. E non in quanto cattolico o tradizionalista o altro, ma semplicemente come essere pensante.
Lei poi mi chiede che cosa abbia a che fare tutto ciò (questione vaccini e dintorni) con “la nostra battaglia culturale a favore della Tradizione e contro il Modernismo”. Obiezione, mi scusi, insensata, perché tutto ha a che fare con tutto. Non si tratta di essere complottisti (qualunque cosa si voglia intendere con questa etichetta), ma di leggere la realtà con senso critico e amore per la verità.
Dopo di che lei muove a Duc in altum alcune critiche completamente infondate. Mi riferisco alla parte della sua lettera che inizia con “Invece di…”. Non sto a farla lunga. Le faccio solo notare che tutti i temi che secondo lei dovrei affrontare invece di occuparmi di vaccini e Grande Reset sono costantemente presenti nel blog. Se lei non se ne accorge vuol dire che è distratto o forse legge Duc in altum in modo selettivo. Me lo conferma il fatto che lei mi accusi anche di aver dato spazio a chi sostiene che Bergoglio non sarebbe papa perché la sua rinuncia non sarebbe valida. Caro signor Traino, legga bene Duc in altum e vedrà che non ho dato spazio a questa tesi che considero infondata. Molti mesi fa, com’è nel mio stile, ho fatto intervenire direttamente chi sostiene la tesi (qui) perché i lettori se ne potessero fare un’idea, ma già allora precisavo che queste argomentazioni non mi hanno mai convinto.
Mi sembra poi veramente paradossale che lei scriva che Duc in altum dovrebbe concentrarsi ancora di più sulla liturgia e su Traditionis custodes quando, perfino a detta degli specialisti di questioni liturgiche, il mio blog è in primissima linea su questi temi.
Infine – e qui lei torna alla questione vaccini – mi critica per aver pubblicato il saggio del dottor Citro a difesa dell’arcivescovo Viganò sostenendo che “un simile articolo non sarebbe accettato, in risposta a un altro, da nessuna rivista scientifica degna di questo nome, ma soprattutto l’argomento di cui tratta è assolutamente irrilevante ai fini della battaglia culturale che dome cattolici legati alla Tradizione dovremmo portare avanti”. Bene, mi fa piacere che lei sia così competente, oltre che in campo liturgico, anche in quello della medicina e della scienza, tanto da stabilire con sicurezza che cosa sia degno di finire su una rivista scientifica e che cosa no. Io non ho tutta questa sua sicurezza e mi metto in ascolto delle voci che mi aiutano a fare un po’ di luce. Ma, di nuovo, trovo ingiustificata la sua idea che, siccome siamo cattolici legati alla Tradizione, non dovremmo occuparci di questi temi. Ma chi l’ha detto? E perché non dovremmo occuparcene? Liberissimo lei di pensarlo, ma liberissimo anch’io di pensarla diversamente.
Lei scrive: “Ho l’impressione che certe prese di posizione (gran reset, invalidità dell’elezione di Francesco, non efficacia dei vaccini) oltre ad avere scarsa rilevanza culturale facciano anche scarsamente presa sull’opinione pubblica”, e di nuovo mi devo complimentare. Lei, a quanto pare, è esperto anche di sociologia, massmediologia e reazioni dell’opinione pubblica. Un sapere enciclopedico. Io, che invece so di non sapere, vado in cerca di luce là dove mi sembra di scorgerla. Però le ripeto: legga Duc in altum con più attenzione. Vedrà che la presunta invalidità dell’elezione di Francesco non è al centro dell’attenzione del mio blog.
Lei mi suggerisce anche di “non chiedere a un cattolico di dibattere con un non cattolico”. Grazie, caro signor Traino, ma io preferisco selezionare temi e interventi con un altro criterio: non quello delle etichette appiccicate sulle persone, bensì quello delle idee sostenute e dell’amore dimostrato nella ricerca della verità.
A.M.V.